martedì 5 settembre 2023

Ustica: difendere la sovranità del popolo non è mestier di sovranisti (almeno per ora)

A 43 anni di distanza dalla tragedia di Ustica, Giuliano Amato, uomo delle istituzioni ai livelli più alti, in un'intervista, torna a sostenere, e pare non avere tanti dubbi, che ad abbattere il DC9 dell'Itavia, con 81 persone a bordo, fu, in quel 27 Giugno 1980, un missile francese, nell'ambito di un'attività della NATO volta ad uccidere il leader libico Gheddafi

Molto probabilmente se la verità non è finora stata svelata apertamente, è anche perché all'interno delle istituzioni, ben coperti, depistatori di mestiere e neoingaggi, hanno lavorato, da subito, pur in ambiente democratico, per nascondere la verità. 

Sembra incredibile, ma proprio persone delle istituzioni, le quali dovrebbero rispondere in democrazia soltanto al popolo sovrano e solo al popolo sovrano rendere trasparente conto, si trovino, al contrario, militari, politici, forze alleate,  tutti d'accordo nell'evitare che la verità possa giungere al popolo sovrano. 

Ancora una volta la sovranità del popolo resta una parola e sembra funzionare solo a gettoni. Che democrazia è quella che appartiene a dei "capi/poteri" nascosti ai quali, per ragioni indicibili, si cede la nostra sovranità? Che democrazia è quella che non risponde al bisogno inviolabile di verità delle vittime?

In una situazione nella quale degli aerei cadono e muoiono delle persone, da quale parte bisogna stare? Non c'è scelta diversa: la democrazia non può essere che dalla parte delle vittime e deve far di tutto per garantire verità e giustizia. 

Eppure la sovranista Presidente del Consiglio, di fronte a così pensosa intervista, non pare preoccuparsi di agire per difendere la sovranità del popolo italiano, al contrario pone ancora domande per girare al largo del problema, gravissimo, posto (sia pure con colpevole ritardo, purtroppo) da un uomo quale Giuliano Amato. Ecco il suo intervento anodino e scoraggiante: "Quelle di Giuliano Amato su Ustica sono parole importanti che meritano attenzione. Il presidente Amato precisa però che queste parole sono frutto di personali deduzioni. Premesso che nessun atto riguardante la tragedia del DC9 è coperto da segreto di Stato, e che nel corso dei decenni è stato svolto dall’autorità giudiziaria e dalle Commissioni parlamentari di inchiesta un lungo lavoro, chiedo al presidente Amato di sapere se, oltre alle deduzioni, sia in possesso di elementi che permettano di tornare sulle conclusioni della magistratura e del Parlamento, e di metterli eventualmente a disposizione, perché il governo possa compiere tutti i passi eventuali e conseguenti."

Ma il governo non ha forse il dovere, di fronte a "deduzioni" di un uomo rispettabile e credibile delle istituzioni, ai livelli più alti (confermate, chiarite, precisate nella conferenza stampa di oggi), di aprire un percorso coraggioso, con ogni utile forma possibile, per dare verità alle vittime e al Paese? E non ha forse il dovere di continuare a chiedere di scoprire se qualche "italiano" ha lavorato contro il Paese e la trasparenza in democrazia?

Il governo non deve solo chiedere "carte", ma deve aprire, data la fonte autorevolissima delle deduzioni/ipotesi,  strade per giungere alla verità. In ogni caso e con ogni modalità. E trovare argomenti per insistere presso Macron può essere un primo passo. 

Altrimenti toccherà al sovranismo il "merito" di mortificare la sovranità; e per tal merito con ignominia sarà costretto, il sovranismo, a rifugiarsi nel buio. 

O no?

Severo Laleo

P.S. La ragione grazie alla quale Amato torna sulla tragedia di Ustica è molto convincente; vale la pena riprenderla: "La ragione, che ci crediate o no, è che una persona di 85 anni comincia a ragionare avendo in mente qualcosa di diverso rispetto a quello che possono avere i giornalisti che si occupano di cronaca politica. Sono un uomo di 85 anni. Avevo cominciato a pensare che questa ricerca, a cui queste famiglie non rinunciano, sta per arrivare a un tempo in cui diventa irrealizzabile, perché si muore. Ecco. L’ho fatto per il peso della mia età…". Serve forse altro per agire là dove si può agire?