giovedì 8 ottobre 2015

Un Referendum per la cultura del limite



Quando si andrà a votare, nel giorno del Referendum,
contro questa Riforma della Costituzione,
se mai giungerà alla sua definitiva approvazione,
non sarà perché si sarà letto e disapprovato il testo
della nuova Costituzione,
non sarà per seguire una parte politica,
non sarà perché si ritiene, a ragione, la vecchia Costituzione
comunque migliore della sua Riforma,
no, sarà semplicemente perché non sarà cancellata dalla mente
quella hybris così largamente seminata nel terreno della Riforma,
quel misto, cioè, di violenza, verbale e di atti, nel metodo
e nella sostanza, durante tutto il percorso legislativo,
quel misto di eccesso/superamento di ogni limite,
nella confusione dei ruoli tra Parlamento, Governo e Partiti,
quel misto di furbastra e ipocrita prevaricazione,
figlia di un’attitudine, moderna e apolitica, di “far fuori gli altri”,
nella gestione delle Norme Regolamentari e di Garanzia,
quel misto di dismisura ad arte nelle affermazioni di propaganda,
tipo l’infantile iperbole bugiarda: “Da settanta (sic!) 
anni la Costituzione attende la riforma!”,
quel misto di allegria, senza freni inibitori, della brigata
dei trasformisti nel taxi di Verdini, ognuno con le sue qualità,
rare in verità, sebbene diffuse, e sotto i baffi vezzeggiate,
dalla cultura servile di un popolo senza educazione liberale,
sempre pronto a schierarsi, a prescindere,
dalla parte dell’Uomo della Provvidenza (si fa per dire!),
e mai con Piero Gobetti (e si capisce, quanti dei nuovi liberali
si ispirano al pensiero limpido e gentile di Piero Gobetti?),
quel misto di tracotanza maschilista, non quella della strada, 
storicamente comprensibile, ma quella, insopportabile,
orgogliosa di sé e del suo Potere, nella gestualità inguinale
di un D’Anna a sostegno della sua solerzia a ingoiare
una “fetenzìa” di Riforma,
quel misto di orgoglio senza fine nella transumanza politica
di un Barani, da Craxi a Berlusconi, da Berlusconi a Verdini,
da Verdini a Renzi, con la sua ferrea convinzione di rendere
un servizio al Paese vestendo ora anche i panni di nuovo
Padre Costituente, senza rinunciare, dall’alto del suo scranno senatoriale, 
a una performance di antica mimica da bordello.
No, questa Riforma, con tutto il suo armamentario da hybris,
non merita l’approvazione delle persone serie.
E la serietà è un tratto irrinunciabile della cultura del limite.
O no?
Severo Laleo