giovedì 17 settembre 2020

Referendum: SI’, certo, per 600 parlamentari, 300 uomini e 300 donne. Perché no?

 

Caro Scapece,

se per caso hai voglia di tornare a parlare di politica, mi dici per piacere

se e come hai deciso di votare nella prossima consultazione referendaria? 

O non andrai al seggio? Eppure dovrai anche scegliere il prossimo 

Presidente della Regione! E che Presidente! (Comunque tu voti!)

E hai sentito il tuo concittadino (o quasi) Saviano? Ha pronunciato 

un No forte, e insieme ha sferrato un attacco scomposto e sguaiato 

(tanto per usare aggettivi appresi da quelle parti in un marcato accento 

dialettale durante gli anni della scuola media) al mite Zingaretti.

Ma si può svolgere a quel modo il ruolo dell’intellettuale? 

Davvero, ma chi crede di essere! Ognuno è libero di esprimersi 

seguendo le proprie convinzioni, ma offendere chi esprime posizioni 

diverse, specie quando si tratta di materia non coinvolgente valori 

fondamentali (anche se l’offendere in un dibattito non è mai giustificabile), 

significa per un intellettuale non saper praticare la cultura del limite. 

Saviano è andato oltre. E dispiace.


Ti dirò, io ho alla fine deciso per il , non seguendo questa volta 

i ragionamenti e le riflessioni di Pasquino, quasi sempre, e tu ben sai, 

mio punto di riferimento ideale quando si discute di istituzioni e democrazia.

La mia matita correrà sul , ma continuerò a seguire, con stima immutata, 

gli interventi di Pasquino. La libertà è proprio in questo gioco di confronto 

reciproco, senza prevaricazioni, frenando ogni tentativo di spostare il discorso 

dall'argomento in discussione alle persone che ne discutono

(anche se non sempre è facile). Non devo essere certo io a dirglielo a Saviano

non ti pare?


Sai, per il mio , non sono stato molto a pensare; è un quasi spontaneo, 

sia perché è nel solco della tradizione politica della mia parte 

(la sinistra dei bei tempi è sempre stata a favore della riduzione 

- “taglio” non mi piace, è termine non neutrale- dei parlamentari), 

sia perché obbliga -riconosco la strumentalità di questa posizione- 

le forze politiche a coordinare/completare il cambiamento, per ora solo 

nei numeri, con altre misure normative, dai regolamenti alla legge elettorale.


Certo avrei detto un con molta più convinzione e soddisfazione

se si fosse proposto di cambiare il Parlamento non solo nella sua opinabile, 

discutibile, modificabile composizione numerica, ma anche nella sua necessaria, 

naturale, corretta, giusta distribuzione: metà uomini e metà donne.

Una semplice, non più a lungo rinviabile, “rivoluzione”, quanto mai utile anche 

nella trasformazione della percezione, oggi ancora maschio dominante, 

della relazione uomo/donna tra le nuove generazioni. O no?

Aspetto tue notizie, sperando nella tua approvazione.

Stammi bene e sempre buone cose.

Severo Laleo