sabato 11 gennaio 2020

L’abbandono colpevole e i ghetti




Caro Scapece,
ti ho trascurato, lo so, e me ne dispiace, ma conosci le mie ragioni.
Al di là degli impegni continui di nonno e padre, 
durante tutti questi mesi cadenti, a partire da ottobre, molto spesso, 
agli scampoli di tempo per lettura e scrittura, ho preferito la solitudine 
del raccoglimento intimo in lontani ricordi di famiglia.
E se ho letto questo libro è anche perché il libro stesso, tra le mani, 
è stato di compagnia.
E vabbe’! Il libro è “Ghetti” di Goffredo Buccini, uscito all’inizio del 2019, 
per Solferino, e racconta, per trascrivere il sottotitolo, 
L’Italia degli invisibili: la trincea della nuova guerra civile”. 
Vorrei subito dirti di non aver letto questo libro con l’intenzione di seguire 
le polemiche della politica, tra populisti e democratici, (ero troppo distante 
dai rumori dei partiti), di ascoltare le lamentele delle persone coinvolte 
(ero troppo sordo), di discutere le proposte dei tanti avveduti operatori 
di solidarietà sociale (non avevo la lucidità necessaria), di respingere 
con fastidio l’indifferenza dei benpensanti (ma sono stato tentato), 
e infine di trovare qualche risposta, no, niente di tutto questo, 
ho letto questo libro, sebbene l’autore, con determinazione e con analisi 
convincenti, spinga e inviti a capire in profondità il fenomeno 
dell’immigrazione e insieme le solitudini della miseria, a riflettere 
su un tanto penetrante impatto sociale, a non nascondersi, 
ma a prendere sempre posizioni chiare, 
in ogni situazione di disagio estremo, ho letto questo libro, ripeto, 
solo per la grande quantità di informazioni di prima mano raccolte intorno 
a storie di grande dolore e di insopportabile disagio sociale. 
In breve, per un forte bisogno di sapere. 
E vieni così a conoscere la storia terribile di Pamela 
e la terribile storia di Desirée, e vieni così a incontrare, 
anzi quasi a toccar con mano, il disagio pesante, 
figlio dell’abbandono colpevole, a ogni livello, delle istituzioni, 
dei tanti ghetti d’Italia (da Torino a Napoli, da Genova a Roma, 
da Palermo a Ostia). 
Alla fine ne esci sconvolto, e non per il racconto a effetto dell’autore, 
sempre, al contrario, misurato e obbediente al retto dovere di cronaca, 
ma per la crudezza delle situazioni. E ti consoli solo con l’ammirazione 
per le numerose associazioni (solo per esempio qualche citazione: 
Le Onde Onlus, Zen Insieme, Comunità di Sant’Egidio) di volontarie 
e volontari pronte/i a correre in aiuto degli ultimi e degli indifesi.
In sintesi, dopo aver letto Ghetti, capisci subito una cosa: guai per tutti noi 
a lasciar sole le persone che hanno bisogno di sostegno.
O no?
Stammi bene e a presto.
Severo