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martedì 18 luglio 2023

Antonino, la Nave Spirituale e la “sirena infernale”

 



Antonino, sant’Antonino, uomo di chiesa, arcivescovo di Firenze (1446-1459)

e fondatore del Convento di San Marco, Pierozzi di cognome,

scrive nel 1450 un opuscolo (un trattatello) “La nave spirituale”,

indirizzato alle “donne di Annalena”, una Malatesta quest’ultima,

Anna Elena, orfana da tenera età, cresciuta in casa di Cosimo dei Medici,

vedova giovanissima di Baldaccio d’Anghiari e madre addolorata

per la morte del suo unico figlio ancora bambino.

E perché Antonino scrive questa Nave? Per conforto e guida

proprio della piccola comunità femminile

(le donne di Annalena, appunto) raccoltasi, per fuggire un mondo

non benevolo, nel Palazzo di Annalena, fuori Porta Romana,

successivamente trasformato in monastero.

Con il passar degli anni, “le donne di Annalena” furono ammesse

all’abito delle suore domenicane sotto la regola del terz’ordine

nel 1454, in tutto dodici compagne.

Il nostro Antonino ebbe, nella sua vita di studi morali e di teologia,

di pastore fiorentino, di guida spirituale di anime

un’attenzione non sporadica per “il mondo delle donne della società

napoletana e fiorentina.”

E non solo, indubbiamente. La fama di pastore infaticabile e saggio,

disponibile a intervenire con consigli ponderati nella soluzione delle questioni

della sua arcidiocesi e attento ai poveri vergognosi con l’istituzione

per sua volontà dei Buonomini di San Martino, gli valse il titolo familiare

di Antonino dei consigli.

In questa veste di pastore dai buoni consigli, e di dotto teologo, per richiesta

esplicita, con tanta affezione, di Annalena, si presta a scrivere,

quasi a dispense, semplici e essenziali ammaestramenti (esortazione)

per consolidare nella fede, e nella pratica religiosa,

appunto le donne di Annalena.

La Nave, con tutte le sue parti (timone, albero, vele, etc.), è la metafora

del viaggio di una giovane donna, scelta dal Signore tra il popolo,

verso il porto dove incontrerà il suo fidanzato e celebrerà le nozze,

se avrà saputo mantenere la sua promessa di fedeltà fino in fondo.

E’ perché il viaggio raggiunga il suo porto, servono tutte le necessarie

accortezze durante la retta navigazione: l’Obbedienza (timone), l’Amore/Timore

(i “bracci” del timone), l’Albero (amore di Dio), il Bordone (carità verso 

il prossimo), le Corde (tentazioni), la Vela (speranza), la Gabbia (fede), 

la Lettura santa e devota (carta dei naviganti), l’Orazione (bussola che guarda 

alla tramontana), la Confessione (sentina), l’Umiltà (castello della nave), 

la Perseveranza (àncora), il Dispregio dei sensi (sirena).

(Quanto sopra scritto è tutto ricavato dalle pagine di presentazione/introduzione al libro 
La nave spirituale” di S. Antonino Pierozzi domenicano, Arcivescovo di Firenze” a cura 
di Giacinto D’Urso o.p., edito da Giampiero Pagnini, Firenze, 1998.)



Ebbene, la domanda qui, senza nulla togliere al valore spirituale e religioso 

del testo antoniniano e al suo scopo educativo/esortativo, è semplicemente 

questa: qual è, nel 1450, se è possibile cogliere, la “visione” di un uomo, 

sia pure di Chiesa, nei confronti della donna?

Ecco solo qualche rapida osservazione.


Un popolo di maschi e femmine

Racconta Antonino che il popolo, liberato, dal Signore, dalla schiavitù 

del peccato, gli corre incontro per onorarlo e ringraziarlo; tutto il popolo 

gli corre incontro, scrive Antonino, “tutti, maschi e femmine”, senza differenza

alcuna. Ora, solo in questo brano il popolo per Antonino è l’insieme 

di maschi e femmine, forse strumentalmente specificato, perché tra quel popolo 

il Signore sceglie “una giovane, figliuola d’un povero uomo e molto mal vestita, 

e gli piacque tanto che s’innammorò di lei”.

L’esortazione a ben vivere, scritta per le donne di Annalena, è rivolta anche

al popolo intero. In questo nostro breve cammino, questo poco e breve

tempo che dobbiamo starci”, tutte/i dobbiamo “ingegnarci a spenderlo sempre

in buone opere”; e bisogna “avere pazienza” durante il cammino, senza mai 

perdersi “nelle lusinghe e piaceri che ci porge questo mondo fallace 

e ingannatore”.

In verità per tutto il testo il termine “uomo” è usato per indicare il “genere 

umano”, eppure, in qualche caso, quando è importante sottolineare la totalità 

del genere umano, Antonino usa il termine “persona” (l’amore per il prossimo 

è l’amore verso “ogni persona”) o ancora l’espressione “ogn’uomo 

e ogni femmina” (tutte/i bisogna saper leggere l’insegnamento d’amore 

di Cristo). 

Ma quando parla di resistere alle tentazioni, vien fuori spontaneamente 

l’avverbio “virilmente” (torna più volte l’avverbio, sempre associato alla forza 

di resistenza contro le tentazioni), per dire la straordinarietà della forza 

da usare per non cedere, forza attribuita proprio all’uomo in quanto “uomo”. 

Anzi invita le donne stesse di Annalena a “resistere virilmente” alle tentazioni, 

quasi a negare alle donne una propria forza.


Le nozze

Al di là della metafora, appare evidente che il destino di una donna

-si confermino con Antonino i costumi di un’epoca ancora legata 

alla tradizione-, l’andare in isposa a un uomo, al quale promettere 

e offrire fedeltà totale. 

E’ Antonino comunque un uomo del suo tempo, se ancora conferma,

in passaggio a volo, “la perfidia de’ giudei o de’ pagani”!


I gaudi di Maria

Eppure, almeno in un passaggio, Antonino, dopo aver riempito la sua 

esortazione di esempi provenienti solo da padri, santi e beati, invita 

le sue figliuole dilette a meditare “qualche cosa devota dell’infanzia di Cristo, 

dei gaudi che doveva avere la sua gloriosa Madre nella infanzia di Lui, 

quando l’allattava, quando lo teneva in braccio, quando da lui si vedeva 

servire, sapendo lei che egli era il vero Figliuolo di Dio.”

Non più quindi solo il richiamo alla lotta virile contro ogni tentazione 

di deviazione dalla retta via, ma anche un suggerimento, per il buon esito 

dell’orazione, a meditare sui “gaudi” di Maria.

E a Maria dedica pagine intense. Scrive, in un passaggio, Antonino

E san Bernardo dice: ‘Perché tu, uomo, non eri degno di ricevere 

il Figliuolo di Dio, fu dato a Maria, acciò che per lei e da lei ricevessi 

ciò di cui avevi bisogno.’ Rimane Maria sempre un tramite tra  Dio 

e l’uomo, ma che tramite!


Il rispetto per Annalena

Nella Lettera di indirizzo ad Annalena e compagne è chiaro comunque 

il profondo rispetto con sincera stima di Antonino per Annalena; 

ecco le sue parole a testimonianza: “Questo mio piccolo e rozzo trattatello 

lo indirizzo a voi, Venerabile Madre. Non che io lo scriva a voi, poiché io 

vi conosco come tale che sareste più capacevoi ad istru ire me, che io voi; 

ma l’indirizzo a voi, affinché prima lo leggiate voi, e, se vi pare che ci sia 

qualche cosa utile a sostenere le vostre figliuole, allora lo presentiate loro 

per parte nostra. Ma se conosceste che non facesse per loro, vi do licenza 

che lo stracciate, a patto che voi preghiate per me.

Non pare solo un esclusivo tributo all’umiltà.


La sirena

Nell’ultima parte del trattatello Antonino affronta il problema del resistere 

alla “sirena”, ostacolo finale al raggiungimento del porto. Mai ascoltare 

le sirene -ammonisce il saggio Antonino-, perché portano alla morte.

E qui, a rappresentare le “sirene”, Antonino introduce “alcune secolari 

adornate”; in breve, donne pericolose per altre donne! Ma leggiamo 

direttamente per un lungo brano le parole di Antonino in quanto molto 

significative al nostro fine.

"Bisogna, dunque, essere molto vigilanti, stare attenti e non voler dare occhi 

né consentimento a nessun pensiero carnale e sensuale, che il nostro avversario 

ci mette nella mente, ma scacciarlo subito; e sempre far buona resistenza 

al principio dei pensieri, di non riceverli né dar loro luogo nella mente, 

ma scacciarli subito, perché chi non è così sollecito a fare, è inevitabile che si diletti. 

Il quale pensiero con detta dilettazione genera consenso e, dopo il consenso, 

si passa all'azione. E la consuetudine fa necessità, la quale genera scurrilità 

e sensazione, e detta scurrilità genera ostinazione, e dall'ostinazione viene 

disperazione, e la disperazione alla fine genera morte eterna. Sicché vedete, 

mie, che cosa è non resistere da principio ai pensieri e non voler turarsi gli orecchi 

della mente e non dargli udienza. Similmente, figliuole mie, molto vi incoraggio 

ad avere buona cura dei vostri sensi e massimamente del vedere; quando vedete 

venire al monastero alcune secolari adornate, turatevi gli occhi, perché esse sono 

a voi tutte sirene e vasi pieni di tentazioni. Fuggitele, figliuole mie, come se esse 

fossero dragoni e non v'acostate loro, eziandio se fossero vere vostre parenti. 

Pensate bene allo stato vostro e considerate che se siete spose di Dio, non vi è lecito 

avere familiarità con loro, eccetto quando venisse qualche donna secolare con vestimenti 

onesti, che avesse lo spirito che avete voi, cioè persone che non vi rechino novelle 

mondane, ma che si dilettino di parlare di Dio. Tali donne vi conforto bene 

a conversare con loro e consolarvi, perché molte maritate sono al mondo vestite 

con panni secolari, ma che sono in vita religiosa e fuggono molte volte le conversazioni 

e le tempeste che porge loro a ogni ora questo tempestoso mare di questo misero 

e ingannevole mondo, e vengono a voi, che siete nel porto sicuro e quieto della religione, 

per respirare e confortare un poco le anime loro fracassate dalle tempeste del mondo. 

Queste simili ricevetele con grande riverenza, perché Dio fa miracoli per loro, 

ché le fa ardere del suo amore nelle acque del pelago di questo pericoloso mondo. 

Leggete loro e dite qualche buon esempio, e industriatevi di rimandarle cariche 

di legna spirituali, acciò che con esse possano mantenere il santo fuoco di Gesù Cristo. 

Le altre che conoscete che abbiano spirito mondano, come dissi e di nuovo vi dico, 

fuggitele e siate con loro ben aspre, acciò che non vi tornino più, perché esse sono 

sirene pericolose alle anime vostre. Siatevi care e pensate che siete spose di Dio 

e che avete uno Sposo geloso, che non vuole che amiate né conversiate se non 

con la famiglia sua, cioè con quelle che Egli ha dato dello Sposo suo."

Altro non è da aggiungere. Resta ammirevole la sincerità di Antonino 

quale maestro rigoroso e insieme comprensivo, una guida spirituale 

di grande affidabilità.