domenica 1 maggio 2011

Primo Maggio 2011: di nuovo insieme per salvare i diritti del lavoro. E la libertà.


Ecco una terna di notizie di questi ultimi giorni.
Notizie riguardanti il lavoro e la sua festa,
sulle quali è utile insieme per un attimo riflettere,
se si vuole tentare di tenere unite tutte le forze del lavoro,
stabile, precario, negato.
Prima notizia:
la disoccupazione giovanile è la più alta in Europa, è ormai al 29%,
l’1,3% in più sul marzo 2010, e in crescita dello 0,3% anche sul febbraio 2011.
Seconda notizia:
la festa del 1° Maggio è per la prima volta messa seriamente in discussione,
se anche i sindacati litigano e si dividono, nel giorno dell’unità,
quando i Sindaci (di centro-destra a Milano, di centro-sinistra a Firenze)
offrono ai commercianti la libera facoltà di tenere aperti i negozi.
Terza notizia:
a Portella della Ginestra, luogo di memoria del dolore per tutti i lavoratori d’Italia
-dove la banda di Salvatore Giuliano, con la complicità di pezzi di Stato,
il Primo Maggio del 1947,
sparò sulla folla in festa, contadini soprattutto, 
uccidendo 11 persone e ferendone 27-
il Sindaco ha organizzato la festa “Cannoli & Friends”, invitando Lele Mora.
Dietro le notizie, le nuove situazioni sociali e culturali dei nostri tempi infelici:
1. la disperazione giovanile del lavoro negato e del lavoro precario,
con conseguente indifferenza dei giovani 
nei confronti dell’impegno sociale e politico;
2. la divisione tra i sindacati scaturita dall’attacco,
da parte di amministrazioni “moderne” ed “efficienti”,
con conseguente invito a un consumismo non richiesto e fuori tempo;
3. la organizzazione di una sagra paesana a cavallo tra il giorno
della memoria del dolore e la dimensione turistica dei “cannoli”,
con conseguente confusione di storia e di valori.
Ora sono proprio queste situazioni a dare il segno chiaro
di questi nuovi tempi di modernità giocosa, leggera e schiavizzante.
Ma questo Primo Maggio vogliamo tornare insieme, in unità,
a salvare i diritti del lavoro e a difendere la libertà.
Nel rispetto della nostra Carta Costituzionale.
O no?
Severo Laleo

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