venerdì 19 luglio 2013

L’ineffabile cifra dell’era berlusconiana: interessi vs democrazia



Per l’art. 1 della nostra Costituzione “la sovranità appartiene
al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti
della Costituzione”; per l’art. 54 ”tutti i cittadini hanno il dovere
di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione
e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno
il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento 
nei casi stabiliti dalla legge”.

Parole chiarissime! Indicano precisi limiti, invalicabili.
Comprensibili, senza alcuna necessità di interpretazioni:
o è forse da esplicitare il nesso stretto tra disciplina/onore
e obbligo di non mentire? Sempre e comunque, a prescindere
da ogni altra considerazione e/o interesse?
O è forse da esplicitare l’indisponibilità della sovranità
del popolo per interessi non sovrani?

Eppure, se due personalità eminenti della nostra democrazia stentano 
a comprendere l’irriducibilità a altro
di questi semplici principi di garanzia di democrazia
e non ne chiedono il rigoroso rispetto, solo perché si debbano inseguire
altri interessi, questa volta a “nostra insaputa”,
è un segno gravissimo della pericolosa china antidemocratica lentamente
percorsa in questi vent’anni dalla nostra struttura sociale
a democrazia costituzionale, sia per la centralità guastante
di Berlusconi, sia per la pochezza democratica dei suoi sedicenti 
avversari politici.
E così, prima, per l’interesse di un leader, è stato possibile,
a una proterva e servile maggioranza parlamentare, votare
Ruby nipote di Mubarak”, senza vergogna, e soprattutto
senza conseguenze per i “mentitori” (forse in questi casi
un Gran Giurì sarebbe da sperimentare, almeno per ristabilire verità 
oggettivamente documentabili), e, ora, sempre qualche interesse, 
generale o personale, è possibile a un Ministro, offeso,
a suo dire corrucciato, sostenere, mentendo, di essere,
in una parola,  all’oscuro di tutto.
E domani?

Ed ecco i ragionamenti, a confortare il no o il sì alle dimissioni
di Alfano, delle eminenti personalità.  
La preoccupazione di Napolitano è semplicemente blindare
il governo per inseguire un “interesse generale”, non richiesto
dalla nostra sovranità. Se mai. è un suo esorbitante impegno politico.
Secondo Napolitano il governo è oltre disciplina e onore:
E’ indispensabile –sostiene stizzito il Presidente- nell’interesse generale
proseguire nella realizzazione degli impegni di governo sul piano 
della politica economica, finanziaria, sociale e dell’iniziativa europea».
Il resto è sopportabile. E’ ok. Così, per difendere l’interesse generale,  
è possibile approvare, in questo paese a invocazione continua di meritocrazia, 
senza poter noi sovrani intervenire, l’incompetenza certificata di un Ministro 
o le sue fragilissime “verità”.

La preoccupazione di Scalfari è, strano a dirsi, nemmeno l’interesse generale,
ma l’interesse di Berlusconi, coincidente, in questo caso,
a suo dire, con l’interesse generale.
Scrive Scalfari: “Conosco Berlusconi da quarant'anni…Siamo stati 
concorrenti quando era semplicemente un imprenditore televisivo. 
Amici mai… in quest'occasione, ritengo opportuno fargli presente 
che i suoi interessi (non parlo di quelli generali sui quali abbiamo 
opposte valutazioni) dovrebbero consigliargli di far ritirare Alfano 
dal governo e sostituirlo con altra persona di sua fiducia e più adatta
a ricoprire gli incarichi governativi che gli spettano.
Berlusconi, qualunque sia il vero giudizio che dà dell'attuale 
segretario del suo partito, di Alfano non importa nulla. Gli è servito 
e gli serve anche se i contrasti tra loro non sono mancati. Ma gli serve 
assai di più che il governo Letta resti in carica per tutto il tempo 
non certo breve necessario a portare il paese fuori dalla recessione. 
E gli serve, affinché questo avvenga, che il Pd non diventi ingestibile,
come la presenza al governo di Alfano lo renderà”.

Un tripudio di “gli serve”. A Berlusconi, si intende!
Ma a noi e alla nostra democrazia serve tutto questo? Evidentemente 
il berlusconismo è riuscito a disorientare anche il profondo senso costituzionale 
del nostro essere democratici.

Forse oggi il Paese Democratico era con il M5S e con SEL,
 e un po’ con la Puppato, non contro Alfano, immagine plastica
di servilismo corrucciato a difesa degli interessi del suo padrone,
ma per l’irrinunciabile battaglia in difesa di quel semplice dovere costituzionale,
per tutti, di  “di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne 
la Costituzione e le leggi”, e, per quanti svolgono funzioni pubbliche, 
“di adempierle con disciplina ed onore”.
E forse è anche ora di scendere in piazza per una grande manifestazione unitaria 
di “persone democratiche” a difesa dell’integrità
della nostra democrazia nel rispetto di principi costituzionalmente protetti.


O  no?
Severo Laleo

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