Quando si andrà a votare, nel giorno del
Referendum,
contro questa Riforma della Costituzione,
se mai giungerà alla sua definitiva approvazione,
non sarà perché si sarà letto e disapprovato il
testo
della nuova Costituzione,
non sarà per seguire una parte politica,
non sarà perché si ritiene, a ragione, la vecchia
Costituzione
comunque migliore della sua Riforma,
no, sarà semplicemente perché non sarà cancellata
dalla mente
quella hybris così largamente seminata nel
terreno della Riforma,
quel misto, cioè, di violenza, verbale e di atti,
nel metodo
e nella sostanza, durante tutto il percorso
legislativo,
quel misto di eccesso/superamento di ogni limite,
nella confusione dei ruoli tra Parlamento, Governo
e Partiti,
quel misto di furbastra e ipocrita prevaricazione,
figlia di un’attitudine, moderna e apolitica, di “far fuori gli altri”,
nella gestione delle Norme Regolamentari e di
Garanzia,
quel misto di dismisura ad arte nelle affermazioni
di propaganda,
tipo l’infantile iperbole bugiarda: “Da settanta (sic!)
anni la Costituzione attende la riforma!”,
quel misto di allegria, senza freni inibitori,
della brigata
dei trasformisti nel taxi di Verdini, ognuno con le sue qualità,
rare in verità, sebbene diffuse, e sotto i baffi
vezzeggiate,
dalla cultura servile di un popolo senza
educazione liberale,
sempre pronto a schierarsi, a prescindere,
dalla parte dell’Uomo della Provvidenza (si fa per
dire!),
e mai con Piero
Gobetti (e si capisce, quanti dei nuovi liberali
si ispirano al pensiero limpido e gentile di Piero Gobetti?),
quel misto di tracotanza maschilista, non quella
della strada,
storicamente comprensibile, ma quella, insopportabile,
orgogliosa di sé e del suo Potere, nella
gestualità inguinale
di un D’Anna
a sostegno della sua solerzia a ingoiare
una “fetenzìa”
di Riforma,
quel misto di orgoglio senza fine nella
transumanza politica
di un Barani,
da Craxi a Berlusconi, da Berlusconi a Verdini,
da Verdini a Renzi, con la sua ferrea convinzione
di rendere
un servizio al Paese vestendo ora anche i panni di
nuovo
Padre Costituente, senza rinunciare, dall’alto del
suo scranno senatoriale,
a una performance di antica mimica da bordello.
No, questa Riforma, con tutto il suo armamentario
da hybris,
non merita l’approvazione delle persone serie.
E la serietà è un tratto irrinunciabile della
cultura del limite.
O no?
Severo Laleo
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