Il
caso Weinstein non è un caso. E’ la normalità della
nostra cultura,
anche oltre
l’occidente. E non è solo colpa del singolo orco, del
gigante Harvey;
quell’orco è
cresciuto nei secoli dentro un sistema di valori (si fa per dire!)
tutto dominato dalla
centralità di potere del maschio. Il maschio da sempre
ha occupato in
ogni civiltà (o quasi) il posto del dominatore,
sempre conquistato con la forza. E solo un altro maschio ha titolo a strappare
al
dominatore il suo posto con più potente violenza, violenza
comunque,
a prescindere dal tipo di strategia/stratagemma
in atto per l’usurpazione.
La storia è un susseguirsi di
usurpazioni.
I maschi si alimentano con il duello, l’uno contro
l’altro, per fregiarsi,
e sempre
temporaneamente, del fascino Alfa, spesso ambiguamente esaltato
da una
indefinita cultura
femminile.
Tutti gli altri
maschi sono gregari, assistono al duello e volta e per volta
decidono da quale parte stare e con quale aperto o segreto disegno.
decidono da quale parte stare e con quale aperto o segreto disegno.
Il maschilismo è
questo, e sta tutto nell’aver creato nella storia
il monocratismo, il Potere del Maschio e basta. Il Potere, dovunque sia possibile
esercitare un potere, è del monocrate maschio.
il monocratismo, il Potere del Maschio e basta. Il Potere, dovunque sia possibile
esercitare un potere, è del monocrate maschio.
Dentro questo modo
di vedere la vita sociale e il Potere, viviamo tutti noi,
uomini e
donne, senza porre in
discussione la violenza insita in questa struttura
sociale dominata dal monocratismo
maschilista.
Il monocrate Harvey,
non è un orco, ma sa di essere un Alfa, sa di poter contare
sul silenzio
complice e affine culturalmente dei suoi pari, sa di potere dominare
i suoi dipendenti,
sa di poter contare su un ricco arsenale di argomenti
per corrompere i
fragili (e ognuno di noi ha un suo punto di fragilità),
e per questo
diventa, sereno e placido nel suo ego, un orco.
Weinstein è
oggi l’interprete consequenziale più evidente e insopportabile
del monocratismo
maschilista, mentre il mondo intorno
al suo Potere è la
conferma dell’esistenza di un maschilismo gregario.
Asia
Argento ha voluto denunciare quell’orco e quel sistema.
Si può solo essere grati ad Asia, se pur grati si può essere della sofferenza altrui,
viva anche se lontana nel tempo (la sofferenza di libertà -si deve ricordare
ai/alle pedanti privi/e di un sentire profondo- è indivisibile ed è sempre
e comunque odiosa); si può essere grati ad Asia Argento
perché con la sua denuncia ha semplicemente
Si può solo essere grati ad Asia, se pur grati si può essere della sofferenza altrui,
viva anche se lontana nel tempo (la sofferenza di libertà -si deve ricordare
ai/alle pedanti privi/e di un sentire profondo- è indivisibile ed è sempre
e comunque odiosa); si può essere grati ad Asia Argento
perché con la sua denuncia ha semplicemente
reclamato il diritto
di essere “pari” in ogni relazione, qualunque sia
la relazione;
un diritto
universale valido per tutte/i e per sempre e dovunque.
Il diritto di
essere pari in ogni relazione/situazione
sociale e di Potere esclude
la possibilità di
una prorogabilità ulteriore del nostro sistema
di potere monocratico esito storico diretto ed esclusivo del maschilismo
(il monocratismo è deleterio, pericoloso sempre, anche se il monocrate
è una donna).
di potere monocratico esito storico diretto ed esclusivo del maschilismo
(il monocratismo è deleterio, pericoloso sempre, anche se il monocrate
è una donna).
Il processo di
civilizzazione della società, con il superamento della logica
del maschio Alfa,
dell’orco, passa per il bicratismo, una istituzionalizzazione
cioè del potere
duale in ogni sede decisionale, ponendo un limite definitivo
al dominio
maschile.
Maria Cecilia
Guerra, su il manifesto, ascoltando con
partecipazione
la denuncia di Asia Argento e di tantissime altre donne, s’interroga sul perché
la denuncia di Asia Argento e di tantissime altre donne, s’interroga sul perché
“la
politica e le istituzioni non reagiscano, anzi tacciano
davanti a questa
enorme protesta”, e, non volendo tacere, lei impegnata in politica, a sinistra,
vede, proprio nel silenzio della politica, “un nodo della crisi
della rappresentanza politica. Un punto politico che tutte
e tutti siamo chiamati a interrogare trovando le necessarie risposte”.
enorme protesta”, e, non volendo tacere, lei impegnata in politica, a sinistra,
vede, proprio nel silenzio della politica, “un nodo della crisi
della rappresentanza politica. Un punto politico che tutte
e tutti siamo chiamati a interrogare trovando le necessarie risposte”.
Ed è lodevole,
e per ora condivisibile, il suo chiamare a raccolta,
insieme alla sua parte politica, il mondo del femminismo e delle associazioni
di donne, per cambiare le cose.
insieme alla sua parte politica, il mondo del femminismo e delle associazioni
di donne, per cambiare le cose.
Ma non basta. Non è
solo un problema di rappresentanza politica.
E’ un problema
dell’organizzazione del Potere, modellato a partire
dal dominio maschile a sua immagine. E’ necessario cambiare le istituzioni,
ma prima potrebbero cambiare i “partiti politici”, se davvero vogliono
interpretare quel “movimento impetuoso di massa che attraversa
gli oceani e sbatte in faccia agli uomini e al potere la loro responsabilità”.
dal dominio maschile a sua immagine. E’ necessario cambiare le istituzioni,
ma prima potrebbero cambiare i “partiti politici”, se davvero vogliono
interpretare quel “movimento impetuoso di massa che attraversa
gli oceani e sbatte in faccia agli uomini e al potere la loro responsabilità”.
E per cominciare,
cosa aspetta la sinistra a individuare una leadership
di coppia, una guida duale, per dare subito atto, con immediata visibilità,
di una parità senza discussione proprio nel suo vertice?
di coppia, una guida duale, per dare subito atto, con immediata visibilità,
di una parità senza discussione proprio nel suo vertice?
Si superi la figura
del maschio dominante chiuso nel suo monocratismo
e si apra al
bicratismo di genere: parità assoluta di uomini e donne
in ogni luogo/sede di decisione.
in ogni luogo/sede di decisione.
E
forse le nuove generazioni impareranno a sentirsi sempre “pari”,
al riparo di
sopraffazioni d’ogni tipo.
O no?
Severo Laleo
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