Caro Scapece,
ti ho trascurato, lo
so, e me ne dispiace, ma conosci le mie ragioni.
Al di là degli
impegni continui di nonno e padre,
durante tutti questi mesi cadenti, a partire da
ottobre, molto spesso,
agli scampoli di tempo per lettura e scrittura, ho
preferito la solitudine
del raccoglimento intimo in lontani ricordi
di famiglia.
E se ho letto questo
libro è anche perché il libro stesso, tra le mani,
è stato di
compagnia.
E vabbe’! Il libro
è “Ghetti” di Goffredo Buccini, uscito all’inizio del
2019,
per Solferino, e racconta, per
trascrivere il sottotitolo,
“L’Italia degli invisibili: la
trincea della nuova guerra civile”.
Vorrei subito dirti di non
aver letto questo libro con l’intenzione di seguire
le polemiche
della politica, tra populisti e democratici, (ero troppo distante
dai
rumori dei partiti), di ascoltare le lamentele delle persone
coinvolte
(ero troppo sordo), di discutere le proposte dei tanti
avveduti operatori
di solidarietà sociale (non avevo la lucidità
necessaria), di respingere
con fastidio l’indifferenza dei
benpensanti (ma sono stato tentato),
e infine di trovare qualche
risposta, no, niente di tutto questo,
ho letto questo libro, sebbene
l’autore, con determinazione e con analisi
convincenti, spinga e
inviti a capire in profondità il fenomeno
dell’immigrazione e
insieme le solitudini della miseria, a riflettere
su un tanto
penetrante impatto sociale, a non nascondersi,
ma a prendere sempre
posizioni chiare,
in ogni situazione di disagio estremo, ho letto
questo libro, ripeto,
solo per la grande quantità di informazioni di
prima mano raccolte intorno
a storie di grande dolore e di
insopportabile disagio sociale.
In breve, per un forte bisogno di
sapere.
E vieni così a conoscere la storia terribile di Pamela
e la
terribile storia di Desirée, e vieni così a incontrare,
anzi quasi
a toccar con mano, il disagio pesante,
figlio dell’abbandono
colpevole, a ogni livello, delle istituzioni,
dei tanti ghetti
d’Italia (da Torino a Napoli, da Genova a Roma,
da Palermo a
Ostia).
Alla fine ne esci sconvolto, e non per il racconto a effetto
dell’autore,
sempre, al contrario, misurato e obbediente al retto
dovere di cronaca,
ma per la crudezza delle situazioni. E ti consoli
solo con l’ammirazione
per le numerose associazioni (solo per
esempio qualche citazione:
Le Onde Onlus, Zen Insieme, Comunità di
Sant’Egidio) di volontarie
e volontari pronte/i a correre in aiuto
degli ultimi e degli indifesi.
In sintesi, dopo aver letto
Ghetti, capisci subito una cosa: guai per tutti noi
a lasciar sole le persone che hanno bisogno di sostegno.
O
no?
Stammi
bene e a presto.
Severo