Oggi 31 ottobre, sul giornale Domani, l'onorevole Cuperlo (va sempre ricordato: il più sereno, determinato e lucido oppositore politico della politica renziana), torna a riflettere, a partire dall'uscita del film su Enrico Berlinguer, sugli articoli, scritti appunto dall'allora segretario del Pci e apparsi su Rinascita nel 1973, a proposito del "golpe cileno e la fine cruenta dell'esperienza di governo di Unidad Popular".
Per Cuperlo (e non solo) l'esito politico delle riflessioni di Berlinguer circa il ruolo della sinistra in Italia è scandito da queste parole: "Il problema politico centrale in Italia è stato, e rimane più che mai, quello di evitare che si giunga a una saldatura stabile e organica tra il centro e la destra, a un largo fronte di tipo clerico-fascista, e di riuscire invece a spostare le forze sociali e politiche che si situano al centro su posizioni coerentemente democratiche".
Pur avvertendo di non voler confondere i piani di ieri con le proposte di oggi, tuttavia Cuperlo, convinto dell'urgenza "di evitare il saldarsi di un blocco moderato, liberale e di centro con l'anima più trumpiana che alberga tra gli eredi del fascismo e gli epigoni leghisti di legge ordine e galera per chi protesta", invita ad andare oltre "i tavoli formali o scomuniche reciproche", ed esorta il "centro" con queste parole: "siccome nessuno può cullarsi nell'idea di bastare a sé stesso, quel mondo moderato, laico e cattolico, se davvero esiste trovi forme, modi, linguaggio e profili per aggregarsi intorno a un progetto alternativo alle pulsioni autoritarie in capo al pessimo governo che c'è. Il tempo per fare entrambe le cose non è infinito, ma c'è. Sciuparlo in rimbrotti e recriminazione sarebbe un peccato quasi imperdonabile."
D'accordo. Eppure questo recentissimo ligure PD rafforzato ha il dovere di individuare e chiamare a raccolta quel "mondo moderato", proponendo un paio di tappe obbligate: la scrittura, aperta a ogni partecipante, di un programma di governo condiviso, e, per evitare "rimbrotti e recriminazione", la definizione, in una sede collegiale, sempre aperta a ogni partecipante, di regole chiare per le nuove candidature al Parlamento, costituendo così un'alleanza di programma e di persone. Anche per rispetto dell'elettorato, specie se bisogna incoraggiarlo a uscire dall'astensione.
Non può essere l'alleanza una somma di sigle e di diktat di capi!
O no?
Severo Laleo
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