Fu la Rivoluzione Francese -e siamo, per chi vuol dimenticare la storia, nel 1789!- a porre fine definitivamente alla compravendita degli incarichi pubblici.
Nei secoli precedenti era prassi comune, da parte dei potenti di allora, Re e Imperatori, distribuire le cariche pubbliche tramite un contratto di compravendita: ogni carica aveva il suo prezzo.
Eppure, oggi, tempo d'intelligenza artificiale, la pratica della compravendita di una carica pubblica è tornata in auge. Chissà, per inventare un nuovo futuro per i popoli!
È successo: accanto all'aspirante Presidente degli Stati Uniti, un uomo gironzola e spesso si dimena durante la campagna elettorale; dai più è anche definito un genio della modernità, un uomo di grandi impensati progetti futuribili. Ebbene, quest'uomo, per garantirsi un ruolo pubblico all'interno di un'amministrazione di governo, ha avuto un'idea geniale: sborsare moltissimi soldi. Così l'aspirante Presidente, una volta diventato Presidente, sente l'obbligo di ringraziare il suo molto generoso finanziatore con un incarico pubblico importante all'interno della sua nuova amministrazione.
La "storia" torna sempre se non la si cura! L'avanzatissimo tecnologico esperto di ogni teoria del futuro, per contare su tavoli del potere, può solo comprare la sua carica per intervenire nel pubblico. Il matrimonio di interesse è, quindi, tra una visione imperiale d'altri tempi, diventata dominante grazie a un voto democratico, e una cultura tecnocratica, storicamente depauperata, per di più vestita di una rumorosa motosega!
Si potrebbe sorridere, ma la scelta del "potere democratico" di appaltare un settore pubblico a estranei solo in virtù di soldi è un ritorno a tempi prerivoluzione francese, ed è un pericolo, in termini di civile libertà, per tutte/i.
Forse l'idea, visti anche annessi e connessi, di futuro di questi nuovi gasati "rivoluzionari" nasce già morta! In ogni caso non praevalebunt!
O no?
Severo Laleo