venerdì 7 luglio 2017

Macron, i migranti economici e i politici economici



Ecco il grande Macron, il Bonaparte di Francia, inventare, senza una riflessione etica, solo per difendere i suoi porti dall’invasione straniera,  il termine “ migranti economici”, con l'intento lucido di  spogliare la “persona” del migrante di ogni diritto, anche del diritto di tentare di continuare a vivere.
Un “NO” comunque, forte e maschio, ai migranti economici, senza discussione.
E bravo Macron!


Ma dov'è la cultura di Francia laica e cattolica di un tempo? Non è stata forse la cultura di Francia a dare un senso pieno all'idea di “persona”? Dov'è l'idea laica di fraternità della Rivoluzione di Francia? Dov'è l'idea stessa di “persona"  propria della tradizione del pensiero cattolico fino a Emmanuel Mounier?

I migranti economici! I migranti economici! Ecco le parole nuove!
E nel silenzio generale il termine non suscita un timore. Un antico timore.
Eppure, a ben riflettere, in mente torna un'idea terribile. Chi non ricorda l'associazione tra il termine “ebreo” e l'origine/causa della crisi economica della Germania? Al di là di ogni farneticazione strumentale sulla razza, l'ebreo era un problema dell'economia!
Oggi il migrante economico è origine/causa del disordine e danni nell'economia delle “nazioni” della civile Europa.
Incredibile! Individuato un nemico nella “persona" del migrante, disperato in patria e disperato nel mondo intero, la politica di guerra dell'odio è garantita. Ecco nuovamente la minaccia per tutti noi, una minaccia indistinta, irrazionale, senza misura, e per questo violenta.
La cura del bene comune è nelle mani di “politici economici”, senza cultura umanistica (o Vives, il tuo “de subventione pauperum” non riesce a produrre civiltà con questi politici economici), senza un progetto di sviluppo della civilizzazione. I politici economici sono solo presi dal potere, dall'idea di avere la soluzione, dall’arroganza di poter con una parola, sia pure in democrazia formale, di stabilire/decidere la vita di milioni di persone. I politici economici sono maschilisti  nel profondo, con il petto in fuori, sempre pronti a un atteggiamento bellico, incapaci di accogliente solidarietà, anchilosati nel piegarsi per tendere una mano, ignari della potenza dell'abbraccio, e imbevuti di economia amorale non spezzano nella società la catena dell'intolleranza e dell’odio.
Ma attente voi tutte persone libere e civili: oggi i migranti economici sono agiti anche contro di voi, contro l'idea stessa cioè del valore fondante e non divisibile di “persona”.
O no?
Severo Laleo

domenica 11 giugno 2017

A proposito di un appello: il disorientamento del Maschio Alfa e la diversità di programma e di leadership a sinistra (almeno si spera!)



Quattro Maschi Alfa*, che più Alfa non si può, tutti fuor di Parlamento,
decidono, quasi all’improvviso, di mettersi d’accordo per andare
al voto anticipato; e per far questo decidono, conseguentemente,
anche di fare una legge elettorale, a tambur battente, purchessia,
insomma un qualunquum, ma sempre con il comune chiodo fisso
di non consentire al corpo elettorale di scegliersi i suoi candidati,
uomini e donne. Tutti d’accordo!
I Quattro Maschi Alfa, in un giro di voto alla Camera, si son subito persi,
per fortuna, da soli, e, disorientati, per continuare a sentirsi Alfa,
si son subito presi per azzannarsi a vicenda. Spettacolo indecoroso:
le istituzioni, ammonisce il prof. Scapece, son finite in mano a “’e criature”!

Che fare?
Bisogna che le persone di buon senso, non solo a sinistra, a ogni livello,
inventino qualcosa. In verità dalla sinistra dispersa è arrivato un appello.
Sensato. Ma con quali novità?

Innanzitutto è un appello firmato da una coppia, da un uomo e una donna,
e non da un Capo/Leader maschio o ex Capo/Leader maschio, uso a giocare
al banco del Potere; e già questo, di per sé, segna una svolta interessante
nella comunicazione e iniziativa politica di oggi: tra i tanti leader,
quasi sempre esclusivamente maschi, e tutti con l’ambizione
del Comando, e tutti dalla parola mastodontica, ecco un’Anna Falcone
e un Tomaso Montanari prendere la parola per tentare, con un appello semplice,
e sensato, a tutti comprensibile, di costruire non un campo/movimento
strumentale per una tornata elettorale, ma un comune sentire politico, a sinistra,
sulla base di qualche chiara idea di programma e d’azione.
Di programma: segnare una differenza netta con il campo degli avversari politici
intorno all’idea forte di lotta alla disuguaglianza, per una equa, controllabile,
trasparente, distribuzione delle risorse, per restituire dignità piena e larga
all’essere persona; in breve, per dare un senso riconoscibile immediatamente
all’idea di sinistra.
Di azione: unire tutte le forze di sinistra in un’unica “grande lista di cittadinanza”,
con il conseguente corollario, aggiungo, di una leadership di cittadinanza,
di uomini e donne alla pari, “attraverso un percorso unitario aperto a tutti
e non controllato da nessuno”.

Non so se l’appello riuscirà a convincere i tanti rivoli della sinistra,
ognuno gloriosamente guidato dal suo tanto orgoglioso quanto criptico
organigramma, a confluire nel gran fiume della sinistra unita
senza calcoli di portata d’acqua, ma so quanto sia necessario
per tutto il Paese che si abbia da parte di tutti questa generosa,
politica consapevolezza.

La sinistra conta tantissime persone con cultura e temperamento,
con doti di ascolto e di sintesi, utili al mestiere di governo;
se ne costruisca un lungo elenco sulla base di disponibilità personali
e di criteri trasparenti e condivisibili, e da questo elenco si scelga,
a tempo e per sorteggio, sia la leadership, rigorosamente di coppia,
un uomo e una donna (la sinistra non può perpetuare l’anacronistica struttura
monocratica del potere di atavica derivazione maschilista),
sia una quota alta di candidature, di donne e uomini alla pari,
per la rappresentanza nelle istituzioni. Il servizio politico per il bene comune
è dovere di ogni persona, a prescindere dal livello di impegno.
Almeno a sinistra.
O no?
Severo Laleo


*Non si vuole con questa espressione dare un giudizio sulle persone,
ma solo sottolineare i pericoli, per la democrazia, del leaderismo 
e del monocratismo.

giovedì 18 maggio 2017

Né di destra né di sinistra, il cammino triste dei “seguaci”





Si chiama Cédric Villani, ha 43 anni, il candidato ideale di En Marche,
il movimento -meglio forse si potrebbe dire, la “marcia”- di Macron.
A leggere il Corriere.it si tratta di un celebre matematico,
vincitore nel 2010 della medaglia Fields (per comodità definita
l’equivalente del Nobel), e oggi direttore dell’Institut Henri Poincaré
di Parigi.” Un gran competente!



Intervistato, in quanto candidato macroniano all’Assemblea Nazionale
in una zona “con quartieri popolari e altri abitati dalle cosiddette élite”,
così illustra il suo progetto: “La sfida fondamentale qui, e a livello
nazionale, sarà far dialogare le due realtà, fare sentire tutti parte
di uno stesso progetto”. E quasi cancella, credo si possa arguire, 
il conflitto democratico sinistra/destra.
(Ma un nostro giovanissimo Piero Gobetti, non valente matematico,
ma semplicemente osservatore critico della società, non sarebbe d’accordo.)



Quando il giornalista del Corriere.it, il corrispondente da Parigi
Stefano Montefiori, gli chiede se prima di Macron si definisse
di destra o di sinistra, il matematico, indossando la sua veste
di cittadino e di elettore, risponde: “Non ho mai voluto scegliere,
ho sostenuto personalità di sinistra come Anne Hidalgo
o Gérard Collomb ma appoggiavo loro, non il partito.
Quando è arrivato il movimento di Macron ho pensato che sembrava
fatto apposta per me”.



Ecco, questo giovane matematico nella sua vita civica di elettore,
pur votando, in realtà non ha mai scelto tra destra e sinistra,
e mai ha appoggiato/sostenuto idee di partito, ma solo singole 
personalità. E oggi la scelta di né destra né sinistra di Macron
sembra fatta apposta per lui. Legittimo, possibile, ma non auspicabile. 
E’ già successo nella storia: porsi al servizio di un uomo, 
e non di idee/valori, diventare un seguace, sostenere di essere 
né di destra né di sinistra con il fine poi di unire
élite e popolo”, non è una scelta nuova di cambiamento 
per la democrazia, ma di continuità con il passato e attraverso 
antichi percorsi.



Forse Cédric Villani, 43 anni, nel suo pensare/agire politico -si fa solo
per reggere una polemica, giudicare la persona sarebbe qui una pretesa
ingiustificabile-, continua, da gran matematico, a scegliere di essere 
un grosso numero in una serie al seguito. Il futuro esige altro.



O no?

Severo Laleo

mercoledì 17 maggio 2017

Né di destra né di sinistra: la nuova ideologia (antidemocratica)... del trasformismo




Le ideologie sono un residuo del Novecento. Dicono in tanti. Troppi.
Ma davvero? E’ sicuro?
Non è forse un’ideologia robusta anche la corsa novella verso l’annullamento
di senso dell’essere di destra o di sinistra, soprattutto da parte di nuovi
giovani leader (tutti di genere maschio)? E tutti solitari capitani a tu per tu
con il popolo, almeno quel popolo ammaliato dal nuovo verbo:
né di destra né di sinistra?

Solo Papa Francesco, con ammirevole coerenza, senza cedere al dinamismo
agitato dei nuovi capipopolo, giocatori al banco del Potere, continua,
con parole e azioni, a ricordare il messaggio fondamentale del senso
della sinistra in politica: la lotta alle disuguaglianze
per il primato della persona.
Tutti gli altri “leader” sedicenti né di destra né di sinistra, nel rifiutare
l’idea fondamentale della sinistra, non abbandonata da Papa Francesco,
tendono, accalappiando il Potere, con contorte, obsolete modalità di raccolta
del consenso, a confermare le disuguaglianze.
E all’unisono, al di là del valore personale di ciascuno
-e le differenze sono tra loro a volte abissali, per serietà e competenze-
sembrano dire: Ghe pensi mi!

Né di destra, né di sinistra, s’agita a dire ora anche Macron!
E cosa inventa per il suo governo? La teoria dell’amalgama!
Qui un po’ di sinistra, là un po’ di destra. Tanto il centro non manca mai!
A ben vedere, non si tratta dell’esito di una necessità istituzionale, no;
si tratta della vittoria dell’ideologia del superamento di destra e sinistra.
En marche, in cammino, per strada...per andare dove?
Macron sarà anche un’ottima persona, ma apre una strada pericolosa.
Nasce il trasformismo del nuovo millennio, per di più – guai a informare
di questo le/i Francesi dei Lumi!- sfruttando un brevetto tutto italiano
a partire da Depretis!
Il trasformismo è davvero forte e annulla ogni antica cultura;
anzi in Italia riesce a rendere monarchico anche un repubblicano!
Ma la continuità né di destra né di sinistra traccia in Italia una sua strada:
Depretis, Giolitti, Fascismo.
Quale sarà la strada in Francia? Si può rischiare?

Si spera trovi un freno questo nuovo trasformismo da nuovo millennio
nel rifiuto sensato, critico e libero di milioni di persone di “sinistra”,
nel senso ancora con forza tracciato da Papa Francesco,
e si spera si possa bloccare questo esercizio ambiguo del potere politico,
affidato ora alla miracolosa gestione del monocrate maschio di turno,
per giungere a un’estensione della democrazia tra uomini e donne alla pari.
Per un’uguaglianza della dignità della persona, sempre.

O no?
Severo Laleo

P.S. L’idea di un governo di uomini e donne alla pari (11 e 11) in Francia
ormai può dirsi una costante: con Hollande sembrò una “graziosa concessione”;
ora appare un fatto istituzionale, necessario: la strada è giusta.