mercoledì 5 ottobre 2016

Caro Benigni, la sobrietà è per tutti

Caro Benigni,
da uomo di scuola non posso non ricordare con commozione
la tua grande “lezione” di illustrazione della “Costituzione
più Bella del Mondo”. La nostra. Soprattutto per quella scoperta
della “persona” e della sua dignità, dopo le atrocità di un lucido delirio 
di Potere Politico volto alla eliminazione dell’altro
(propria di ogni nazismo).
E se non ricordo male, legasti, con un po’ di patriottismo, 
giustificabile in una trasmissione televisiva, la nostra Costituzione 
alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, 
appunto tramite il valore universale della “persona” e della sua dignità. 
Credo fu, tra gli altri, Papa Giovanni XXIII a salutare questa “rivoluzione
con una forte espressione: con la Dichiarazione dei Diritti
appare per la prima volta nel discorso pubblico
l’”homo dignus”.

La nostra Costituzione celebra la dignità della persona,
e all’art.1, rende “sovrana” la persona, ma in un recinto
di regole di garanzia.

Tu hai dichiarato di essere per il SI’, benissimo, ma,
mentre difendi i principi fondamentali della Costituzione,
scritti a tutela dei diritti di ogni persona, trascuri di porre attenzione 
proprio a quei limiti di garanzia, oltre i quali da sobri si diventa ubriachi, 
oltre i quali il controllo esercitato dalle persone cade
e diventa arbitrio tra le mani dei decisori politici,
ai quali non s’addicono i limiti.
Un esempio?
La nostra Costituzione più Bella del Mondo prevede,
con un’essenzialità, diresti, straordinaria, all’art. 83,  
la seguente regola:L’elezione del Presidente della Repubblica
ha luogo per scrutinio segreto a maggioranza di due terzi
dell’assemblea. Dopo il terzo scrutinio è sufficiente
la maggioranza assoluta”.
Chiarissimo. La maggioranza assoluta dell’assemblea,
per l’elezione del Presidente della Repubblica,
è  un obbligo/limite.
Grazie a questa regola, molti dei più “in gamba” Presidenti
della Repubblica, a dimostrazione della bontà dell’obbligo
del dialogo tra opposti per trovare in comune la soluzione
più nobile, furono eletti con maggioranze di “garanzia”, 
forte per tutti: Gronchi, Pertini, Cossiga (le cui contraddizioni sono ora 
consegnate alla storia), Ciampi (anche Napolitano,
ma solo la seconda volta, forse per sfinimento della Politica)
superarono la soglia del 70% dei voti dell’assemblea.
Eppure la Riforma della Costituzione, senza una motivazione chiara, 
univoca e difendibile sul piano della “garanzia” delle regole, 
prevede/pretende di modificare questa regola, così sapiente
e di garanzia per ogni persona, comunque, pur avendo dato
buona prova, nel tempo, di solida validità.
La Riforma vuole sostituire l’attuale art. 83 con la seguente formulazione: 
L’elezione del Presidente della Repubblica
 ha luogo per scrutinio segreto a maggioranza di due terzi della assemblea.
Dal quarto scrutinio è sufficiente la maggioranza dei tre quinti dell’assemblea. 
Dal settimo scrutinio è sufficiente la maggioranza
dei tre quinti dei votanti”.
Eh, no! I tre quinti dei “votanti”, no! Ma perché rischiare
di eleggere a una carica così alta di garanzia un Presidente debole
con i soli tre quinti dei “votanti”, cioè dei “presenti”?
Un Presidente debole di fronte a tutti non è un Presidente libero.
E rischia di essere prigioniero di un altro Potere.
E perché giustificare gli eventuali parlamentari assenti
a un compito così delicato? Perché favorire la possibilità dell’assentarsi 
al voto nell'elezione del Presidente (non è una quisquilia!)? 
Per consentire l’elezione solo ai presenti?
Insomma si può chiudere tutto con un “chi c’è, c’è”,
per usare il linguaggio di giovanotti scamiciati e irrispettosi?
Qual è il vantaggio per noi persone di una società democratica
nell’avere un Presidente, la più alta carica di garanzia,
sulla carta eleggibile con i tre quinti dei parlamentari presenti? 
Qual è la ratio? Può un Presidente eletto da una minoranza 
(sulla carta, se al settimo scrutinio, si fa per esagerare, si presentano 
solo 366 parlamentari, bastano 220 parlamentari a eleggere il Presidente!).
Dove sono andati a nascondersi i limiti? Anzi dov’è quell’esaltazione 
dei limiti da parte tua, caro Benigni?
Se i parlamentari sono per una qualche ragione presi dall’ubriachezza, 
chi potrà ridurli alla sobrietà?
Solo i limiti della legge costituzionale, caro Benigni.
Votando SI’, tu, dopo avermi dato l’illusione di una comprensione profonda 
della Costituzione nel suo essere sistema (i principi fondamentali 
sono l’orizzonte etico-giuridico di ogni altro articolo),
mi rubi in realtà un pezzettino di garanzia, perché consenti
a eventuali ubriachi la possibilità di non rinsavire.
No Benigni, io alla mia dignità di persona, garantita da limiti
della legge costituzionale, non rinuncio. Tu sì. Forse.
O no?

Severo Laleo 

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