giovedì 19 ottobre 2017

Harvey Weinstein, Asia Argento, Maria Cecilia Guerra e il bicratismo




Il caso Weinstein non è un caso. E’ la normalità della nostra cultura, 
anche oltre l’occidente. E non è solo colpa del singolo orco, del gigante Harvey
quell’orco è cresciuto nei secoli dentro un sistema di valori (si fa per dire!) 
tutto dominato dalla centralità di potere del maschio. Il maschio da sempre 
ha occupato in ogni civiltà (o quasi) il posto del dominatore, 
sempre conquistato con la forza. E solo un altro maschio ha titolo a strappare 
al dominatore il suo posto con più potente violenza, violenza comunque, 
a prescindere dal tipo di strategia/stratagemma in atto per l’usurpazione.
La storia è un susseguirsi di usurpazioni.
I maschi si alimentano con il duello, l’uno contro l’altro, per fregiarsi, 
e sempre temporaneamente, del fascino Alfa, spesso ambiguamente esaltato 
da una indefinita cultura femminile.
Tutti gli altri maschi sono gregari, assistono al duello e volta e per volta
decidono da quale parte stare e con quale aperto o segreto disegno.
Il maschilismo è questo, e sta tutto nell’aver creato nella storia
il monocratismo, il Potere del Maschio e basta. Il Potere, dovunque sia possibile
esercitare un potere, è del monocrate maschio.
Dentro questo modo di vedere la vita sociale e il Potere, viviamo tutti noi, 
uomini e donne, senza porre in discussione la violenza insita in questa struttura 
sociale dominata dal monocratismo maschilista.
Il monocrate Harvey, non è un orco, ma sa di essere un Alfa, sa di poter contare 
sul silenzio complice e affine culturalmente dei suoi pari, sa di potere dominare 
i suoi dipendenti, sa di poter contare su un ricco arsenale di argomenti 
per corrompere i fragili (e ognuno di noi ha un suo punto di fragilità), 
e per questo diventa, sereno e placido nel suo ego, un orco.
Weinstein è oggi l’interprete consequenziale più evidente e insopportabile 
del monocratismo maschilista, mentre il mondo intorno
al suo Potere è la conferma dell’esistenza di un maschilismo gregario.
Asia Argento ha voluto denunciare quell’orco e quel sistema.
Si può solo essere grati ad Asia, se pur grati si può essere della sofferenza altrui,
viva anche se lontana nel tempo (la sofferenza di libertà -si deve ricordare
ai/alle pedanti privi/e di un sentire profondo- è indivisibile ed è sempre
e comunque odiosa); si può essere grati ad Asia Argento
perché con la sua denuncia ha semplicemente 
reclamato il diritto di essere “pari” in ogni relazione, qualunque sia la relazione; 
un diritto universale valido per tutte/i e per sempre e dovunque.
Il diritto di essere pari in ogni relazione/situazione sociale e di Potere esclude 
la possibilità di una prorogabilità ulteriore del nostro sistema
di potere monocratico esito storico diretto ed esclusivo del maschilismo
(il monocratismo è deleterio, pericoloso sempre, anche se il monocrate
è una donna).
Il processo di civilizzazione della società, con il superamento della logica 
del maschio Alfa, dell’orco, passa per il bicratismo, una istituzionalizzazione 
cioè del potere duale in ogni sede decisionale, ponendo un limite definitivo 
Maria Cecilia Guerra, su il manifesto, ascoltando con partecipazione
la denuncia di Asia Argento e di tantissime altre donne, s’interroga sul perché 
la politica e le istituzioni non reagiscano, anzi tacciano davanti a questa 
enorme protesta”, e, non volendo tacere, lei impegnata in politica, a sinistra,
vede, proprio nel silenzio della politica, “un nodo della crisi 
della rappresentanza politica. Un punto politico che tutte 
e tutti siamo chiamati a interrogare trovando le necessarie risposte”. 
Ed è lodevole, e per ora condivisibile, il suo chiamare a raccolta,
insieme alla sua parte politica, il mondo del femminismo e delle associazioni
di donne, per cambiare le cose.
Ma non basta. Non è solo un problema di rappresentanza politica. 
E’ un problema dell’organizzazione del Potere, modellato a partire
dal dominio maschile a sua immagine. E’ necessario cambiare le istituzioni,
ma prima potrebbero cambiare i “partiti politici”, se davvero vogliono 
interpretare quel “movimento impetuoso di massa che attraversa 
gli oceani e sbatte in faccia agli uomini e al potere la loro responsabilità”. 
E per cominciare, cosa aspetta la sinistra a individuare una leadership
di coppia, una guida duale, per dare subito atto, con immediata visibilità,
di una parità senza discussione proprio nel suo vertice?
Si superi la figura del maschio dominante chiuso nel suo monocratismo 
e si apra al bicratismo di genere: parità assoluta di uomini e donne
in ogni luogo/sede di decisione. 
E forse le nuove generazioni impareranno a sentirsi sempre “pari”,
al riparo di sopraffazioni d’ogni tipo.
O no?
Severo Laleo