sabato 12 gennaio 2019

Roma, Cuarón e l’essere donna





Caro Scapece,

l’hai visto il film Roma? Del messicano Cuarón?
A me è capitato di vederlo ieri sera, grazie a qualche tenera insistenza
di Anna (i figli ormai consigliano i vecchi genitori!).
Vedrai, ti piacerà; ti piacerà!” andava ripetendo. Mah!
E infatti, anche se inizialmente ero sull’annoiato, per via di una lentezza
filmica non usuale (non avendo idea del tipo di racconto),
d’improvviso mi son sentito preso, e ho seguito il film con intensa 
partecipazione.
Lo sai, io sto ai film come l’olio sta all’acqua, quindi non ti aspettare 
un’analisi utile; o discorsi sulla società degli anni 70 in Messico, 
o sulle classi sociali, i ricchi e i poveri, padroni e servi, niente;
vorrei solo dirti il senso della mia partecipazione,
in pratica che cosa ho visto.

Per me Roma è un film, meglio un bel film, sulle “qualità” di genere:
le “qualità” maschili in opposizione alle “qualità” femminili.
Da una parte vedrai immagini penetranti, esemplari, di un mondo maschile
infantile, infedele, irresponsabile, fatuo, irriflessivo, pronto alla violenza,
dall’altro le immagini mirabili, coinvolgenti, di un mondo femminile
sofferente, responsabile, amorevole, pronto ad assumersi ogni responsabilità
nella direzione della cura degli altri.
Gli uomini appaiono o soli, dediti ai propri egoismi, o in bande, ora di parata,
ora di scuola di arti marziali/guerriglia, ora di formazione per l’ordine pubblico.
Anzi, Fermin, il maschio tutto arti marziali, preso a scuola di guerriglia,
viene spogliato d’ogni umanità, ed è mostrato mentre si esibisce
in una danza assurda da duello, tutto nudo, davanti alla “sua”
fidanzata, menando fendenti nell’aria a pene penzolone: vacuità pura;
e quando il guerriero saprà che la “sua” fidanzata aspetta un suo figlio,
scappa via vilmente. Ancora vacuità.
E scappa vilmente dalla sua moglie anche Antonio, maschio acculturato
e benestante, padre di quattro bambini, per inseguire un’amante:
un maschio muto d’egoismo, tutto macchina e viaggi. Vacuo?
Le donne al contrario non sono mai sole, anche quando si trovano
in grosse difficoltà; si cercano e si scambiano solidarietà, in parole e in azioni.
E trovano e vivono un’unità vitale. Ad ogni età. Un abbraccio d’amore.
E' Cleo, ma non solo, il simbolo di questa umanità resistente.
I maschi in truppa, le donne insieme.
Un bel film, una lezione per il futuro, un invito all’amore.
Bravo Cuarón!
O no?
Severo Laleo




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