mercoledì 18 settembre 2019

Renzi, la diarchia e il bicratismo


Dichiara Renzi nella sua intervista ieri a la Repubblica
a proposito del suo partito (comunque carismatico):

"Il nome non glielo dico, ma non sarà un partito tradizionale,
sarà una casa. E sarà femminista con molte donne di livello 
alla guida. Teresa Bellanova sarà la capo delegazione nel governo.
Una leader politica, oltre che una ministra. 
Per me le donne non sono figurine e l’ho sempre dimostrato. 
In ogni provincia a coordinare saranno un uomo e una donna: 
la diarchia è fondamentale per incoraggiare la presenza femminile."

Bravo Renzi!
S'avvia a riconoscere l'importanza nel futuro della guida duale,
di un uomo e una donna insieme, per ora a livello di partito,
domani chissà anche nelle istituzioni.
È un'apertura al bicratismo.
In verità, il futuro non può non vedere la fine del monocratismo,
cioè dell'uomo (qualche volta della donna)  sempre solo/a al comando.
Il monocratismo è il risultato storico, nelle istituzioni
e in ogni vertice decisionale, del maschilismo originario.
Aprire a una "diarchia" è guardare avanti.
D'accordo Renzi, almeno su questo!
Ma c'è un problema.
La diarchia non è solo per la provincia, è per tutti i livelli
ed è incompatibile con un capo carismatico,
quasi sempre un Maschio Alfa.
Altrimenti non è un cambiamento culturale reale,
ma solo una concessione graziosa.

O no?
Severo Laleo

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