venerdì 1 maggio 2020

Pro memoria coronavirus: 6. parità uomo-donna

Oggi Primo Maggio, giorno di mughetti a Marseille, è possibile leggere
sulla stampa due interventi molto utili per dare finalmente (almeno si spera)
una soluzione nuova, dopo la tempesta coronavirus, al gran tema della parità 
uomini/donne, soprattutto là dove in modo diretto o indiretto si preparano 
le decisioni più importanti per la vita sociale del Paese.
Il primo intervento è una sintesi, sia pur rapida, a cura di Stefania Di Lellis,
pubblicata su la Repubblica, di un recente studio, realizzato,
prima di questa crisi sanitaria, da un istituto di ricerca statunitense
specializzato, tra l’altro, in sondaggi di opinione.
Ebbene, secondo questo studio, nel mondo esiste un accordo quasi unanime
sull'importanza della parità uomo-donna.
In pochi altri campi abbiamo trovato una simile consonanza
come sull'uguaglianza di genere” ci dice la ricercatrice Janell Fetterolf,
una delle due autrici del rapporto. L’istituto ha sondato 38.426 persone
in 34 paesi e il 94% degli intervistati ha definito "importante" che le donne
abbiano gli stessi diritti degli uomini. Una percentuale che in Italia 
tocca il 95%.
L’altro intervento è una lettera aperta -un’utile sintesi si può leggere 
su rainews.ita cura di molte scienziate italiane, le quali, 
dopo aver ricordato la presenza maggioritaria delle donne 
tra il personale sanitario ("Le donne sono la maggioranza tra chi è
in prima linea contro il Covid”), così scrivono,
abbandonando la posizione di chi è sempre costretto a chiedere:
da ora in avanti pretendiamo che un equilibrio di genere negli organi
di rappresentanza e nelle commissioni tecniche e scientifiche
sia una priorità assoluta". E addirittura aggiungono, forse solo
per sottolineare una differenza di approccio, che "molti dei Capi di Stato
dei Paesi che hanno risposto meglio alla pandemia sono donne".

Queste scienziate raccontano, senza inutili polemiche, un dato di fatto,
e avrebbero ragione da vendere, anche se le donne non fossero
la maggioranza tra chi combatte a ogni livello il virus.

Quando ancora si dovrà aspettare perché una legge (e non l’attenzione
o, peggio, la generosità del governante di turno) stabilisca l’obbligo
della parità uomo-donna in ogni sede decisionale o consultiva 
delle istituzioni, a partire dal Consiglio dei Ministri?
Forse si potrebbe anche andare oltre, e porre al vaglio della critica storica
l’origine, l’evoluzione e, perché no?, i tanti guasti del monocratismo
(quasi sempre interpretato da un maschio) per aprire la strada
forme di potere a guida duale, con un uomo e una donna insieme.
O no?
Severo Laleo


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