La democrazia, ormai è sotto gli occhi di tutti, e numerosi sono gli studi al riguardo, dappertutto vive, soffrendo alquanto, nel nostro occidente, e il rischio di una sua soccombente fragilità nei confronti dei tentativi di ripristino dell'autoritarismo, e/o di autoinvestiture a un potere personale, è reale e presente. Anche in Italia, almeno sul piano delle velleità intenzionali e, rozzamente/sguaitamente, anche sul piano culturale e istituzionale, il processo di un rafforzamento del potere di governo sembra avviato, ed è nelle mani di già note/i adoranti trumpiane/i in Lega e in FdI.
Ma il tempo di un definitivo scontro tra una democrazia costituzionale fondata nel rispetto degli assetti istituzionali, a prescindere dalla personalità e dal partito del Presidente, e una democrazia consegnata nel voto a un "capo" apertamente postosi in sfida contro la costituzione, fino a negare il risultato elettorale e a brigare per sovvertirlo (anche con l'assalto a Capitol Hill), è giunto ora negli Usa e volge al suo esito finale.In un'intervista di qualche giorno fa, Jericho Brown, poeta e premio Pulitzer, alla domanda "Che effetto ha oggi Trump sulla gente in Georgia?" così risponde: "Penso che Trump abbia contribuito a creare un ambiente di odio, specialmente tra le persone cui non interessano logica e scienza perché interferiscono con la capacità di essere razzisti o capitalisti all’estremo. Viviamo in una nazione costruita sulla schiavitù in cui, finché si rifiuta di affrontare la storia, anche nei momenti migliori ci sarà un’idea subconscia tra i bianchi che i neri valgono in qualche modo di meno. Prima della presidenza Trump questa tendenza era qualcosa per cui potevi esibire di provare una qualche vergogna. Poi Trump ha validato gruppi come i Proud Boys. Le persone che si sono sentite liberate da lui continuano ad amarlo. Si dice siano di meno rispetto a quando fu eletto, ma sono quelli che si fanno sentire di più, anche perché nessuno li contrasta davvero."
La questione di fondo è stata ben individuata da Jericho Brown. Quando in una democrazia qualcuno/a ha il potere finanziario e mediatico di "usare/manovrare" un numero notevolissimo di persone, soprattutto "tra le persone cui non interessano logica e scienza", suscitando ad arte (sì, ad arte e consapevolmente, mentendo a sè stesso) un clima di divisione e odio, travolgendo i limiti definiti dalle leggi, la strada per un regime autoritario costruito con le nuove regole del "capo" è pericolosamente tracciata.
Eppure, anche se J. Brown rivela nelle sue parole il suo realismo pessimista, in realtà la struttura istituzionale della democrazia americana avrà la forza (almeno si spera!) di resistere a ogni attacco fuori misura di Trump e non certo temerà le sue forzature propagandistiche: la propaganda potrà ben essere capillare e, per ora, nel breve periodo, vincente, magari grazie all'effimero successo di una foto segnaletica in atto di sfida, ma quando si entrerà nel vivo del dibattito, con documenti, atti e testimonianze, verrà anche il tempo della riflessione logica, nella sua serie di causa/effetto, e nessuno potrà più barare.
La democrazia sarà salva se salva sarà la capacità di ogni persona
di conoscere/comprendere/scegliere, al di là di ogni strattonata in una direzione o nell'altra. Se, al contrario, l'obbedienza a un "capo" prevarrà sul rispetto delle regole liberaldemocratiche date, la crisi della democrazia sarà senza ritorno.
Forse, se la democrazia, con logica e scienza, riuscirà a definire un limite alla povertà (garantire a tutte le persone la dignità del vivere) e un limite alla ricchezza (tale da non consentire a nessuno/a di pregiudicare gli assetti dei poteri costituzionali), il rischio di una deriva autoritaria sarà più facile da controllare (specie se le sedi istituzionali delle decisioni pubbliche saranno costituite d'obbligo da uomini e donne in pari numero).
O no?
Severo Laleo
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