Ora un'insulsa sguaiataggine proviene anche dal (quasi discreto) campo militare, se così si può definire il posto di un generale. È cmq sempre un posto nella funzione pubblica di Stato. Alto, per giunta. Non si tratta della truppa (quando è fuori di sé).
Dalla sua posizione il generale esprime sì le sue idee, ma in contrasto con i principi della nostra Costituzione ("Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.") e in contrasto con il principio etico-giuridico della Dichiarazione Universale dei diritti umani ("Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.")
E questo è indifendibile.
Eppure le sue "opinioni" -chissà se si potranno definire "vannacce"- e la sua idea di "normalità" non troverebbero alcun luogo di possibile dibattito, se non fossero intervenuti a sostenerle/giustificarle altri "generali" e "capitani" forzuti della destra verace, dalla Lega a FdI, da tempo tutta affogata in un brodo stantio di machismo.
Ed è appunto questo sostegno, diretto e indiretto, a svelare la presenza di un nero mondo di rigurgiti violenti (l'intento è ridurre a silenzio e nei ghetti le "minoranze") sempre più arrogante, senza dubbio grazie a un governo amico.
Per ora il Ministro della Difesa -il solo, pare, nel Governo- ha avuto un qualche scatto di recupero costituzionale (e etico), subito tuttavia dividendosi tra uomo delle istituzioni, secondo il quale il generale "farnetica", e uomo politico, secondo il quale (evidentemente) altro è possibile.
E questo è quando il coraggio ha paura.
Forse il nostro Paese tornerà di nuovo a respirare un'aria di civiltà liberaldemocratica, fondata su saldi, e a tutte/i noti, principi costituzionali, quando le persone comprenderanno il pericolo reale di tanta rozzezza culturale e chiederanno presto a gran voce il cambiamento: il ritorno alla "normalità" (costituzionale).
O no?
Severo Laleo
P.S. Leggo ora l'articolo di M. Ferrera sul Corriere: un'analisi perfetta, pienamente condivisibile, anche nella direzione di una civile e democratica "cultura del limite."
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