Scrive oggi, 17 Gennaio, Gramellini nella sua Rubrica sul Corriere della Sera a proposito dell'annunciata assenza di Michelle Obama alla cerimonia di insediamento di Trump: "Razionalmente sto con Barack, perché le democrazie si reggono sul bon ton: c’è una cortesia istituzionale da rispettare, altrimenti si diventa identici a Trump, che infatti disertò l’insediamento di Biden. Però d’istinto mi vien da pensare che, se tutti ci comportassimo sempre come Michelle, il mondo sarebbe un posto più semplice. Se non da vivere, almeno da capire".
Si può anche essere d'accordo con Gramellini, ma la sua idea della necessità di rispettare il bon ton e la "cortesia istituzionale" perché una democrazia continui a "reggersi", non coglie, forse, la portata della decisione di Michelle Obama.
In realtà Michelle, con la sua decisione di non partecipare alla cerimonia di insediamento di Trump, sembra voler restituire alla democrazia il suo parlare aperto e responsabile, senza infingimenti o, peggio, di obbligata ipocrisia, e insieme sembra voler affermare l'irriducibilità della propria visione trasparente della comunicazione politica: non si può, di fronte alla storia e alla personalità di Trump, nonostante l'esito elettorale, far finta di niente, nemmeno per un giorno, sia pure speciale qual è la celebrazione dell'insediamento! Il suo è un atto tutto politico: Michelle Obama ha pronunciato così, chiaro, il suo non possumus! Per scelta politica.
Per marcare un'opposizione netta, aperta, senza sorrisi a un modo trumpiano di concepire la democrazia (aggressione a Capitol Hill) e la relazione uomo/donna (aggressione nei confronti di una/più donna/e), Michelle inaugura nella politica, in ogni sua occasione, anche cerimoniale, la comunicazione pulita, soprattutto nel rispetto di milioni di uomini e donne dal forte e sincero sentire democratico.
Si trova così Michelle Obama a svolgere un ruolo di nuova leader, e non per inseguire una sua "piccola ambizione", quanto per piantare le basi di una "grande ambizione" (ogni riferimento al film su Berlinguer è voluto!).
O no?
Severo Laleo
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