lunedì 27 febbraio 2012

La Lega scivola in Tanzania con Francesco Belsito, il gran tesoriere



Francesco Belsito è il tesoriere creativo della Lega.
E' in questi giorni sui giornali, anche con foto, grazie alle sue doti,
di uomo d’affari, di uomo politico, di uomo di governo.
E' stato, infatti, sottosegretario, ripeto, sottosegretario,
nel governo Berlusconi (e già, sarà stato a suo agio!).
E da sottosegretario ha anche giurato:
"Giuro di essere fedele alla Repubblica,
di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi
e di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della Nazione".
"Costituzione? Leggi? Nazione?" si sarà chiesto libero e brillante il Belsito.
Ma quale! Io ho un solo interesse: il mio, e della Padania”,
è stata la sua determinata e immediata risposta.
Il Padano duro risponde solo a Bossi, il Boss dei Padani.
E solo Bossi merita il giuramento,  per l’obbedienza totale.
"Obbedirai in silenzio, e la tua carriera s'impennerà".
Per Bossi e la Lega il Belsito  è sceso in campo,
per Bossi e la Lega ha inventato titoli di studio,
per Bossi e la Lega ha imparato a maneggiare soldi,
per Bossi e la Lega ha imparato, creativo, a investire in Tanzania,
per il sostegno, segreto, del Nord, produttivo e ricco,
verso il Sud povero e infelice del mondo.
Incredibile!
Ha scritto Gian Antonio Stella:
"Una carriera spettacolare e spregiudicata,
sbocciata nella promozione ad amministratore dei rimborsi elettorali
del Carroccio (oltre 22 milioni di euro nel solo 2010),
nella sbalorditiva collocazione nel cda di Fincantieri
e nell'ascesa a sottosegretario di Calderoli nell'ultimo governo Berlusconi.
Il tutto partendo dal ruolo di autista dell'ex ministro Alfredo Biondi".
Ma il tempo è galantuomo.
L'impossibilità assoluta, ora, per un tipo di tal competenza,
di diventare sottosegretario nel governo Monti,
è forse il segnale più esaltante della "rivoluzione liberale"
del governo dei "tecnici".
E per il nostro Paese, sordo, cieco e obbediente è un grande passo avanti.
Il pedaggio per Belsito (via Bossi, Berlusconi, Lusi,…) è ormai pagato.
La strada per costruire un paese normale, europeo, libero è aperta.
O no?
Severo Laleo


domenica 26 febbraio 2012

Il primato della “persona” in balìa di spread

Il linguaggio "tecnico" dei professori comincia a sfiorare l'aridità,
un'aridità costruita a tavolino con l'aggravante della "serietà" dei calcoli.
Sarà anche un linguaggio “salvifico”, ma è senz’anima.
Per questo i bocconiani (e non solo) sembrano essere lontani
dalla nostra tradizione culturale, di natura essenzialmente "umanistica",
attenta alle ragioni della "persona". E ai suoi diritti.
Al contrario, oggi, a dominare sono i numeri, i decimali,
i punti della precarietà politica da spread, e null'altro.
Le scelte di governo riguardano la "salvezza" di un bilancio,
la "salvezza" dei conti, la "salvezza" di un Paese, 
ma nella sua astratta dimensione, al di là della reale “sofferenza” delle persone.
Il controllo delle spese è quasi sempre la riduzione di retribuzione e lavoro 
per  persone senz’altro reddito e senza risorse di riserva.
Scrive Scalfari: “E’ un'assurdità porre la domanda se Mario Monti
sia di destra o di sinistra. Monti è un riformista e un innovatore”.
Certo, d’accordo, ma conserva della destra la “religione”
per  i “conti”, a prescindere dal disagio delle  “persone”.
Dal controllo dei numeri di bilancio sembrano dipendere
le sorti del nostro benessere/felicità in futuro,
laddove è il nostro disegno di futuro a “governare” i numeri.
Eppure il pianto soffocato della Fornero sembrava aprire una stagione dell'attenzione alla vita reale e quotidiana delle persone;
evidentemente fu l'emozione di un attimo, 
presto dominata dalla necessità di ordinare i numeri in fila.
Ma che governo è quel governo che non comprende le esigenze dei governati!
E continua a lasciar fuor di “sacrifici” proprio i responsabili
del disastro economico-finanziario globale e locale!
E’ un governo di professori sì, ma senza un’idea della “cultura del limite”.
Quella cultura cioè di chi sa riconoscere, nella tutela della dignità della persona,
il “limite” da non oltrepassare nelle decisioni di governo.
E la dignità della persona non è tutelata, quando una decisione di governo,
guidata da calcoli maneggiati con l'empatia da casta,
offre ai molti, con redditi scarsi o dignitosi,  morsi di sofferenza,
e ai pochi fortunati, a reddito alto e altissimo, solo complici carezze.
O no?
Severo Laleo

sabato 25 febbraio 2012

Il CEPU e la Scuola di Stato


La laurea serve: dà opportunità e salari migliori (dati Isfol-Alma Laurea).
Con CEPU ti laurei prima e sei più preparato”.
Questo è il messaggio pubblicitario di CEPU per attirare clienti.
E insieme profitti. Del resto, la laurea, cos’è per CEPU?
Un’opportunità di profitto “prima” degli altri. E con più “preparazione”.
Senza pudore si annuncia un teorema sfacciato:
meno tempo di studio, più preparazione finale! E vai!
Ma qual è la risposta della Scuola di Stato?
E’ ancora in preparazione. Questa comunque pare sia la bozza:
Se vuoi la laurea, vieni alla Scuola di Stato.
Ti accoglieremo sin dall’infanzia, con le tue doti e i tuoi problemi,
ti seguiremo lungo tutto il percorso con competenza e amorevolezza,
per orientare le tue personali scelte, senza costrizioni,
e ampliare le tue conoscenze con la tua libertà di espressione,
promuovendo la tua intelligenza, qualunque sia la sua natura,
attraverso la strada del confronto e della comprensione degli altri,
nel rispetto dei principi della nostra Costituzione
e  della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
Da noi, nella Scuola di Stato, il tempo speso insieme,
quando vuoi, come vuoi, dove vuoi,
è gioia, cultura e preparazione alla vita, e, da grande,
non avrai bisogno di altro CEPU  fuor di Scuola.
E tutto questo senza pagar la retta.”
O no?
Severo Laleo

  

venerdì 24 febbraio 2012

Un bicchiere di vino, la cultura del limite e mio nonno


Trovo in rete e trascrivo:
Critical Wine alle Officine Corsare: 5-6 maggio! 
Ci sono tanti modi per parlare di vino e di cibo.
Noi abbiamo scelto il più complicato.
No, non ci perderemo in degustazioni olfattive, diatribe organolettiche, ansie da prestazioni sensoriali. Andremo molto più a fondo, oltre il gusto e oltre il piacere. Tenteremo di parlare del vino e di altri prodotti della terra arrivandoci piano, piano. Prima conosceremo le storie, i volti, le passioni di coloro che la terra la lavorano con pazienza, giorno dopo giorno. Proveremo a raccontare un modo di produrre, un modo di vivere, un modo di “consumare” che noi crediamo siano alternativa allo stato puro. I ritmi della terra contro i ritmi della finanza, delle speculazioni, di una crescita economica impossibile.
 Sarà un momento dove diremo la nostra su come uscire da una crisi che attanaglia: non sarà un ricettario, il nostro, piuttosto un elenco di ingredienti indispensabili. La lentezza al posto di una velocità che logora; la dignità del lavoro prima dei profitti; una cultura del limite che sovrasti un consumismo senza freni; la democrazia e la condivisione al posto di tecnocrazie, banche e repressioni; una transizione economica eco-sostenibile e socialmente egualitaria contro un'idea di sviluppo per pochi e uno sfruttamento per tanti.
Ah, non vi abbiamo ancora detto cosa stiamo organizzando ma questo è forse la cosa più facile.
Le Officine Corsare le conoscete, immaginatevi due giorni (il 5 e il 6 maggio) dove il circolo, il cubo, il cortile saranno invasi da una sessantina di produttori.
Porteranno con loro vino, formaggi, salumi, farine, pane, miele, marmellate, tajarin, verdura, ecc. Saranno tutti, a loro modo, corsari. Non regaleremo loro una benda per l'occhio...il loro essere corsari lo riconoscerete di certo grazie al vostro palato, ma, saranno soprattutto le vostre orecchie e i vostri occhi a guidarvi. Ascolterete di un rapporto con la terra che è fatto di rispetto reciproco, di cura e di passione. Nei loro sguardi e nelle loro mani capirete che un pezzetto di un mondo diverso già esiste, il più delle volte basta saperlo cercare con pazienza.  
Sarà la prima volta di un'iniziativa figlia dell'esperienza CW in Piemonte, per chi non la conoscesse internet è sempre un utile alleato. Forse a qualcuno “La terra trema” o “Terra e Libertà” ricordano qualcosa...iniziate ad informarvi, presto ne riparliamo.
Non vi resta che essere con noi il 5 e il 6 maggio: un bicchiere, del cibo, della buona musica ve la procuriamo noi. Non preoccupatevi non dovrete travestirvi da sommelier navigati, non dovrete prendere ripetizioni da Antonio Albanese e potrete bere il vostro bicchiere di vino senza per forza annusarlo prima o ciondolarlo goffamente nella speranza di un qualche effetto speciale. 
Critical Wine alle Officine sarà prima di tutto una festa, noi continuiamo ad essere convinti che “una rivoluzione senza un ballo è una rivoluzione che non vale la pena di fare".
Ah dimenticavamo! Ci manca ancora il nome, c'è ancora una settimana per deciderlo. E' importante, le cose preziose hanno bisogno di essere chiamate nel modo giusto. Visto che ciò che succederà il 5 e il 6 maggio è vostro come nostro, come lo chiamiamo questo nostro figlio?
Andrea Aimar – Officine Corsare

Interessante proposta. Allora aveva ragione mio nonno, forse,
quando sentenziava:
Vuoi cambiare il mondo? Bene! Fermati, non correre, respira,
e vieni a bere un bicchiere di vino con noi!
E non ti preoccupare, senza di noi non andranno da nessuna parte.
Inzuppa nel vino il tuo cammino.

O no?
Severo Laleo

giovedì 23 febbraio 2012

Il martedì grasso della “rivoluzione liberale” e il sorteggio



Monti è stato di parola. La “rivoluzione liberale” è giunta tra noi,
per un caso, proprio di martedì grasso,
in tempo perché registri, ogni buon cattolico, al pari di Monti, l’ammonimento,
con il rito delle “ceneri”, della caducità dell’essere
e insieme l'ammonimento della caducità dei beni materiali.
E, si spera, l’ammonimento anche per una giusta distribuzione dei beni.
Per la prima volta nella nostra storia politica i ministri dichiarano,
a inizio mandato, o quasi, la propria situazione patrimoniale:
e questo è un bene, non esiste paese liberale senza trasparenza.
Ma un paese liberale e trasparente è anche di per sé “giusto”?
Per ora, grazie alla “rivoluzione liberale”, si conferma vera
l’affermazione che questo governo non è solo il governo dei tecnici,
ma è anche, e soprattutto, il governo dei “ricchi”,
a naturale continuità con il precedente governo, presieduto
dall’uomo più ricco, e non solo (!), del nostro Paese.
E non si comprende perché a governare, specie in tempo di crisi, debba essere
chi di crisi non capisce nulla, proprio nulla, almeno per diretta esperienza.
A naso questo non è “giusto”! Almeno non desiderabile.
Qualcosa non funziona nel sistema. Siamo ancora al medioevo,
e al governar per feudi, dal più potente al più debole.
La democrazia attuale è solo un’illusione per i “poveri”.
Per fortuna ho idee diverse. E immagino una civiltà piena. 
Avanti. Matura, e di eguali.
Credo nella democrazia del sorteggio; un parlamento eletto per sorteggio
da un elenco di persone disponibili, in pari numero, uomini e donne;
e tra questi eleggere i governanti, i quali, a loro volta,
scelgono i tecnici a collaborare, ricchi e non ricchi;
e Premier non una persona (l’idea di un “capo”, di un uomo solo al comando,
è esito diretto della cultura maschilista, radicata nel profondo
nella cultura di oggi e misconosciuta per antica abitudine acritica),
ma una coppia uomo/donna,
e non è necessario spiegare il perché a persone mature e pienamente civili.
O no?
Severo Laleo

martedì 21 febbraio 2012

Veltroni e la fine del senso della politica



Ha precisato Veltroni, quasi a farsi perdonare la sua eroica sorvolata
sulla civiltà giuridica dell’art.18:
Non possiamo lasciare Mario Monti alla destra”.
A parte l’infondata superba sicurezza,
segno di mentalità padrona,
di potere attribuire Monti a questo o all’altro schieramento,
a parte la carenza di garbo nei confronti di una personalità,
liberale sì, ma per la forza dei tempi e delle circostanze,
al di sopra delle parti,
qual è il senso politico per un partito affermare: “Mario è nostro”?
Nessuno. E’ solo un marcare con un timbro un’appartenenza,
ed insieme sancire la fine del senso della politica.
O no?
Severo Laleo

domenica 19 febbraio 2012

Sanremo è ancora l'Italia

Sanremo è ancora l'Italia.
Non l'Italia seria e liberale di Monti di oggi,
ma l'Italia leggera e musicale delle note di ieri.
Silvio Berlusconi ha avuto un grande successo elettorale negli anni,
grazie non solo al Milan e al Calcio, ma anche alle sue TV e a Drive In,
e soprattutto ai programmi popolari e di popolare "attrazione",
con e senza canzoni, nel senso di apertura alla partecipazione
del pubblico, giovani e anziani, attraverso gare et similia.
Eppure, se SB oggi non è ancora Presidente della Repubblica,
pur toccato dall'intuizione del vate Apicella
-simbolo vivente dell'unità di canzone italiana e napoletana-,
è solo perché non ha mai comprato Sanremo,
il luogo eterno dell'Italia.
O no?
Severo Laleo