domenica 7 maggio 2017

Viva Macron! Peccato, ancora un’occasione perduta



Macron ha vinto. La scelta delle parole, 
nel suo discorso presidenziale, “umiltà, forza e amore” 
per il suo servizio alla Repubblica è degna di apprezzamento.
Ma ancora tutto continuerà a scendere dall’alto.
Ancora troppo dipenderà da un potere monocratico.
La democrazia è sempre ferma al gradino del voto.
Chi scriverà le regole per una nuova, democratica
Costituzione?
Solo la France Insoumise aveva proposto di andare
oltre la Quinta Repubblica, attraverso passaggi
di una qualche novità. Questi, segnati in neretto:
La monarchie présidentielle est à bout de souffle.
Il faut l’abolir. Nous voulons en finir avec la Ve République. 
L’oligarchie et la caste au pouvoir ne représentent
pas le peuple. Pour cela, nous proposons aux Français
d’écrire une nouvelle Constitution, celle de la 6e République.
Le peuple souverain doit redéfinir nos règles démocratiques 
et définir de nouveaux droits
sociaux, écologiques et émancipateurs.
Convocation d’une Assemblée constituante par référendum
(article 11 de la Constitution actuelle)
Référendum final d’approbation par le peuple français
Transparence des travaux pendant toute la durée
d’écriture de la nouvelle Constitution
Aucun parlementaire de la Ve République
Permettre à tous les citoyens d’y participer
(congés professionnels, rémunération pendant les travaux)
Autant de femmes que d’hommes
Désignation à la proportionnelle nationale,
incluant des personnes tirées au sort.

Forse la Francia ha perso un’occasione per guidare
l’Europa verso una democrazia di persone alla pari.
Questo compito toccherà ormai ad altri.
O no?

Severo Laleo

giovedì 4 maggio 2017

Fake news e … Tucidide


Per il direttore dell’ANSA, Luigi Contu, “una notizia è un fatto vero, 
rilevante e che interessa la collettività. Una fake news è una notizia 
volutamente falsa".
Si può concordare, anche se il rapporto tra notizia e fatto vero è sempre molto
problematico. Ma, ed ecco il punto ancor più grave, se la fake news
gira sui social diventa -è facile immaginare in questi tempi di comunicazione
imbrogliona- spessissimo vera per molti. Perché?
Perché, ammonisce da un lontano passato Tucidide, “molti, 
con troppa leggerezza, preferiscono arrestarsi agli elementi immediati
che non esigono applicazione e studio”; e “in genere accolgono e tramandano 
fra loro, senza vagliarle criticamenteanche se concernono vicende 
della propria terra, le memorie del passato.”



Per Tucidide ogni notizia/fatto deve essere “frutto di indagini e di studio”,
deve passare al “vaglio di indizi e testimonianze”, anche perché il fine
di chi vuol diffondere notizie e raccontare fatti è “la ricerca della verità”.
E così continua Tucidide, nell'illustrare il suo metodo di lavoro
nel raccogliere fatti e notizie e discorsi: “ho ritenuto mio dovere descrivere
i fatti non sulla base di elementi d'informazione ricevuti dal primo 
che incontrassi per via; né come paresse a me, con un'approssimazione arbitraria,
ma analizzando con infinita cura e precisione,
naturalmente nei confini del possibile, ogni particolare dei fatti cui avessi 
di persona assistito, o che altri mi avessero riportato.

I produttori/sostenitori delle fake news sono avvertiti.
O no?

Severo Laleo

domenica 26 marzo 2017

Elisabetta di Boemia e la "maledizione del sesso". A proposito del romanzo "Le passioni dell'anima" di R. Simone




Caro prof. Scapece,
se ti capiterà tra le mani il romanzo di Raffaele Simone Le passioni dell’anima,
leggilo; è una lettura molto godibile, anche se a volte, per empatia con Cartesio,
sei trascinato a condividere una solitudine cupa da clima iperboreo; 
grazie a un racconto con “velature”, la lettura è godibile non solo a lettori 
esperti, ma anche a lettori di buona volontà. Sì, perché ogni lettore pare avere 
la sua occasione per scoprire “quel che si deve ai protagonisti” 
e quel che il romanziere ha aggiunto.
A me l’occasione è capitata, e lieve ho sorriso, solo quando ho incontrato,
a pagina 194, il portoghese “spregiudicatoAntonio Damasio
Povero Damasio, “che si dichiara medico”! Purtroppo, conquistata la baldanza 
di chi ritiene di poter capire anche altro, quando, sul finir dell’opera, 
ho letto la bellissima lettera di Elisabetta di Boemia a Monsieur Descartes
ho creduto, sospettoso, di poter vedere qua e là la mano del romanziere, 
forse per una presenza fine di sensibilità moderna.
Ma la nota finale Al lettore, a cura del romanziere, confermando l’autenticità 
della lettera, smonta l’incauta baldanza. Così, caro Scapece, ho voluto 
rileggere la lettera per riparare un torto, e, godendo appieno delle “bellissime 
parole” di civiltà e d’amicizia di Elisabetta, mi sono sorpreso a inseguire 
i miei soliti pensieri.
La lettera te la invio, perché tu possa leggerla secondo i tuoi sentimenti,
e ti invio anche questa mia interessata interpretazione che, conoscendo
la tua pazienza saggia di napoletano, so che leggerai: solo tu puoi!
Elisabetta, nell’esprimere il suo non più differibile bisogno di avere notizie
positive e dirette di Descartes, si dichiara disposta con gioia a viaggiare
fino a Stoccolma. Ecco, caro Scapece, la forza delle sue parole:
La maledizione del mio sesso m’impedisce la gioia che mi darebbe 
un viaggio verso Stoccolma, dove ben verrei per imparare le verità 
di metafisica e di scienza che traete dal vostro giardino e dalle vostre riflessioni.” 
Capisci, Scapece, la maledizione del sesso! E, guarda, non è un lamento. No! 
E’ l’affermazione constatazione di una situazione di fatto, di una condizione 
dei tempi, appunto una maledizione, quindi non accettabile, da superare 
senz’altro. Non è forse una richiesta serena, non piccata, anzi gioiosa 
di parità uomo-donna?
Anzi più avanti, nel raccontare il suo sforzo per imparare qualche parola 
di spagnoloscrive proprio di parità, meglio di sentirsi al pari 
con il suo miglior medico, sempre con un tono garbato di fine ironia: 
Vedete che anch’io, per puro amor vostro e quasi per sentirmi al pari con voi 
col solo emulare i vostri sforzi, sto imparando qualche parola di spagnolo?”
E ancora, con più sicurezza di giudizio, senza spirito di rivalità tra i sessi:
Nella notte dell’ignoranza, nel gelo di un mondo sconosciuto e avverso, 
poche persone (tutti uomini, ahimè: alle donne questa prerogativa 
non è riconosciuta) portano la fiaccola della scienza contrastando il buio 
con la loro debole fiamma.”
Caro prof. Scapece, questa Elisabetta di Boemia ha un’idea così chiara 
e naturale della parità dei sessi da destare un’ammirata attenzione. 
E forse potrà ben figurare nelle biografie dell’Enciclopedia delle donne.
O no?

 Severo Laleo

mercoledì 8 marzo 2017

Una donna dovrebbe guidare l'Italia?



"Ora una donna dovrebbe guidare l'Italia"
si legge in un titolo de lastampa.it
quasi a sintesi di un sondaggio per La Stampa dell’Istituto Piepoli.
Oddio, l'auspicio appare desiderabile, e molto,
solo a pesare le "virtù" di quasi tutti i leader (maschi alfa)
di qualsivoglia parte di questa travagliata repubblica
a partire dalla "discesa in campo" di Silvio
(i leader, si sa, amano essere acclamati per nome).
Ma una guida di donna non può di per sé cambiare il sistema.

E sarà anche vero, secondo il sondaggio,
che "i cittadini italiani esprimono la loro convinzione
che più donne alla guida del Paese garantirebbero maggiore spazio
per le politiche giovanili, più attenzione per le politiche
di conciliazione, per il contrasto alla povertà e alle discriminazioni,
più vicinanza ai bisogni di tutti.E ancora, che “nel 70 per cento
dei casi gli italiani affermano che voterebbero per un movimento
con leader donna e una maggioranza di dirigenti donne."
Ma anche questo non risolve i nostri guai.

Il problema guaio è il monocratismo e la sua conseguente struttura
di lotta politica, ispirata ancora alla lotta primordiale
tra maschi alfa: non è cambiato niente fino a oggi,
anche a leggere Panebianco!
E' la figura del leader monocratico, uomo o donna che sia,
a non funzionare, perché la logica del "duello" non è una scelta
di civiltà, ma un residuo della pratica del branco.
Se riusciamo a trasformare/superare il monocratismo di sempre,
adottando per il futuro strutture di potere duale, di coppia,
un uomo e una donna sempre, forse le proposte di decisione,
vagliate in organismi di gestione a perfetta parità uomini-donne,
potrebbero acquistare un più di civilizzazione.
O no?

Severo Laleo