mercoledì 25 aprile 2012

Il cattolicesimo di Formigoni s’affloscia nel salame




Ieri sera, a Matrix, l’integerrimo, dalla vita specchiata,
Presidente della Regione Lombardia,
il cattolico di Comunione e Liberazione Formigoni,
orgoglioso dell’eccellenza del suo servizio sanitario,
e attentissimo a separare la sua azione pubblica di governo
dalle sue vacanze private di gruppo,
a proposito del San Raffaele, ospedale dalla mala gestione,
ma dall’eccellente, appunto, servizio,
tira fuori, un po’ a sorpresa, la metafora del salumaio, e afferma,
più o meno: “A me non interessa chi è il salumaio,
come gestisce il suo negozio, se è un delinquente o no,
a me interessa se è buono il suo servizio, il suo prodotto.
A  me interessa il suo salame”.
Proprio così! Gusto letterario a parte.
Appare evidente a tutti che il ragionamento in sé è sul piano politico,
e sociale, e della civiltà del diritto, molto discutibile e pericoloso
(su questa linea è possibile giustificare anche comportamenti mafiosi),
ma è ancora più grave che a esprimere ragionamenti (si fa per dire!) del genere,
di stravolgimento di una visione etica e religiosa, sia un cattolico praticante.
In verità, per un cattolico semplice, non Presidente di Regione,
tutto ciò che viene da un “buon” salumaio è buono, sempre,
anche a prescindere dalla qualità del suo salame:
omnia munda mundis;
ma se il salumaio serve un buon salame, ed è insieme un poco di buono,
forse bisognerà stare attenti anche al salame.
O no?
Severo Laleo

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