Sabato 5 Settembre, rapida visita di Ravenna.
Biblioteca “Casa
di Oriani”, mercatino in Piazza San Francesco,
arancini al Bar Palumbo, passeggiata, verso i
monumenti
Patrimonio
dell’Umanità, per via Ricci.
All’improvviso il mio phabletcamera si blocca, d’istinto,
per un’istantanea, a una minuscola, discreta,
semplice targa
di gentil senso: una rosa rossa, mosaico of course, in campo verde
a esprimere un’idea, una volontà, una propensione,
una scelta,
un programma, una realtà: “Ravenna, città amica delle donne”.
E subito il Samsung
s’agita con whatsapp per un ampio
giro a “condividere”.
Ottimo, Ravenna!
Eppure, appena il tempo di giungere, per un caffè,
a Piazza del Popolo, e la città amica delle donne svanisce,
incredulo il lettore, tra le parole di un
editoriale
di Federica
Angelini sul giornale “Ravenna e dintorni”,
dal titolo “Le
donne, le elezioni e il progresso”,
per caso sfogliato al bianco tavolo d’angolo del
bar.
Scopri così che la città amica delle donne non riesce
a esprimere una candidatura femminile per la guida
della città. Forse è perché, scrive Angelini, ascoltando in giro,
“le donne,
anche quando ci provano, poi mollano: perché sono
più
intelligenti e capiscono che non ne vale la pena, perché scoprono
che la vera
essenza della vita è nella famiglia o negli affetti,
perché la
politica è per stomaci forti e livelli di testosterone alto”.
E amara conclude: “C’è solo da sperare che non sia vero quello
che ci siamo
raccontati per anni: e cioè che avere delle donne
nelle stanze
dei bottoni può essere utile a raggiungere decisioni
più
equilibrate e di maggior successo. Oppure tocca sperare
che a casa i
mariti si consultino con mogli, madri,
compagne e
sorelle. Difficile chiamarlo progresso”.
D’accordo Angelini!
Pare così, purtroppo! Il Progresso
è ancora da costruire. Anche perché fino a quando
la Politica
sarà dominata da Maschi Alfa, temuti e riveriti
da maschi perdenti e petulanti, fino a quando il
vertice
di un Potere sarà affidato a un Monocrate,
uomo o donna, non importa (il monocratismo nelle
istituzioni
è comunque l’esito storico del maschilismo, non
altro),
fino a quando testosterone
e stomaci forti (quindi smisurate
ambizioni)
si contenderanno il Comando, la Guida,
la Direzione, fino a quando le donne saranno
chiamate,
per decisione ad
libitum di un qualche Monocrate,
spesso maschio, e non da una civile norma
giuridica,
a partecipare in numero pari in ogni sede di
governo,
non si potrà parlare di progresso. Almeno in
Politica.
Chissà, forse sarà bene sperimentare il bicratismo.
O no?
Severo Laleo
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