A leggere i sondaggi, oggi in giro, riguardanti l'orientamento
della "gente" nei confronti della decisione del governo
di sbarrare la strada a chi fugge da guerre e fame,
la stragrande maggioranza, oltre il 60%, si dichiara
favorevole a questa politica di bloccare ogni nuovo arrivo.
A prescindere.
Per la precisione il 64%!
Praticamente, per il 64% della 'gente' d'Italia,
è giusto che i paesi civili, e noi tra questi (mah!), si possa
decidere secondo il nostro volere e interesse
del destino dei poveri del mondo.
Voglio scrivere subito, anche se solo per poche persone amiche,
che non sarò mai in quel 64%.
E non perché sono buonista,
non perché ho una antica formazione cristiana,
non perché all'origine della nostra cultura occidentale
è scritto anche il rispetto per ogni straniero,
non perché sono di sinistra,
non perché ho letto Bauman,
non perché sono convivialista,
non perché per l'estensione dei diritti
ha speso una vita Stefano Rodotà,
non perché voglio negare la gravità del problema,
semplicemente perché ritengo che ogni persona,
per il semplice fatto di essere in vita,
dovunque sia nato nel mondo,
qualunque sia il colore della sua pelle,
qualunque sia la quantità di beni in suo possesso,
abbia il diritto di scegliere, in sua libertà,
dove andare, che fare, che pensare,
con un solo limite: il rispetto della libertà del suo simile,
della persona dell'altro.
Se il principio è in sé valido, ed è riconosciuto valido,
ogni organizzazione sociale e stato, singolarmente
o in "federazione/associazione", ha il dovere
di predisporre ogni strumento e misura per la realizzazione
di tanto diritto.
Per una nuova politica universale dei diritti.
O no?
Severo Laleo
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