sabato 15 giugno 2019

La fortuna delle tre "I" da Berlusconi a Lotti


Dopo le tre "i" di berlusconiana memoria (inglese, impresa, informatica),
proposte per dare nuova linfa a una vecchia Scuola, anche Lotti,
per dare nuova scossa a una "vecchia" Politica, propone non di introdurre,
ma di liberarsi di altre tre i: ideologia, invidia, ipocrisia.
Ecco il testo lottiano:
"Quanti miei colleghi, durante l’azione del nostro governo e dopo, 
si sono occupati delle carriere dei magistrati? Davvero si vuol far credere 
che la nomina dei capiufficio dipenda da un parlamentare semplice 
e non da un complicato quanto discutibile gioco di correnti della magistratura? 
Davvero si vuol far credere che la soluzione a migliaia di nomine sia presa 
nel dopo cena di una serata di maggio? Davvero si vuol prendere a schiaffi 
la realtà in nome dell’ideologia, dell’invidia, dell’ipocrisia?"
Il Lotti usa le tre "i" per difendere la sua posizione politica,
tutta immersa nella "realtà", contro chi l'accusa di trame inammissibili.
Per Lotti le trame inammissibili sono  pane quotidiano e per giunta inutili.
Buone solo per le chiacchiere di moralisti senza morale.
Secondo il nostro giovane uomo già di governo, ma ancora in servizio,
chi l'accusa di aver partecipato a incontri per decidere le carriere dei magistrati
è notoriamente incapace di comprendere  la "realtà",
perché affetto da ideologia, invidia (?) e ipocrisia.
Chissà, forse questa è la nuova morale del riformismo nella sua  versione
toscana, senza ideologia (cioè, senza princìpi etici),
senza invidia (boh! la parola è entrata nel lessico politico soprattutto
grazie a Berlusconi, e aveva, nel suo caso, una qualche giustificazione;
ma invidia, in questo caso, pare proprio fuori misura),
e senza ipocrisia (nel senso: perché scandalizzarsi, si sa che gira così!).
O no?
Severo Laleo

P.S. Spero esistano davvero magistrati, soprattutto con funzioni dirigenziali,
dalle carriere libere e indipendenti.

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