venerdì 5 luglio 2019

Ritorno al paese, il vecchio compagno di scuola e il reddito di cittadinanza



E' bene essere subito chiari. Scrivo da partigiano del reddito di cittadinanza.
Non solo. Ho sempre ritenuto, invano, anche da militante della sinistra sociale,
un dovere della politica (e di ogni governo) garantire ai "bisognosi"
un reddito di dignità, quel minimo di entrata sicura a garanzia di un minimo
di autonomia nel decidere di che vivere.
E nel passato non è mancato, in area comunista e cattolica, il dibattito,
tanto ampio quanto improduttivo, sulla questione della povertà in Italia.
(Ricordo Ermanno Gorrieri Presidente di una Commissione ad hoc.)
Ma, stranamente, in un Paese di ladri e corrotti si aveva paura, anche a sinistra,
di spendere soldi per dare un po' di respiro di libertà dal bisogno ai poveri!
Per fortuna, almeno su questo specifico tema, si è bene speso il M5S.
Oggi il reddito di cittadinanza c'è.
Così, tornando al paese, d'estate, chiacchierando con un vecchio compagno
di scuola, un pensionato povero, ho provato la gioia, sì la gioia,
di sentire una storia di sereno sollievo, grazie al reddito di cittadinanza,
dalle strette penose di un reddito insufficiente.
Finalmente un'idea politica impattava positivamente sulla qualità della vita
di una persona.
Ecco due parole di questa storia.
All'inizio di quest'anno, per tutta una serie di guai, il mio vecchio compagno
di scuola si era indebitato oltre misura, e da persona scrupolosa
e ricca di dignità si era chiuso in casa intristito e senza possibilità
di chiedere altri aiuti.
Mi ha parlato con un groppo in gola: "credimi...credimi...credimi".
Una condizione di disagio importante, e di amarezza.
Quasi da povero "vergognoso".
Poi è arrivato il reddito di cittadinanza e insieme la serenità di avere
la sicurezza di poter pagare l'affitto, di restituire i prestiti, di organizzarsi la vita,
di uscire di casa e tornare a sorridere, anche di nuovo al bar.

Intorno al reddito di cittadinanza si potranno raccontare storie diverse,
positive e negative, ma a me è bastato il racconto del mio vecchio compagno
di scuola per dire, nonostante tutto, un "grazie" al M5S.
O no?
Severo Laleo



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