domenica 7 luglio 2019

Crepet, ma che dici



Tutti possono parlar di scuola. Certo! Anzi, da vecchio uomo di liceo,
ascolto, capisco, e provo a comprendere, anche in prospettiva
di qualche cambiamento, ogni possibile interlocuzione; discutere
dei problemi dell'educazione delle nuove generazione credo sia sempre utile.
Ma sentire Crepet (profittando di un post apparso oggi nella mia pagina Fb,
ma datato 2017: non è mai troppo tardi!) parlare del "coraggio di bocciare",
rivolgendosi, immagino, a docenti "buonisti", sentire Crepet ritenere
addirittura "indispensabile bocciare", perché "un quattro è un’esperienza 
mistica...è un’esperienza meravigliosa" (Crepet, anche tu, esperto
della sofferenza di esclusione/solitudine degli adolescenti!), sentire ancora
Crepet affermare, a prescindere, che "una scuola che non boccia è una scuola 
marcia...una scuola che insegna il principio che siamo tutti uguali insegna 
una grande bugia", è davvero troppo.
La scuola che boccia, caro Crepet, che dà quattro, che premia il merito,
è ancora e sempre la scuola del trinomio lezione-interrogazione-voto.
Una scuola vecchia, vecchia. La scuola di cui abbiamo bisogno
è una scuola sì seria e severa, ma che accoglie, promuove e cura.
Per la civilizzazione della nostra società.
Bocciare a scuola (si parla di minori, sino ai 18 anni!) da parte di chi insegna
e segue e cura le persone bisognose di apprendimento, equivale,
da parte di chi segue e cura le persone con disturbi psichici (Crepet!),
a buttar fuori dal "banco" medico la persona malata.

O no?
Severo Laleo

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