lunedì 13 febbraio 2023

Elezioni regionali: una democrazia "familiare" e di clienti. Il sorteggio

 A sentire i commenti dei Presidenti di Regione, or ora eletti, e della stessa Presidente del Consiglio (ma non solo, il coro è molto diffuso, purtroppo), pare che in Italia abbia stravinto il centro-destra e pare che la democrazia non ne abbia a soffrire per l'astensione record, anzi -si insiste, Meloni soprattutto- con il voto appena conteggiato il Governo si è rafforzato.

Il Governo si è rafforzato? Mah!

Il Presidente Fontana afferma che ha governato bene e che i risultati gli danno ragione, oltre le sue aspettative (sic!): 

e questa è comunque la democrazia, va sempre rispettata e non sminuita! 

Nel Lazio, dove aveva mal governato la sinistra, la destra, con una sua proposta di alternativa (sic!) -ne è  convinto il neoeletto Rocca- è riuscita a stravincere, perché comunque di alternanza vive la democrazia. 

Poi, sì, aggiungono qualche commento preoccupato sulla scarsa partecipazione al voto, ma subito "si invitano", con una sincerità vuota, a proporre "qualcosa", durevole quanto la vita di un moscerino notturno, per richiamare nel futuro "la gente" al voto e alla partecipazione. E senti ripetere: "saremo vicino alla gente". Litanie.

Sono tutti contenti e loquaci e non s'accorgono  che il problema non è l'astensione, ma il fatto che alle urne si sono recate/i, con l'eccezione di qualche "buon samaritano", soltanto parenti, familiari, 

amiche/i delle/gli innumerevoli candidate/i

presenti nelle numerose liste, e clienti beneficate/i nel passato e/o in attesa di benefici nel futuro. Tanto è il 40% circa!

Ora, se a partecipare al voto è solo chi è direttamente o indirettamente coinvolta/o,

il fallimento della democrazia rappresentativa è totale (anche se la democrazia ha sempre risorse infinite e imprevedibili, specie se un popolo è ben "educato").

Ormai, almeno nelle Regioni, per un motivo o l'altro, già vige la democrazia "familiare", amicale e di clienti. Le persone normali, libere, deluse, ormai sconfortate, non votano più e esprimono con l'astensione un forte dissenso nei confronti di tutta la classe politica. E a guardar bene, e in profondo, non hanno torto. Il voto non indica più  una direzione di progetto, ma solo un miscuglio di interessi parcellizzati. L' idea di bene comune è morta.  

Forse, visto il totale e generale disinteresse per il confronto elettorale, e considerate anche le scarsissime motivazioni ideali (per non dire altro) di gran parte di candidate/i, è ora di prendere in considerazione, almeno per le elezioni locali/regionali, e per un periodo magari transitorio, il sistema del sorteggio per la scelta di chi sarà chiamata/o ad amministrare (a parità di genere) città e regioni.

Peggio non potrebbe andare, e ne guadagnerebbero tutte/i.

O no? 

Severo Laleo


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