giovedì 23 febbraio 2023

La guerra è (ancora) il marchio (maschile) della ferinità. La sacralità del diritto è una gabbia mortale. La parola è la pace

 24 febbraio 2023.

Compie un anno la guerra tra Russia e Ucraina. Ed è ormai chiaro a tutte/i: la sua pericolosità supera la pericolosità di ogni altra guerra in atto nel mondo (e sono tante e tragicamente spaventose e disumane), perché è una guerra nel cuore della nostra Europa, di quell'Europa uscita dalla seconda guerra mondiale (la guerra scatenata dal nazismo), con la volontà democratica e morale di non ripetere l'errore fatale e di obbedire a un convinto "mai più", con l'idea di risolvere ogni contesa con altre "armi", con il progetto di unire e non dividere. 

E invece siamo ancora una volta caduti nella follia e di uccidere persone, militari e soprattutto civili, e di distruggere ogni bene materiale, per un confine, per la porzione di un territorio, per un tratto di mare. Per non dire di altri interessi non sempre noti alle normali persone. (Non esiste democrazia "nuova" senza assoluta trasparenza.)

C'è forse tra le persone di una qualsiasi comunità chi possa ritenere razionale, legittimo, moralmente compatibile con la difesa della vita, un tanto infausto evento qual è la guerra? 

Non esiste il "sacro suolo" nel silenzio, in assenza di discorso/dialogo. Non decidono la vita delle persone la sacralità (inventata) del suolo o il diritto stabilito (sacro) una volta per tutte: al contrario, è la parola, laica e razionale, a produrre la civiltà della vita. La parola, il discorso, il dialogo.

È mai possibile tanto dolore nel 2023? 

Una storia millenaria di guerre alle nostre spalle possibile non abbia ancora insegnato a  chi governa (quasi sempre dominato dalla cultura maschilista del vincere in duello) che un confine, un pezzo di territorio non valgono mai la morte di tante persone, il dolore di tante persone, la sofferenza di tante persone, la distruzione di tanta ricchezza? Che confini e terre sono muti e che uomini e donne hanno la parola?

Le persone, in questo nostro mondo aperto e globalizzato, non sono, né vorrebbero sentirsi, chiuse nella gabbia dei confini, vorrebbero "volare" senza barriere, intessere nuove relazioni, sperimentarsi altrove, conoscere e amare, se non fosse per le fissazioni malate dei capi di governo, sempre decisi ad arrivare fino in fondo, fino alla fine (abbiamo sentito anche questo!), maschi e infantili.

Se fossero le singole persone, in ogni parte del mondo, libere di decidere le guerre, molto probabilmente si seguirebbero altre strade nella soluzione dei conflitti. Forse sarebbe possibile un "contrapporsi senza massacrarsi", specie se tutte/i prendessero parte a tutte le iniziative di pace sparse nel mondo in questi giorni, in attesa di una universale, memorabile manifestazione.

La "parola" di tutte/i noi insieme è la pace.

O no?

Severo Laleo

P.S. Oggi 27 Febbraio leggo su Domani un articolo di G. Segre molto utile per una riflessione seria sul da farsi nella situazione attuale di guerra tra Ucraina (occidente) e Russia (il non occidente): "il sogno di sopravvivere dell'uomo spesso si è dimostrato più forte della logica".

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