mercoledì 28 giugno 2023

Istituzioni sguaiate: il governo Meloni

 



Era forse possibile prevedere, con l'arrivo a Palazzo Chigi di una signora quale Presidente del Consiglio, un continuo rozzo degradarsi della cultura istituzionale in Italia? Non era così scontato.


È pur vero che nella nostra storia politica tra Presidenti del Consiglio, Ministri e Parlamentari s'era già assistito a forme di sguaiataggine istituzionale, ma queste apparivano isolate e cmq irripetibili, legate strettamente a momenti di crisi in particolari passaggi politici, ora, al contrario, con la nuova Presidente del Consiglio (per non dire di altre istituzioni), la sguaiataggine è diventata sostanza argomentativa direttamente in Parlamento e, insieme al penoso ricorso a guizzi teatrali e gonfi di vuota retorica, spegne definitivamente il rigore e la serietà del confronto politico. 


Non a caso, a partire dagli strappi, in parole e in opere, di Berlusconi, (gioiosamente applauditi dalle sue truppe), le nostre istituzioni hanno registrato via via un rapido inabissarsi nella vergogna (Ruby, nipote di Mubarak, anche per la nuova Presidente del Consiglio!), grazie a una diffusa complicità di stolidità e convenienza di troppe/i. Persino gli oppositori, seguendo interessi di ceto, hanno tentato nel degrado solo di guadagnare posizioni di potere, tanto calpestato era stato il senso dell'agire democratico.

E senza riforme la stessa Costituzione fu stravolta: parve "normale" il passaggio dalla sovranità popolare alla sovranità del leader!


In realtà da un pezzo, senza alcun ripensamento/pentimento, il confine tra il comizio sguaiato e la postura istituzionale è saltato, in maniera insopportabile (si pensi al "pizzo di Stato"!). E tanta confusione irrispettosa continua ad alimentare il rifiuto del voto di molte/i in un'astensione critica e consapevole. Le persone chiedono serietà e sono più avanti del ceto politico, specie ora.

Forse il redde rationem non è tardi a venire, e molte/i fuggiranno di vergogna quando scopriranno la differenza netta, anche in politica, tra pressappochismo e competenza, tra sguaiataggine e riflessività.

O no?

Severo Laleo 


P.S. Per fortuna resiste l'esempio di Mattarella, in quanto persona e in quanto Presidente della Repubblica (sia pure troppo paziente).

lunedì 26 giugno 2023

Tocca all'Europa dare un senso alla democrazia delle persone

 Leggendo i giornali di questa mattina, 26 giugno 2023, dopo il (fallito) colpo di stato in Russia del 24 scorso, giorno del nostro bel San Giovanni a Firenze, ti trovi davanti a un diffuso, sempre uguale dappertutto, racconto, abitudinariamente già scritto e acritico e senza domande: potrai così leggere la storia del golpe, la storia della Russia, la storia della guerra in Ucraina, secondo un canone che potrei dire di personalizzazione del potere, anzi della storia del potere dal punto di vista dei "capi". Si parla di Putin, di come Putin intende il potere, delle sue scelte libere e obbligate, dei suoi metodi violenti, in breve del capo Putin; idem per il "capo" Zelensky, per non dire del "capo" Prigozhin, e degli altri capi in Oriente e in Occidente. Il nome dei "capi" diventa il nome stesso di un Paese. E non sempre esiste coincidenza.

Se i giornali partecipano a scrivere la storia, ebbene questa storia è una storia di "capi" e di ogni assillo di questi. In siffatto racconto è scomparso completamente il ruolo/potere dei popoli, sono scomparse completamente le persone; la democrazia delle persone è solo un'inutile espressione. A nessuna/o, né a Oriente né a Occidente, interessa sapere quali siano veramente le preoccupazioni e i pensieri dei popoli. Che sappiamo noi, e chi scrive il racconto dei dubbi delle persone della Russia rispetto alla guerra in Ucraina? Che sappiamo noi e chi scrive il racconto delle angosce delle persone sotto attacco in Ucraina? Che sappiamo noi e chi scrive il racconto delle riflessioni accorate delle persone in Occidente, in Usa e in Europa, in relazione alla guerra e alle sue chiare e note conseguenze di morte e distruzione? Che sappiamo noi dell'idea di pace di milioni di donne e uomini in Italia e nel mondo? Nulla o molto poco; il disinteresse del mondo dell'informazione nei confronti del sapere/agire democratico delle persone tutte è inversamente proporzionale all'interesse mediatico per il "pensiero/azione" delle persone dei capi: quasi nullo il primo, alle stelle il secondo. E non ci si accorge così, maledettamente e stupidamente, di alimentare derive autoritarie dappertutto. 

Siamo nel 2023 e ancora non abbiamo, qui, da noi, in Occidente, tra stati a democrazia moderna, un'idea chiara di democrazia tout court di fronte alla guerra. È ora di dar voce alle popolazioni, con referendum ad hoc, consultivi e/o deliberativi, su pace e guerra e agire di conseguenza. Bisogna mostrare al mondo la "potenza" libera della democrazia delle persone e dare un esempio al mondo dell'esistenza di persone in grado di decidere del proprio futuro, obbligando chi è chiamato a governare a rispettare la volontà generale. Si tratta di un esempio produttivo di per sé di cambiamenti, anche là dove vigono sistemi autoritari. 

È difficile prevedere/dirigere la storia, ma scegliere il da farsi è responsabilità oggettiva di chi ha il dovere di decidere/scegliere, anche innovando con coraggio. 

Soltanto un'ultima cosa. Il richiamarsi a una democrazia delle persone inciderà anche sulla cultura del "potere": fare la storia dei capi, sempre tutti maschi, specie in relazione alla guerra, è dare forza a una cultura già morta (forse è solo un augurio!) nella coscienza delle nuove generazioni, ma sempre pericolosa: la cultura patriarcale del maschio monocrate. Abbiamo esempi, sia pure a volte pacchiani, di questa torsione maschilista del potere (anche se a governare è una donna monocrate!); basta guardare alla storia recente degli Usa, del Brasile e, per altri aspetti (personaggi fuori "norma" democratica), della Gran Bretagna e dell'Italia.

Forse è ora di un risveglio di slancio per la democrazia delle persone.

O no?

Severo Laleo

sabato 24 giugno 2023

Dov'è la democrazia delle persone, dov'è l'idea di pace universale...

... se nel caos oggi della Russia la sventurata ipotesi di una guerra disastrosa/catastrofica è sempre nelle mani di maschi, alfieri, senza scrupoli per ogni uso, dei sistemi criminali delle armi, alla Putin, alla Zelensky, alla Prigozhin, alla Kadirov, alla Erdogan, sostenuti/contrastati da altri maschi, vittime, senza il coraggio di nuove idee, di incivili irripetibili retoriche, alla Biden, alla Macron, alla Scholz?

Forse è ora di dar vita a continue, periodiche manifestazioni planetarie di tutte le persone civili, da organizzare, in tutto il mondo appunto, con il contributo determinante del femminismo pacifista

O no?

Severo Laleo

venerdì 23 giugno 2023

Anche tra piccioni il terzo gode

 Un pezzo tondo di biscotto al taglio di marciapiede in una strada grigia di Marsiglia senza sole con note acri e senza senso di gabbiani. E intorno tre piccioni, di colori e sesso indistinguibili, a distanza differenziata dal tondo soldo di biscotto. 

Una distanza, a occhio, proporzionale al peso/forma corporeo. A beccare con caparbietà e senza rivali è il piccione più grande. Becca e sposta il soldo, di poco, verso il piccione appena più smilzo, ma ardito. E s'azzarda questi a prendere il suo battente boccone. Osserva, acuto e attento, a un passo di donna, sornione potresti dire, immobile tra passetti di riposizionamento, il piccioncello sveglio.

Il gran piccione, stupido e prepotente, prepotente perché stupido, allontana a beccate in testa l'ardito smilzo, lieto comunque di rubare bocconi. E così una, due, tre volte, ma l'ardito smilzo non demorde. Il prepotente stupido perde la pazienza e insegue minaccioso a passetti velocissimi l'ardito smilzo oltre il limite, abbandonando il trofeo biscotto.

Un regalo inaspettato per il piccioncello, pronto a battere beccate indisturbato e svelto. Ora anche Marsiglia sorride con una nuova sfera di luce di sole traverso: sono le 8 e già tutto intorno vive.


giovedì 15 giugno 2023

Berlusconi è morto: Meloni e l'elogio nuovo dell' "oltraggio"

 La persona Berlusconi ha vissuto il suo ciclo terrestre a suo modo.
Ora riposi in pace.
Chi ha vissuto intorno a Berlusconi, con Berlusconi e di Berlusconi
ha già consolidato il suo giudizio sul "capo", sull'"amico",
sulla "persona cara", anche se, modificatosi ora il vincolo di relazione,
qualcosa cambierà nei giudizi. Si vedrà.
In verità i cambiamenti di giudizio in politica sono la regola:
solo qualche mese fa, Berlusconi ha maltrattato Meloni
(per il suo "comportamento arrogante, supponente, prepotente, offensivo"),
e a sua volta Meloni ha ben ricambiato, maltrattando Berlusconi
(con la minaccia: "non sono ricattabile"). Complimenti molto chiari
e puntuali!
Ma nel giorno del dolore Meloni torna al giudizio pieno:
"Con lui l’Italia ha imparato che non doveva mai farsi imporre dei limiti.
Ha imparato che non doveva mai darsi per vinta.
Con lui noi abbiamo combattuto, vinto, perso molte battaglie.
E anche per lui porteremo a casa gli obiettivi che, insieme, ci eravamo dati.
Addio Silvio”.
E per lei è giusto così: senza Berlusconi (questa forse per lui è la sconfitta
più cocente) la destra nostrana sarebbe fuori gioco.
"Con lui l’Italia ha imparato che non doveva mai farsi imporre dei limiti."
Ecco il senso ideologico della destra nostrana: "mai farsi imporre dei limiti".
Il non fermarsi davanti ai limiti è una caratteristica tipica della destra
italiana e, a dire il vero, anche di Berlusconi, totalmente insofferente
dinanzi ai "limiti", al punto, tra tanto altro, da trascinare, andando
oltre ogni limite di decenza, la sua parte in Parlamento a votare
"Ruby, nipote di Mubarack!"
E la Presidente attuale del Governo non ebbe allora alcuna remora
di sapore istituzionale e votò in silenzio obbedendo ad altro.
(di recente la cultura istituzionale della Premier è scesa a zero
con la trovata invereconda del "pizzo di Stato").
Torna così, attraverso il ricordo potente di Berlusconi, l'elogio
dell' "oltraggio", dell'andare oltre, del "non farsi imporre dei limiti".
Anche un altro Presidente del Consiglio, da sinistra (si fa per dire!),
ebbe l'ardire di non porsi limiti, invitando anche i "suoi" a non porsi limiti.
Eppure, se esiste una/la democrazia è proprio grazie al rispetto dell'idea
di "limite"; senza una "cultura del limite" non può esistere democrazia,
e nessuna parità tra cittadini/e, tra uomini e donne, tra chi ha e chi non ha,
tra chi "è" e chi "è in cerca di essere".
Chi non sa "fermarsi" prima dell'oltraggio, chi non sa "imporsi limiti",
perché rifiuta di riconoscerli nelle leggi e nella presenza/rispetto dell'Altro,
è fuori dalla democrazia.
Chi non coglie l'importanza fondamentale del limite, tende ad imporre
agli altri solo la propria visione.
Purtroppo questa è la destra nostrana. Una destra sì incoraggiata
da Berlusconi, ma insieme da Berlusconi anche trasformata
in populismo antiStato (chi non ricorda la scalinata "occupata"
del tribunale di Milano?)
L'autoritarismo confina sempre con la negazione dei "limiti",
proprio là dove ogni fascismo trova fertile terreno per insediarsi.
O no?
Severo Laleo