venerdì 26 gennaio 2024

Il culto del capo è il culto del mocratismo. In attesa del bicratismo

 Le parole di Mattarella per la Giornata della Memoria sono forti, chiare e condivisibili: "Il culto della personalità e del capo sono stati virus micidiali, prodotti dall'uomo, che si sono diffusi rapidamente, contagiando gran parte d'Europa, scatenando istinti barbari e precipitando il mondo intero dentro una guerra funesta e rovinosa". 

Perfetto! Eppure, il culto del capo è anche il culto dell'istituzione in sé del "capo", cioè di un'istituzione in sé monocratica; in una parola, è il culto del monocratismo (e il mondo è pieno di monocrati e aspiranti monocrati: Trump, il nuovo premier figlio del "premierato", solo per fare due esempi a noi "prossimi"). 

E perché è ancora affidato, in molte parti del mondo, sia pure con differenti sistemi di pesi e contrappesi, il "governo" a una figura monocratica? 

Ha il monocratismo una sua origine, una sua storia culturale? Non è forse figlio di un potere nato, cresciuto, alimentato da una cultura maschilista? Non è forse il vincitore di un duello tra maschi? 

Forse il bicratismo risponderebbe meglio a una visione moderna e inclusiva e estesa della democrazia. L'organizzazione del potere non può non corrispondere all'universo mondo di uomini e donne, e non può non essere a "due". 

Forse i femminismi dovrebbero dedicare molto più spazio a riflessioni sulle possibili riforme istituzionali a misura di genere.

O no?

Severo Laleo

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