A Firenze, in città, non esistono le lucciole. E, se esistono, non è facile scorgerle. Poi all'improvviso appaiono o, meglio, è capitato siano apparse. In primavera piena. A Maggio. Il 27. Di notte. Anni fa, oltre il tempo di una generazione.
E tu torni a casa, attraversando Piazza Indipendenza, e un botto forte, strano, da sentir malvagio, scuote il sonno di chi dorme e interroga chi è sveglio per strada.
"Che sarà successo?"
E senza sapere crescono noti i tuoi passi verso casa. Fretta di solitudine. Forse per una vaga paura. E ti trovi già al cavalcavia ferrato ai Ponticini. È buio nero. Le luci sono tutte spente. Chissà perché? Ma la scarpata di misera e inosservata siepe è illuminata dalla danza delle lucciole. Cadenzata. Rapida. In alto e di giù. Un meraviglioso disordine di lampi in quel pezzo di verde scomposto, lungo e senza cura. Leggeri diventano i tuoi passi e si scoprono sorridenti di puerile stupore: le lucciole, le lucciole! A Firenze!
Solo l'indomani scoprirai nei battiti di luce delle lucciole il pianto di Firenze per la strage di via dei Georgofili.
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