mercoledì 22 gennaio 2025

Michelle Obama o dell'opposizione politica radicale

 Il gesto di Michelle Obama di non essere presente alla cerimonia di insediamento di Trump si vuole continuare a credere sia una scelta politica di gran respiro, con un implicito disegno di lotta politica senza cedimenti sul valore della democrazia delle persone (di ogni persona, a partire dalle donne).

Il gesto di Michelle Obama potrebbe rappresentare un esplicito e sensato smarcamento da un'idea della politica quale sfacciato ottenimento e uso del Potere da parte del Maschio Alfa Trump (e da un gregge di suoi sostenitori, anche egregi).

Non a caso questa scelta di opposizione politica radicale viene proprio da una donna e proprio nel momento di più significativa visibilità.

Riflettiamo: cos'è il mondo di Trump, se non un mondo a misura e dominio del maschio? Con altri maschi intorno a lui tra i più ricchi del mondo? Che hanno dimostrato -la ricchezza di per sé non è malvagia, è  solo da limitare- di sapere inseguire solo interessi strettamente personali, alleandosi con chi in politica non li ostacoli con norme e regole civili, presi come sono dall'ambizione miserevole/inutile/competitiva di raggiungere il massimo del profitto in ogni campo, dal danaro al potere politico. 

Michelle Obama, con la sua assenza rivela un'altra visione della vita da spendere nella società, una visione non dominata da un interesse personale e particolare, non dominata dall'accecamento del Danaro e del Potere-consapevole forse di quanto avvilimento per la persona possa recare con sé il dominio del Danaro e del Potere-, rivela al contrario Michelle Obama una visione fondata sul rispetto di ogni donna, di ogni persona a prescindere dal suo "genere".

Nel mondo maschio di Trump la donna è accolta (si fa per dire!) solo se complementare al potere maschile. 

Ora, se non si rovescia questa ora vincente visione del Potere dalla radice, la democrazia non potrà mai essere piena. 

Forse solo la rivolta delle donne, a cominciare dalla rivolta etico-politica di Michelle Obama, potrà salverà l'America e dare senso pieno alla democrazia delle persone. 

O no?

Severo Laleo

domenica 19 gennaio 2025

Landini il "folle" e il "tetto" alla ricchezza

 Apprende Landini con precisione nella trasmissione Accordi&Disaccordi sul Nove che il patrimonio di Musk è di 428 miliardi di dollari; è impressionato Landini e dichiara di non riuscire "nemmeno a capire" cosa possa significare tanta ricchezza, se non una follia, non ne comprende la dimensione e aggiunge "una cosa che può apparire ancora più folle: io penso che siamo arrivati al punto in cui bisognerebbe mettere un tetto alla ricchezza".

La "cosa" di Landini, almeno in questo blog, non appare certo "folle", anzi appare sensata e in linea con l'esistenza stessa della democrazia. 

Porre un limite alla ricchezza (si possono trovare tante strade legittime, concordabili tra le parti, per combinare intraprendenza personale e solidarietà sociale!) con insieme porre un limite alla povertà (esistono, e già  sperimentate, molte soluzioni sul punto) è la più vera azione di politica di tutela delle libertà di ogni persona, un'azione senza la quale non si potrà mai parlare di democrazia avanzata (dove magari sia anche garantita la parità uomini/donne nelle istituzioni, fino al bicratismo).

O no?

Severo Laleo

venerdì 17 gennaio 2025

Michelle Obama e la democrazia della comunicazione pulita

 Scrive oggi, 17 Gennaio, Gramellini nella sua Rubrica sul Corriere della Sera a proposito dell'annunciata assenza di Michelle Obama alla cerimonia di insediamento di Trump: "Razionalmente sto con Barack, perché le democrazie si reggono sul bon ton: c’è una cortesia istituzionale da rispettare, altrimenti si diventa identici a Trump, che infatti disertò l’insediamento di Biden. Però d’istinto mi vien da pensare che, se tutti ci comportassimo sempre come Michelle, il mondo sarebbe un posto più semplice. Se non da vivere, almeno da capire". 

Si può anche essere d'accordo con Gramellini, ma la sua idea della necessità di rispettare il bon ton e la "cortesia istituzionale" perché una democrazia continui a "reggersi", non coglie, forse, la portata della decisione di Michelle Obama. 

In realtà Michelle, con la sua decisione di non partecipare alla cerimonia di insediamento di Trump, sembra voler restituire alla democrazia il suo parlare aperto e responsabile, senza infingimenti o, peggio, di obbligata ipocrisia, e insieme sembra voler affermare l'irriducibilità della propria visione trasparente della comunicazione politica: non si può, di fronte alla storia e alla personalità di Trump, nonostante l'esito elettorale, far finta di niente, nemmeno per un giorno, sia pure speciale qual è la celebrazione dell'insediamento! Il suo è un atto tutto politico: Michelle Obama ha pronunciato così, chiaro, il suo non possumus! Per scelta politica. 

Per marcare un'opposizione netta, aperta, senza sorrisi a un modo trumpiano di concepire la democrazia (aggressione a Capitol Hill) e la relazione uomo/donna (aggressione nei confronti di una/più donna/e), Michelle inaugura nella politica, in ogni sua occasione, anche cerimoniale, la comunicazione pulita, soprattutto nel rispetto di milioni di uomini e donne dal forte e sincero sentire democratico. 

Si trova così Michelle Obama a svolgere un ruolo di nuova leader, e non per inseguire una sua "piccola ambizione", quanto per piantare le basi di una "grande ambizione" (ogni riferimento al film su Berlinguer è voluto!). 

O no?

Severo Laleo 

mercoledì 15 gennaio 2025

Basta con "quello che è" un invito all'approssimazione

 In questi ultimi tempi di immobile, controllato e quasi finto dibattito politico, soprattutto nei talk show per televisione, si è molto diffusa un'espressione, dal sapore accattivante, già nota e in uso da molti decenni, di tal fatta: "quello/a che è" e al plurale "quelli/e che sono". 

Questa perifrasi può anche sembrare innocua, buttata lì dal parlante per girovagare tra le parole e per prendere tempo, in realtà nasconde un tratto comune, presente nelle discussioni soprattutto in ambito politico, l'incapacità, cioè, di dire/definire, con chiarezza e personale responsabilità, i termini della discussione: l'espressione "quello/a che è" e 'quelli/e che sono", sembra un invito all'approssimazione, un invito a sciogliere nella genericità dati di fatto puntuali, anche se a volte nasce solo dal gusto di usare un'espressione alla moda. 

Eppure, poiché la lingua tende comunque all'economicità, nonostante ricorra, soprattutto nel parlato, a espressioni ridondanti, si vuol credere che anche quest'ultima moda, come tante altre nel passato, sarà superata. 

E si vuol credere che grazie a questo superamento anche i nostri attuali tempi dell'approssimazione lasceranno spazio a tempi di analisi più attente. E poiché il linguaggio dà veste anche alla conversazione democratica, "quella che è"😉 oggi una moda legata visibilmente all'indebolimento reale della democrazia della parola, si spera lascerà il posto a un parlare più diretto e più semplice, nella direzione dell'estensione della democrazia.

O no? 

Severo Laleo