Leggo oggi con grande interesse e sconcerto l'articolo di Nadia Urbinati su Domani, 15 Aprile, dal titolo "Violenza sulle donne. La destra contribuisce a un'ideologia maschilista".
Che nel mondo fosse così diffuso, a ogni livello sociale, questo ritorno ad un virilismo/maschilismo fuori tempo e aggressivo ("manosfera"), non avrei mai immaginato. Proprio l'altro giorno, sempre su Domani, leggendo un articolo di Raffaele Simone, ho trovato, sia pure in un contesto più ampio e complesso (guerra/pace), un riferimento alla "maschiosfera" e alle sue pericolose conseguenze, in termini di violenza, sul piano comportamentale di tanti giovani.
Certo, è vero, a dare sostegno a questa esasperata mentalità maschilista è la destra mondiale, ma è pur vero che tutto l'armamentario maschilista ha origini antichissime.
Cosa si può fare?
Forse è arrivato il momento che il tutto il mondo femminista faccia una chiara e forte scelta politica, definitiva, tra teoria e prassi, ragionando sulle istituzioni politiche e prendendo posizioni "nuove". (Verrebbe da dire, femministe/i di tutto il mondo unitevi!)
È il caso di ragionare sull'idea di "potere" (e della sua organizzazione) per tentare di modificare la cultura dell'isolazionismo maschilista (sembra questa la direzione di tanto fervore virile!).
La destra autoritaria al potere nel mondo sostiene sì una visione maschilista del vivere, anche quando a dirigere, dal trono del "comando", si sceglie una donna, ma il virus maschilista è nella struttura stessa del potere, nella sua "cultura", nei suoi meccanismi, tra l'altro sempre più danarosi, per conquistarlo.
La struttura liberaldemocratica del potere politico, mentre è casuale nel numero dei rappresentanti tra uomini e donne, diventa monocratica al suo culmine, dando vita a una figura solitaria: capo/a solo/a al comando.
Ma questa struttura è la diretta conseguenza culturale del maschilismo, nella sua forma più pura di esito di una lotta/combattimento /duello per la supremazia.
Per evitare ogni violenza di genere, mondo maschile e mondo femminile (almeno secondo le differenze presenti oggi nel dibattito generale) devono avere pari opportunità di accesso al potere nel rispetto di nuove regole istituzionali: cioè parità assoluta uomini donne in ogni sede di dibattito/decisione, in ogni sede di governo, e soprattutto rompere il monocratismo della singolarità del/la capo/a con la dualità uomo/donna all'apice della direzione politica (bicratismo).
Forse, almeno nel centrosinistra, tra uomini e donne di buon volontà, determinati/e a guardare al futuro, con il fine di estendere la forma partecipativa della democrazia, è auspicabile nasca un'intesa per una riforma istituzionale fondata sulla parità reale e assoluta uomini/donne. E chissà, solo un confronto strutturalmente alla pari uomini/donne potrebbe garantire il superamento di ogni ideologia di sopraffazione.
O no?
Severo Laleo
Nessun commento:
Posta un commento