Scrive,
nell’articolo dal titolo “Misura e povertà”, Aluisi Tosolini,
su “Multiverso”
riprendendo
il documento-manifesto della Commissione Europea intitolato
"EUROPA
2020. Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva",
la seguente
riflessione, imperdibile, qui, in questo blog,
per dare
nuova qualità alle “parole per una cultura del limite":
“Tenendo
... conto del fatto che, negli ultimi decenni, la ricchezza è andata sempre più
concentrandosi nelle mani di pochissime persone (il quintile più ricco
detiene
a livello
planetario oltre l’80% della ricchezza mondiale), la misura
della povertà
è anche
sempre stima della ‘s-misurata’ ricchezza, e quindi
anche della mancata
redistribuzione e dell’assenza della politica come
luogo di definizione delle norme
e delle regole in base alle quali effettuare la
redistribuzione stessa.
Questa riflessione, tuttavia, non è completa se non si
fa riferimento
anche ad un
altro significato del termine misura:
essa va intesa pure come limite. E nel caso specifico
come sobrietà.
La miseria sarà infatti sconfitta solo quando la
sobrietà
e la cultura
del limite saranno assunte come orizzonte di riferimento
per l’esperienza umana e la valutazione della sua realizzazione
e felicità.
Quando la povertà-sobrietà diventerà la misura della
pienezza dell’umanità.
Che è tale solo se è capacità di rispettare
l’alterità, e quindi il limite.
Per vivere con misura”.
Quando
un’idea, dall’apparenza utopica, si veste di progettualità,
e incontra
la politica, può diventare realtà. Il nostro Presidente Monti,
sincero
cittadino d'Europa, è avvisato. Se "crescono" i poveri, se,
cioè,
la "crescita"
tocca i poveri, e tra questi soprattutto i giovani senza lavoro,
e se si
trova una modalità di ascolto per i "disperati" pronti al
suicidio,
un piccolo
passo verso l' EUROPA 2020 sarà dato.
O no?
Severo Laleo