domenica 19 gennaio 2014

Pd-Forza Italia: la violenza della “nuova” politica



A proposito di “cambiamento” nella politica italiana in giro
e in rete si trovano molto spesso entusiasmi esagerati e irripetibili insulti, 
raramente riflessioni ponderate. La velocità e i nuovi strumenti di comunicazione 
abituano purtroppo alla semplificazione smodata. E’ possibile un’analisi 
di semplice osservazione? Si può provare.

Alfano è il segretario del NCD e, per quanto voglia, non appare
un gigante. Anzi. Eppure oggi rappresenta, in qualche misura,
più di altri, la consapevolezza democratica del cambiamento.
Sì, perché ha abbandonato, non senza qualche rischio,
il suo “capo/padroneBerlusconi per non cedere a una dinamica politica
di tipo eversivo.

Letta è il Presidente del Consiglio e per quanto voglia non riesce
a governare con il gradimento  degli elettori. E’ fermo.
Eppure oggi rappresenta, in qualche misura,
più dei nuovi agitati e sempre in movimento dirigenti del Pd,
la consapevolezza democratica della necessità della mediazione,
lenta e solidale, per dar saldezza alla dinamica delle istituzioni.
Il cambiamento è possibile solo se le istituzioni tengono.
Ha separato senza traumi istituzionali il destino del governo
dal destino giudiziario di Berlusconi. Un impegno d’obbligo,
certo, vorrei vedere, ma un impegno difficile in un Paese
a creatività infinita per salvare i potenti di turno. E qualche beneficio 
è evidente, almeno per l’erario, in termini di spread.

In breve, in una contingenza emergenziale, Alfano e Letta,
con la collaborazione degli alleati di centro, guidano con fatica,
con errori, con incomprensioni, tra i mille attacchi
di un’opposizione spesso scomposta, tra pasticci incredibili,
il delicato passaggio al cambiamento, per una democrazia “normale”, 
dopo il ventennio dell’anomalia. Una guida, si sa,
a tempo, e segnata dalla decisione della Consulta sul Porcellum.
Ma questo passaggio verso il “normale” appare tortuoso.
E trova un oppositore forte nel Pd, nel suo segretario,
abituato a “non mollare”, e disposto a “giocarsi tutto
(ma quale mondo rivela questo linguaggio?).
Il nuovo segretario del Pd, in controtendenza, respinge
la normalità  e apre la strada a un nuovo corso.
Confermando l’anomalia, e interpretando una “nuova” politica, 
violenta nell’agire, nelle intenzioni, nel linguaggio.

E’ una violenza nei confronti di tutte le persone oneste,
anche di chi –figlio di un paese a diffusa illegalità- non ne vede ora tutta 
l’enormità, l’atto di incontrare un condannato per frode fiscale, 
ripeto per frode fiscale, qualunque sia il suo nome e il suo ruolo, 
per decidere di riforma elettorale e di cambiamenti costituzionali 
(per conferma si chieda a un qualunque cittadino svedese, olandese, 
statunitense, tedesco, escluso un russo ammiratore di Putin, se è legittimo, 
se non è violenza verso la legge, per un segretario di partito, di destra o sinistra, 
non fa differenza, concordare con un condannato per frode fiscale la legge 
elettorale: non capirebbero neppure la domanda … 
ma noi siamo nella “nuova” Italia); 
è una violenza nei confronti della libertà degli elettori, nella scelta
dei propri rappresentati in Parlamento, esprimere l’intenzione
di proporre una legge elettorale dove saranno ancora
dei “capi/padroni” (sempre maschi) a decidere le liste, quindi
a “nominare” fedeli esecutori, a prescindere dai possibili correttivi
a cura della “generosità” dei partiti (solo rappresentanti liberi
da condizionamenti possono lavorare per liberare gli altri
da altri condizionamenti, con beneficio della libertà di tutti);
è una violenza gratuita, e davvero fuori luogo e senza giustificazione, 
affermare la volontà di bloccare i “ricatti
dei piccoli partiti (chi non vede l’enormità di questo giudizio politico, 
chiuda pure qui la lettura), perché impediscono ai grandi
di correre liberi verso le magnifiche sorti e progressive.

Infine, e vale per tutti, è una violenza imporre il bipolarismo
per legge specie se si affida a un Parlamento eletto
con l’incostituzionale Porcellum il compito di cambiare le regole
e la Costituzione. Sempre se non si decide all’unanimità.
O no?

Severo Laleo

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