La nostra Costituzione è chiara anche a chi
costituzionalista non è.
Innanzitutto, all’art.1, afferma: “la sovranità appartiene al popolo,
che
la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.
E la sovranità
del popolo è libera, non può subire condizionamenti,
non ha bisogno di
guide, assolutamente non sopporta padroni, direi è assoluta;
il suo esercizio
ha forme e limiti solo di forza costituzionale, non di altra origine.
E’ possibile essere sovrani se l’esercizio della sovranità
ha strade “obbligate”
per consentire
a privati cittadini di contendersi il governo di un Paese? No.
Si rifletta. I cittadini sono sovrani. Perché sono elettori, con il potere
di scegliere i rappresentanti al
Parlamento. Attraverso il voto.
E l’art. 48 stabilisce: “il voto
è personale ed eguale –è scritto proprio così: eguale-,
libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico”.
Il dovere
civico di ogni cittadino è scegliere i rappresentanti
al Parlamento. Non altro. E il voto deve
essere eguale, non può,
nel rispetto della Costituzione, avere
effetti diversi e distorsivi.
Ed è compito dei parlamentari, se hanno un’idea
di senso di responsabilità,
legiferare e esprimere, sempre attraverso il voto, la fiducia al Governo.
La formazione del Governo ha altre regole. In
Costituzione.
E hanno da essere rispettate. Troppi
cedimenti, in questa direzione,
hanno già ferito l’integrità dell’impianto
costituzionale.
Ma in Italia, per raggiungere l’obiettivo
della “governabilità”,
la parola magica a giustificazione di ogni
manipolazione, si trovano facilmente,
a destra e a sinistra, soprattutto per
difetto di cultura liberale, i “manipolatori”
di turno (il titolo di re della manipolazione spetta a Calderoli) delle leggi elettorali,
pronti ad aggeggiare con le regole per inseguire
scopi esterni alla ratio
di una legge elettorale, e trasformare i
cittadini in elettori senza libertà di scelta e,
impropriamente, perché non è
nella Costituzione, in elettori di un “governo”.
Si tratta di un rimedio a una malattia di
altre natura: l’assenza di cultura politica
della responsabilità. Se i rappresentanti eletti non sono in
grado di governare,
il problema non è nella legge elettorale, ma nella pochezza
degli uomini.
Ma in Italia –e il nome Italicum questa volta è perfetto per esprimere
il nostro nazional carattere- tra cambiare comportamenti e cultura politica,
si
preferisce, contro Costituzione, la manipolazione: il voler piegare a forza
un
dato di fatto, di realtà, verso un risultato contrario per premeditazione,
il voler
aggiustare la realtà secondo gli interessi politici e di potere di qualcuno.
Il solito!
E appare incomprensibile la disponibilità di uomini di cultura, costituzionalisti,
conoscitori dell'etica pubblica, a prestarsi in un'operazione consapevolmente
volta a ottenere da una legge elettorale un risultato politico.
Non è logicamente e politicamente ammissibile.E' forzatura antidemocratica.
Ed è il segno della crisi profonda della politica.
Ma in questo il nuovo segretario del Pd appare il più vecchio
e determinato
maestro di “manipolazione”. Per raggiungere un risultato comunque
e con il solito: ancora una ragione estranea alla legge elettorale.
Nell’interesse del Paese?
Se sì, si chiamino gli elettori a decidere, sebbene la visione rude
della semplificazione e i modi spicci dei più, in questi tempi infelici,
non lasci ben sperare. Tranne se il popolo dei referendum 2011 non si sveglia.
O no?
Severo Laleo
Severo Laleo
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