martedì 21 gennaio 2014

Renzi, Berlusconi: la “sintonia” della manipolazione



La nostra Costituzione è chiara anche a chi costituzionalista non è.
Innanzitutto, all’art.1,  afferma: “la sovranità appartiene al popolo,
che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.
E la sovranità del popolo è libera, non può subire condizionamenti, 
non ha bisogno di guide, assolutamente non sopporta padroni, direi è assoluta;
il suo esercizio ha forme e limiti solo di forza costituzionale, non di altra origine.
E’ possibile essere sovrani se l’esercizio della sovranità ha strade “obbligate” 
per consentire a privati cittadini di contendersi il governo di un Paese? No.

Si rifletta. I cittadini sono sovrani. Perché sono elettori, con il potere
di scegliere i rappresentanti al Parlamento. Attraverso il voto.
E l’art. 48 stabilisce: “il voto è personale ed eguale –è scritto proprio così: eguale-
libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico”.
Il dovere civico di ogni cittadino è scegliere i rappresentanti
al Parlamento. Non altro. E il voto deve essere eguale, non può,
nel rispetto della Costituzione, avere effetti diversi e distorsivi.
Ed è compito dei parlamentari, se hanno un’idea di senso di responsabilità, 
legiferare e esprimere, sempre attraverso il voto, la fiducia al Governo.
La formazione del Governo ha altre regole. In Costituzione.
E hanno da essere rispettate. Troppi cedimenti, in questa direzione, 
hanno già ferito l’integrità dell’impianto costituzionale.
Ma in Italia, per raggiungere l’obiettivo della “governabilità”,
la parola magica a giustificazione di ogni manipolazione, si trovano facilmente, 
a destra e a sinistra, soprattutto per difetto di cultura liberale, i “manipolatori” 
di turno (il titolo di re della manipolazione spetta a Calderoli) delle leggi elettorali, 
pronti ad aggeggiare con le regole per inseguire scopi esterni alla ratio
di una legge elettorale, e trasformare i cittadini in elettori senza libertà di scelta e, 
impropriamente, perché non è nella Costituzione, in elettori di un “governo”.
Si tratta di un rimedio a una malattia di altre natura: l’assenza di cultura politica 
della responsabilità. Se i rappresentanti eletti non sono in grado di governare,
il problema non è nella legge elettorale, ma nella pochezza degli uomini.
Ma in Italia –e il nome Italicum questa volta è perfetto per esprimere
il nostro nazional carattere- tra cambiare comportamenti e cultura politica, 
si preferisce, contro Costituzione, la manipolazione: il voler piegare a forza 
un dato di fatto, di realtà, verso un risultato contrario per premeditazione, 
il voler aggiustare la realtà secondo gli interessi politici e di potere di qualcuno. 
Il solito!
E appare incomprensibile la disponibilità di uomini di cultura, costituzionalisti,
conoscitori dell'etica pubblica, a prestarsi in un'operazione consapevolmente 
volta a ottenere da una legge elettorale un risultato politico. 
Non è logicamente e politicamente ammissibile.E' forzatura antidemocratica.
Ed è il segno della crisi profonda della politica.
Ma in questo il nuovo segretario del Pd appare il più vecchio e determinato 
maestro di “manipolazione”.  Per raggiungere un risultato comunque 
e con il solito: ancora una ragione estranea alla legge elettorale. 
Nell’interesse del Paese?
Se sì, si chiamino gli elettori a decidere, sebbene la visione rude 
della semplificazione e i modi spicci dei più, in questi tempi infelici, 
non lasci ben sperare. Tranne se il popolo dei referendum 2011 non si sveglia.

O no?
Severo Laleo

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