venerdì 26 settembre 2014

Il nuovo deve ancora venire (anche se una volta è apparso)



De Magistris, già magistrato e ora Sindaco di Napoli,
una vita tra leggi e sentenze, tra regolamenti e delibere,
una vita a difendere la legalità, dall’interno delle istituzioni,
eppure non riesce a trovare le parole giuste
e i comportamenti corretti di uomo delle istituzioni
per la sua condanna in primo grado per abuso d’ufficio.
Fino a prova contraria, è ancora un innocente.
Ma la ribellione contro i giudici, nel nostro paese, soprattutto
da parte di chi ha un pezzo di potere, è sempre la stessa.
E il difficile rapporto/scontro tra giudici e politica continua.
Anche oggi. Nulla è cambiato, nonostante la diversità
abissale dei contendenti, simili comunque nel volto
di individualismo insolente. Qualche citazione?

Berlusconi, da Presidente del Consiglio, nel suo ventennio di battaglia 
contro i giudici, stabilendo il record dell’insolenza,
sbotta: “… i giudici sono … matti! Per fare quel lavoro devi esser 
mentalmente disturbato, devi avere delle turbe psichiche. Se fanno
quel lavoro è perché sono antropologicamente diversi dal resto
della razza umana”.
Renzi, da Presidente del Consiglio, ma figlio del ventennio,
nel rispondere alle riserve espresse dall’Associazione Magistrati
sul progetto di “riforma della giustizia” chiude i suoi argomenti,
in stile velocità, con un insolente: “brr… che paura“.
De Magistris, da Sindaco di Napoli, e protagonista
del ventennio, non è da meno, e tuona insolentemente
contro i complotti: “Qualcuno mi dice che dovrei dimettermi.
Io credo che i giudici di quel Tribunale dovrebbero dimettersi …
facendo il magistrato mi sono reso conto con gli anni che la collusione,
la corruzione, il sistema criminale non appartengono solo
ai delinquenti di strada, né a pezzi della politica, ma la situazione
è molto più grave. L’altro giorno vedevo casualmente
che questa legge vorrebbero applicare viene fatta dalla Severino,
ministro della Giustizia, guarda caso difensore di una delle controparti 
nel processo di Roma, guarda caso la legge viene fatta proprio
durante il processo di Roma. Io comunque vada farò il sindaco
fino alla metà del 2016. Non ci faremo piegare da questa melassa
putrida che mette insieme pezzi di Stato che non hanno il coraggio
di venirti davanti e dirti io ti voglio abbattere”.

Che dire? L’educazione politica in questo paese è assente,
perché non sono stati mai interiorizzati, a ogni livello
della società, nemmeno se si è prestati al servizio istituzionale,
i principi basilari del liberalismo e del rispetto delle istituzioni,
a prescindere dalla collocazione partitica a destra o a sinistra.


Il nuovo è lontano e deve ancora venire, anche se è apparso
una volta nella storia del nostro Paese, con il suo volto
di collettività cosciente, quel 13 Giugno 2011, nella tornata referendaria, 
quando con il voto libero di milioni
di persone si scelse per il bene pubblico e per l’uguaglianza
di tutti, senza eccezioni, dinanzi alla legge.
E se è apparso, forse tornerà.

O no?

Severo Laleo

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