De
Magistris, già magistrato e ora Sindaco di Napoli,
una vita tra leggi e sentenze, tra
regolamenti e delibere,
una vita a difendere la legalità, dall’interno
delle istituzioni,
eppure non riesce a trovare le parole giuste
e i comportamenti corretti di uomo delle
istituzioni
per la sua condanna in primo grado per
abuso d’ufficio.
Fino a prova contraria, è ancora un
innocente.
Ma la ribellione contro i giudici, nel nostro
paese, soprattutto
da parte di chi ha un pezzo di potere, è
sempre la stessa.
E il difficile rapporto/scontro tra giudici
e politica continua.
Anche oggi. Nulla è cambiato, nonostante la
diversità
abissale dei contendenti, simili comunque nel
volto
di individualismo
insolente. Qualche citazione?
Berlusconi,
da Presidente del Consiglio, nel suo ventennio di battaglia
contro i giudici, stabilendo
il record dell’insolenza,
sbotta: “… i giudici sono … matti! Per
fare quel lavoro devi esser
mentalmente disturbato, devi avere delle turbe
psichiche. Se fanno
quel lavoro è perché sono antropologicamente
diversi dal resto
della razza umana”.
Renzi,
da Presidente del Consiglio, ma figlio del ventennio,
nel rispondere alle riserve espresse dall’Associazione
Magistrati
sul progetto di “riforma della giustizia”
chiude i suoi argomenti,
in stile velocità, con un insolente: “brr…
che paura“.
De
Magistris, da Sindaco di Napoli, e protagonista
del ventennio, non è da meno, e tuona insolentemente
contro i complotti: “Qualcuno mi dice
che dovrei dimettermi.
Io credo che i giudici di quel Tribunale
dovrebbero dimettersi …
facendo il magistrato mi sono reso conto
con gli anni che la collusione,
la corruzione, il sistema criminale non appartengono solo
ai delinquenti di strada, né a pezzi
della politica, ma la situazione
è molto più grave. L’altro giorno vedevo
casualmente
che questa legge vorrebbero applicare
viene fatta dalla Severino,
ministro della Giustizia, guarda caso
difensore di una delle controparti
nel processo di Roma, guarda caso la legge viene fatta proprio
durante il processo di Roma. Io comunque
vada farò il sindaco
fino alla metà del 2016. Non ci faremo
piegare da questa melassa
putrida che mette insieme pezzi di Stato che non hanno il
coraggio
di venirti davanti e dirti io ti voglio
abbattere”.
Che dire? L’educazione politica in questo
paese è assente,
perché non sono stati mai interiorizzati, a
ogni livello
della società, nemmeno se si è prestati al
servizio istituzionale,
i principi basilari del liberalismo e del
rispetto delle istituzioni,
a prescindere dalla collocazione partitica a
destra o a sinistra.
Il nuovo
è lontano e deve ancora venire, anche se è apparso
una volta nella storia del nostro Paese, con
il suo volto
di collettività
cosciente, quel 13 Giugno 2011,
nella tornata referendaria,
quando con il voto libero di milioni
di persone si scelse per il bene pubblico e
per l’uguaglianza
di tutti, senza eccezioni, dinanzi alla
legge.
E se è apparso, forse tornerà.
O no?
Severo Laleo
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