martedì 19 maggio 2015

La buona scuola, l’ossessione del merito e il futuro dei giovani




Lorenzo Bini Smaghi nel suo articolo Il dilemma del merito 
per la buona scuolasul Corriere scrive:
Se si ha a cuore il futuro dei giovani, e si vuole dare loro uguali opportunità, indipendentemente dalla situazione economica delle rispettive famiglie, ci sono solo due soluzioni. La prima è quella 
di accettare la logica anti-meritocrazia nella scuola pubblica … 
In questo caso deve essere data la possibilità anche a chi proviene da famiglie meno abbienti di accedere alle scuole private 
o a corsi di recupero, attraverso incentivi fiscali o trasferimenti monetari, per poter essere alla pari con chi se lo può permettere. La seconda soluzione è invece di promuovere una riforma della scuola pubblica ancora più incisiva di quella messa sul tavolo, che ponga veramente al centro il merito, non solo degli studenti ma anche degli insegnanti, con test periodici, rigorosi ed uniformi in tutto 
il Paese ed incentivi monetari per il corpo insegnante strettamente correlati con i risultati.

In verità, forse, "Se si ha a cuore il futuro dei giovani, e si vuole dare loro uguali opportunità, indipendentemente dalla situazione economica delle rispettive famiglie" non "ci sono solo due soluzioni", ma esiste anche una terza soluzione, oltre l’ossessione del merito fine a sé stesso, proprio in quanto il merito è comunque una variabile dipendente da tanti fattori, oggettivi e soggettivi.
Ad esempio, se si provasse a 1. costruire nuove scuole non solo con aule e uffici, ma anche con spazi plurimi per attività comuni oltre la classe (biblioteche, laboratori, palestre, sale di musica, cinema e teatro, aule circolari per dibattiti per l’educazione etico-politica, campi per attività sportiva, etc.);
2. dotare le scuole di ogni bene strumentale per ogni tipo di didattica, di classe e ad personam;
3. stipendiare bene e tenere in alta considerazione gli insegnanti
e le altre figure professionali fondamentali per garantire il migliore esito possibile nel processo di apprendimento (psicologi, pedagogisti, sociologi, docimologi, etc.);
4. garantire a ogni persona in età di apprendimento, almeno fino
a 18 anni, la “promozione”, intendendo per promozione non
il semplice passaggio da una classe all’altra attraverso la pratica burocratica degli scrutini, ma il passaggio da una situazione iniziale di sapere A ad una situazione di sapere in progress B attraverso la pratica della cooperazione didattica, nel rispetto delle soggettive abilità di ognuno (nessuna persona è uguale a un'altra persona,
ma tutti hanno il diritto di raggiungere il massimo di sapere,
e le strategie didattiche non sono uguali per tutti);
5. eliminare la bocciatura e l’esclusione dal processo educativo
in quanto nella formazione delle persone non esiste la possibilità dell’insuccesso;
6. incrementare le ore di insegnamento e il panorama degli insegnamenti, per dare a tutti la possibilità di sperimentare
le proprie attitudini personali;
7. abolire la didattica del trinomio lezione/interrogazione/voto,
perché è una didattica dell’invasamento controllato funzionale
solo ai testi Invalsi
8. valutare i processi di apprendimento con un’azione quotidiana, da incrementare con nuovi studi ad hoc: il controllo non è da esercitare sulle persone, ma sui processi; ogni persona di scuola,
a prescindere dal suo ruolo, e dalla sua soggettività, utilizzerà
la valutazione di processo per incrementare il sapere generale;
per altro tipo di valutazione (punitiva) esistono già leggi e regolamenti;
9. introdurre l’educazione etico-politica, anche attraverso pratiche
di servizio civile e di volontariato (oltre l’alternanza scuola/lavoro);
10. rompere il numero fisso di studenti per classe
11. assegnare un massimo di dieci studenti nelle ore
degli apprendimenti di base; il numero massimo di studenti può crescere per altri insegnamenti e/o attività;
12. eliminare le supplenze, in quanto solo funzionali a una didattica
del trinomio lezione/interrogazione/voto, ma inutili in scuole
ad alta densità di figure professionali e di attività;
13. dotare gli spazi del fare scuola di fiori colorati, di acquari colorati, di dipinti colorati, di piante colorate, e di altro di colorato per educare a vedere e a raccontare i colori a chi non può vedere;
14…..  ….
se si provasse a fare tutto questo e altro, forse il futuro dei giovani, anche dei meno abbienti, sarà più libero, civile e solidale.
Altro che merito!
Ma qualcuno potrebbe dire: sa, per controllare il merito bastano
pochi soldi, mentre per investimenti di tanta portata servono
tanti soldi? Solo per iniziare, si potrebbe rispondere: se si decide 
di investire nella scuola per la civilizzazione di un popolo, si può ben rinunciare, con F35 nuovi, meravigliosi, potenti, avanzatissimi, e frutto pregevole di scuole dall’alto merito, alla sua militarizzazione.
O no?

Severo Laleo

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