Lorenzo
Bini Smaghi nel suo articolo “Il dilemma del merito
per la buona scuola” sul Corriere
scrive:
“Se si ha a cuore il futuro dei giovani, e
si vuole dare loro uguali opportunità, indipendentemente dalla situazione
economica delle rispettive famiglie, ci sono solo due soluzioni. La prima è
quella
di accettare la logica anti-meritocrazia nella scuola pubblica …
In
questo caso deve essere data la possibilità anche a chi proviene da famiglie
meno abbienti di accedere alle scuole private
o a corsi di recupero,
attraverso incentivi fiscali o trasferimenti monetari, per poter essere alla
pari con chi se lo può permettere. La seconda soluzione è invece di
promuovere una riforma della scuola pubblica ancora più incisiva di quella
messa sul tavolo, che ponga veramente al centro il merito, non solo degli
studenti ma anche degli insegnanti, con test periodici, rigorosi ed uniformi in
tutto
il Paese ed incentivi monetari per il corpo insegnante strettamente correlati
con i risultati.”
In verità, forse, "Se si ha a
cuore il futuro dei giovani, e si vuole dare loro uguali opportunità, indipendentemente
dalla situazione economica delle rispettive famiglie" non "ci
sono solo due soluzioni", ma esiste anche una
terza soluzione, oltre l’ossessione del merito fine a sé stesso, proprio in
quanto il merito è comunque una variabile dipendente da tanti fattori,
oggettivi e soggettivi.
Ad esempio,
se si provasse a 1. costruire
nuove scuole non solo con aule e uffici, ma anche con spazi plurimi per
attività comuni oltre la classe (biblioteche, laboratori, palestre, sale di
musica, cinema e teatro, aule circolari per dibattiti per l’educazione
etico-politica, campi per attività sportiva, etc.);
2. dotare
le scuole di ogni bene strumentale per ogni tipo di didattica, di classe e ad personam;
3. stipendiare
bene e tenere in alta considerazione gli insegnanti
e le altre
figure professionali fondamentali per garantire il migliore esito possibile nel
processo di apprendimento (psicologi, pedagogisti, sociologi, docimologi, etc.);
4. garantire
a ogni persona in età di apprendimento, almeno fino
a 18 anni,
la “promozione”,
intendendo per promozione non
il semplice
passaggio da una classe all’altra attraverso la pratica burocratica degli scrutini,
ma il passaggio da una situazione iniziale di sapere A ad una situazione di sapere
in progress B attraverso la pratica della cooperazione didattica, nel
rispetto delle soggettive abilità di ognuno (nessuna persona è uguale a un'altra
persona,
ma tutti hanno
il diritto di raggiungere il massimo di sapere,
e le
strategie didattiche non sono uguali per tutti);
5. eliminare
la bocciatura e l’esclusione dal processo educativo
in quanto
nella formazione delle persone non esiste la possibilità dell’insuccesso;
6. incrementare
le ore di insegnamento e il panorama degli insegnamenti, per dare a tutti la possibilità
di sperimentare
le proprie
attitudini personali;
7. abolire
la didattica del trinomio lezione/interrogazione/voto,
perché è
una didattica dell’invasamento controllato funzionale
solo ai
testi Invalsi
8. valutare
i processi di apprendimento con un’azione quotidiana, da incrementare con nuovi
studi ad hoc: il controllo non è da esercitare sulle persone, ma sui processi;
ogni persona di scuola,
a
prescindere dal suo ruolo, e dalla sua soggettività, utilizzerà
la valutazione
di processo per incrementare il sapere generale;
per altro
tipo di valutazione (punitiva) esistono già leggi e regolamenti;
9. introdurre
l’educazione etico-politica, anche attraverso pratiche
di servizio
civile e di volontariato (oltre l’alternanza scuola/lavoro);
10. rompere
il numero fisso di studenti per classe
11. assegnare
un massimo di dieci studenti nelle ore
degli
apprendimenti di base; il numero massimo di studenti può crescere per altri
insegnamenti e/o attività;
12. eliminare
le supplenze, in quanto solo funzionali a una didattica
del trinomio
lezione/interrogazione/voto,
ma inutili in scuole
ad alta
densità di figure professionali e di attività;
13. dotare
gli spazi del fare scuola di fiori colorati, di acquari colorati, di dipinti
colorati, di piante colorate, e di altro di colorato per educare a vedere e a
raccontare i colori a chi non può vedere;
14….. ….
se si
provasse a fare tutto questo e altro, forse il futuro dei giovani, anche
dei meno abbienti, sarà più libero, civile e solidale.
Altro che
merito!
Ma
qualcuno potrebbe dire: sa, per controllare il merito bastano
pochi soldi,
mentre per investimenti di tanta portata servono
tanti soldi?
Solo per iniziare, si potrebbe rispondere: se si decide
di investire nella
scuola per la civilizzazione di un popolo, si può ben rinunciare, con F35 nuovi, meravigliosi, potenti, avanzatissimi,
e frutto pregevole di scuole dall’alto merito, alla sua militarizzazione.
O no?
Severo
Laleo
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