lunedì 14 dicembre 2015

Consulta (e non solo): la cultura nobile del sorteggio



Questo il titolo del Corriere.it di oggi 14 dicembre:
Consulta, 30esima fumata nera. Boldrini: «L’inconcludenza
logora la dignità del Parlamento». L’inconcludenza è vera,
la dignità è da tempo logorata, anzi è già a stracci.
E senza alcun dubbio.
Se per trenta volte il Parlamento si riunisce in seduta comune
e non riesce a eleggere i giudici necessari per il plenum
della Corte Costituzionale, è da mandare a casa.
Sì, per grave danno costituzionale, si potrebbe dire, 
al corretto funzionamento della democrazia.
Scrive la sua nausea Milella nel suo Blog, in Repubblica.it,
quasi disgustata per la generale indifferenza e, opportunamente, 
ricorda i giorni, per ogni giudice, di assenza forzata dalla Consulta:
un giudice ormai manca da 530 giorni (sembra incredibile),
un altro da 314, il terzo da 156.
Una prova di moderno “menefreghismo” istituzionale, da noi endemico, “irrottamabile”, anche in questi tempi dominati
da una nuova generazione di “governo” (nel senso più ampio del termine) campione di velocità, decisionismo, trasparenza, novità
e cambiamento.
In verità è facile predicare il cambiamento, ma se l'origine 
del cambiamento continua a persistere nell'ambizione 
del Potere e non in un Progetto culturale comune e condiviso, 
tutto è ammuina. Con nuova, sì, delusione.
E’ una storia tipicamente italiana, perché solo da noi
la serietà istituzionale troppo spesso cede dinanzi alla tenace arroganza della politica. Per di più senza sanzioni.
Una storia tipicamente italiana, perché sempre più spesso
i rappresentanti dei partiti nel Parlamento non rispondono
più ai doveri istituzionali con personale responsabilità,
ma solo alle decisioni dei “propri” Capi  con libera servitù.
Anche così la Politica, con i suoi riti e nelle sue sedi, continua
a bloccare il processo di civilizzazione di una Società.

Chissà se la cultura di un Paese cambia anche con il cambiare
delle modalità di scelta delle persone in ogni sede decisionale.
Purtroppo, in questo campo, pare si legiferi ancora seguendo,
nella sostanza e nelle apparenze, l’istinto primitivo e prepotente
del Potere Maschile. La lotta è sempre tra Maschi Alfa.
Nonostante tutte le possibili “attenuazioni”.

Forse la dignità delle Istituzioni e delle persone passa solo
attraverso il libero/liberante strumento del sorteggio
e magari anche attraverso la parità assoluta nella Corte
di uomini e donne.
O no?
Severo Laleo


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