Nella campagna elettorale per la Presidenza negli
Stati Uniti c’è qualcosa
di nuovo, mai, e credo di non sbagliare, capitato nel passato.
E se il popolo americano vorrà (e
sembra impossibile che non voglia),
con Hillary
potrà registrare/vivere un’esperienza di governo di grande
saggezza politica (condizioni
esterne oggettive e culturali permettendo).
Forse il primo governo di servizio democratico (si fa per esagerare!).
A leggere la cronaca della campagna elettorale si
scopre che
“mentre
Hillary è ferma con l’obbligo di
riposarsi dopo il malore sofferto
domenica a Ground Zero, al suo posto scende
in campo l’ex presidente
Bill Clinton, che domani sarà a Las Vegas a parlare di
politica economica
sul palco dove Hillary
avrebbe dovuto tenere uno dei comizi cancellati
per motivi
di salute.”
Niente di strano. Eppure si tratta di una sostituzione in un
comizio
degna di qualche nota: il sostituto della candidata, una donna, è, nell’ordine:
1. un uomo; 2. un ex Presidente; 3. il marito.
In altre parole, a sostituire Hillary, una donna, in un comizio
nella campagna elettorale per la scelta del Presidente degli Stati Uniti,
troviamo un uomo –e vabbè-, un ex Presidente –e vabbè-,
ma, evento nuovo, il marito della candidata!
Ora, se Hillary
sceglie Bill Clinton con piena fiducia e serenità
in un passaggio delicato della sua campagna elettorale è perché
sa di poter contare non solo su una persona di grande esperienza
politica,
ma anche di grande affidabilità, con la quale ha, e s’immagina continuerà
ad avere, un rapporto/confronto quotidiano. Anche di supporto.
Non è fuori
luogo immaginare un uomo e una donna insieme
a guidare il più importante
paese del mondo: l’America.
E se, quindi, il popolo americano deciderà per Hillary Presidente,
sperimenterà, in
maniera informale e latente, al di là del lavoro
dei consiglieri, uomini e donne, sempre all’opera, una guida
non più monocratica, e sempre maschile, ma duale,
bicratica,
per la prima volta di un uomo e una donna insieme,
e non solo per vita familiare, ma anche per scelta politica.
Il popolo degli Stati Uniti si troverà così ad essere governato
da leggi e deliberazioni non più disegnati dalla “potenza”
di un Capo, sempre un maschio, ma scaturenti, ora, da processi
decisionali
originati da un confronto pieno, sicuro, meditato, continuo tra un
uomo
e una donna, entrambi Presidenti (sia pure in tempi diversi).
E la Politica forse, grazie a una donna, estranea a ogni
retorica
non apparirà più quel campo di battaglia tra maschi caparbiamente
imprigionati dall’ambizione a “comandare
(la sorte ha voluto contrapporre
a Hillary,
con Trump, l’ultimo esempio vivente di un incivile maschilismo
di “potenza”), ma diventerà davvero il luogo nobile di ogni mediazione
possibile grazie al
contributo alla pari di un uomo/uomini e una donna/donne.
O no?
Severo Laleo
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