martedì 3 novembre 2020

Elezioni USA: il discorso politico, i leader e il popolo (e il maschilismo)

 



Oggi 3 Novembre, nel giorno di S. Martino de Porres,

un Domenicano dell’altra America, peruviano, negli Stati Uniti

le persone si presentano ai seggi per scegliere il Presidente,

ma anche, e per fortuna, le/i rappresentanti al Congresso

e in parte al Senato.

Una fortuna, perché il discorso politico almeno a livello

di Parlamento pare ancora non completamente distrutto.

Ma tra i due più alti contendenti, il discorso politico è saltato.


Un po’ tutti i giornali a larga diffusione in Italia scrivono,

proprio concentrandosi sul duello per la corsa alla Presidenza,

che nello scontro tra Trump e Biden sono in gioco due visioni

della società diametralmente opposte, due contrapposte idee

di futuro. Non c’è dubbio, è vero, si può concordare.

Ma con un’avvertenza: in questo scontro tra i due candidati,

l’un dei due, Trump, oltre a rappresentare il suo partito

e gli interessi e le idee di quegli elettori, purtroppo

reca con sé, nel suo parlare e agire, una cultura politica (si fa per dire!)

sfacciatamente fuori di ogni discorso politico.

E non c’è bisogno di portare prove a carico.


Trump lo ha stracciato il discorso politico, per una sua scelta,

da uomo forte, molto ricco, pieno di sé, Superman

e soprattutto maschio e bianco.


Ora, si sa, il discorso politico è la via della democrazia,

obbliga a un dibattito tra idee e programmi, nel rispetto di regole e valori,

ad esempio, di un linguaggio di verità, di un comportamento di lealtà,

di un metodo di trasparenza; e presuppone, ed esige, sempre una relazione

aperta, chiara, senza inganni tra chi offre la proposta politica,

i partiti e i leader, e chi deve scegliere la proposta, il popolo e le/i votanti.

Ma se un partito e un/a leader vanno oltre il discorso politico,

in pensieri, parole e atti, tocca al popolo, le/i votanti, porre un rimedio.

Con il voto. Prioritariamente a difesa delle regole e dei valori di quel discorso.

Se il popolo non è in grado di porvi rimedio, salta la democrazia.


Ma conserverà il popolo americano la sua sapienza democratica?

O avrà abdicato ai suoi doveri di altro partner fondante

della relazione di democrazia?


Questo è in gioco ora in America: la relazione di democrazia.

Se il popolo farà la sua parte la democrazia resisterà.

Altrimenti bisognerà introdurre ritocchi più stringenti

alle regole e ai valori del discorso politico. Per il futuro.


Il non rispetto dei doveri del discorso politico non riguarda

solo Trump, è un problema più diffuso. Purtroppo.

A volte tocca anche noi da vicino, e molto spesso, se ben si guarda,

è legato alla recrudescenza dell’infantilismo maschilista.

O no?

Severo Laleo

P.S. Elogio del popolo e della democrazia: Kamal Harris


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