martedì 9 marzo 2021

Draghi: il silenzio è colpevole

 



Nelle ultime settimane il cambio di passo, proprio del governo Draghi,

ha coinciso con un generale aggravamento della situazione pandemica.

Esiste un rapporto causa effetto tra i due fatti?

Forse sì, almeno a livello di psicologia di massa.


Il cambio di passo, infatti, all’interno di un quadro di forte

discontinuità con il precedente governo Conte, tutto preso quest’ultimo,

a sentir parlare i novelli seguaci draghiani, dall’ossessione di “chiudere”,

è stato così sensibilmente percepito al punto da fornire un alibi formidabile

a un generale e atteso “liberi tutti”.

Le persone, almeno le più vulnerabili sul piano del condizionamento

psicosociale, e le più determinate per interesse a non seguire le regole,

quelle regole una volta ben comunicate e spiegate, con tutta la partecipazione

accorata dell’emergenza, ad un tratto si son sentite protette e garantite

da una stampa favolosamente lieta di registrare il cambio di passo

e la discontinuità, con l’aggiunta della favola della competenza, e si son dette:

ecco, finalmente un governo competente, aperto, operante in silenzio,

ragionevole, che non limita le libertà.


Ma in tempi di emergenza il silenzio se non è disonesto, è colpevole,

perché se non si interviene con le corrette, giuste, preoccupate parole

a diffondere un clima di attenzione, responsabilità e solidarietà,

si favorisce confusione, sbandamento e leggerezza di comportamenti.

La competenza, che ha una sua passione intrinseca, va spesa tutta

per un’opera forte di persuasione delle persone nella direzione del bene comune.

Il Paese ha bisogno di una guida premurosa, non di un amministratore silente.

Per RecalcatiDraghi sceglie la via composta e rigorosa del silenzio”:

no, la via del silenzio, e senza aggettivi, genera spesso l’anarchia dei furbi.

O no?

Severo Laleo






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