Non si arresta il flusso di sguaiataggini provenienti dalle istituzioni (nostre?).
Oggi è la volta del Presidente del Senato Ignazio La Russa. Infatti, a proposito di una denuncia di violenza sessuale presentata nei confronti di suo figlio, La Russa, dimenticando di essere la seconda carica di un democratico Stato, non si limita al suo compito di svolgere con discrezione il ruolo di padre, ma interroga, inquisisce e giudica fino a esprimere un verdetto di definitiva assoluzione per il figlio, senza peritarsi di demolire il racconto della malcapitata giovane, presunta vittima, in quanto "drogata".
Oltre ogni misura!
La reazione della segreteria del PD è stata molto chiara e merita una citazione: "Al di là delle responsabilità del figlio di La Russa che sarà la magistratura a chiarire, è disgustoso - dichiara Schlein- vedere la seconda carica dello Stato utilizzare parole che tendono a minare la credibilità delle donne che denunciano a secondo di quanto tempo ci mettono per farlo. È segno di grave ignoranza e di mancanza di rispetto per le donne che denunciano le violenze. Non si può vedere il Presidente del Senato che legittima in questo modo i pregiudizi sessisti."
Forse questa occupazione delle istituzioni da parte di uomini/donne non brillanti per cultura istituzionale, non potrà durare a lungo in un paese, nonostante tutto, civile qual è l'Italia.
O no?
Severo Laleo
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