Oggi, 29 marzo 2024, è il giorno dei "sepolcri". Era una volta una molto seguita tradizione religiosa (o solo di costume), almeno nei nostri paesi del sud, ai tempi della fanciullezza/ giovinezza, visitare le chiese. Almeno sette. Tutte particolarmente addobbate, di bianco, nei teli e nei fiori, mentre veli di un tetro viola coprono ancora il crocefisso. Oggi, 29 Marzo, per una strana senile nostalgia, ho ripreso quella tradizione, dopo tanti, tanti anni di assenza. Ho visitato tre chiese. Ancora tutte addobbate di bianco ma con più modestia. E le numerose presenze di una volta non esistono più. Non ho incontrato un/a giovane né una persona al di sotto dei 50 anni. Anzi, si può senz'altro dire, l'età media delle persone incontrate in chiesa, poche, è intorno ai 75-80 anni, soprattutto donne, ancora con tanta, sincera devozione, confermata con l'accensione di una candela: stona soltanto, nel silenzio di intima preghiera, quel clac metallico dell'euro cadente nel salvadanaio appena sotto le candele.
È triste questo deserto ai "sepolcri", anche per chi non crede più. Scompare l'idea stessa, una volta diffusa, di una partecipazione sofferente in attesa di rigenerazione.
Non saprei dire, da questo, se è cambiato il mondo, almeno questo nostro piccolo mondo, ora che il Dio dei "sepolcri" non incontra più quella moltitudine di persone, anche giovani, in silenzio raccolte, fatto sta che il mondo tutto continua ad andare sempre avanti, muto di parola, per la sua tortuosa e folle strada, e non è cambiato, e i "sepolcri" sono incolpevoli: continuano le guerre, continuano i massacri, soprattutto di "civili", senza pietà: e le "ragioni" sono sempre nel segno della violenza e della vendetta: incivilissime! È un'umanità sbandata, senza nessun rapporto con la vita e il suo rispetto.
E già le riverenti e in silenzio compunte folle religiose dei "sepolcri" di una volta, almeno nell'europa cristiano-cattolica, digerirono troppo facilmente, senza un'opposizione culturale e etica, la loro compatibilità con il nazi-fascismo e con i suoi orrori dell'Olocausto. Tanti, troppi, i volenterosi carnefici di Hitler, e soltanto una persona a non cedere sul piano dei valori cristiani: Franz Jägerstätter.
Oggi, nel marasma violento delle guerre, forte suona per la pace il grido di Bergoglio.
Sarà possibile una nuova "cena", un nuovo riunirsi a "convivio", senza che ne segua una morte terribile e feroce, anzi ne segua un impegno a ritrovare la pace tra le persone? Forse gli uomini, specie se maschi, oggi al comando, bloccati da un agire di stampo duellante e patriarcale, chiusi nell'ego del dominio, pare non siano in grado né di capire il dolore delle vite spezzate, di cui credono di avere la piena disponibilità (per quanto tempo ancora?), né di stabilire "rapporti di parola alla pari", alla ricerca di una necessaria solidarietà planetaria.
È una terribile sventura: ribellarsi contro la guerra è difendere la vita!
O no?
Severo Laleo
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