sabato 7 giugno 2025

La pace non è garantita dall'incremento degli armamenti ma dall'estensione della democrazia e dei diritti.

 La gran parte della classe dirigente europea, sia se al governo sia se all'opposizione, è schierata con l'idea di difendere l'Europa con l'incremento degli armamenti militari. 

Si sostiene che senza sistemi d'arma adeguati e d'avanguardia, per l'acquisto dei quali bisogna fare enormi sacrifici economici, sempre a scapito delle classi povere e medie, di fatto riducendo, proprio a seguito di tagli al welfare, l'agibilità democratica e sociale di un paese, si sostiene, ripeto, che non sia possibile difendere a lungo l'Europa e la sua civiltà da eventuali aggressori, e si ha in mente la Russia di Putin (e forse solo Putin).

Ora, immaginiamo per un attimo che un "mostro" aggressore, potente in armi, occupi militarmente un paese dell'Unione Europea, dopo una guerra atroce, c'è forse qualcuno che può sostenere che un paese democratico dell'UE possa adattarsi così facilmente ad un occupante "straniero"? Potrebbe mai un paese dalla viva coscienza democratica piegarsi a controlli dittatoriali di un qualunque aggressore? Quanto tempo potrebbe durare un'occupazione di questo tipo? Un nulla!

Riflettiamo. 

A garantire la libertà, insieme alla difesa dei nostri stati democratici, non sarà l'incremento degli armamenti, ma l'estensione della coscienza democratica, investendo le risorse immaginate per il riarmo in interventi sociali, economici e culturali. Più un popolo è educato alla democrazia, più un popolo è libero di esercitare i suoi diritti civili, nel senso più ampio possibile, più un popolo è coeso e solidale, senza dubbio saprà resistere con più determinazione a qualsiasi ipotesi di occupazione.

È politicamente sbagliato ritenere che le armi garantiscano la pace; la pace è nella struttura democratica di ogni paese. 

Forti e sicuri in questa convinzione, si abbia la forza, il coraggio, e soprattutto una nuova determinazione a tirar fuori tra i confliggenti il "discorso", le parole giuste per aprire tavoli di trattative. E questo è un compito storico dell'Europa, anzi la sua missione etico-politica.

Solo la "parola" ucciderà la guerra.

O no?

Severo Laleo

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