“La battaglia finale del 4 dicembre –grida, a leggere HP, il Premier
(il Premier di
tutti!)- è il derby (la fissazione per il calcio, di memoria
berlusconiana, è
dura a morire!) tra passato e futuro, cinismo e speranza,
rabbia e proposta,
la nostalgia e il domani”.
E la dominata
platea dei seguaci (o tifosi), la platea cioè del futuro
contro il passato,
della speranza contro il cinismo, della proposta
contro la
rabbia, del domani contro la nostalgia, appena il Premier
(il Premier di
tutti!) si scaglia contro D'Alema, Bersani, Speranza
(Cuperlo è
salvo per un pelo), urla, già pronta per la battaglia
finale
(aggettivo di tristissima
connotazione): “Fuori, Fuori”.
Il Pd del mite Bersani è definitivamente morto: la Leopolda
tiene
altre persone, altri propositi,
altra cultura, altre alleanze, altra vis.
Se non sei
leopoldino, sei il passato, sei cinico, sei rabbioso, sei nostalgico.
Si è ormai oltre
il limite, il senso della misura è perduto,
in un manicheismo infantile, con hybris in agguato. Eppure il Premier
è
il Premier di tutti, anche dei
cattivi con il NO!
Passi pure il
tifo da stadio (da Craxi, a Berlusconi, a Renzi il tifo
è sempre contro un “nemico”), ma non si può lasciar
passare
l’idea corta di democrazia espressa nelle parole di foga dal Premier
(il
Premier di tutti!). Quali parole?
Eccole, ancora recuperate in HP.
Nel difendere la
sua Riforma contro il fronte del NO, il Premier strilla:
“Loro dicono di difendere la Costituzione, ma
semplicemente cercano
di difendere i loro privilegi (chissà
perché i privilegi dei “loro”
sono
diversi dai privilegi dei “suoi”) e la possibilità di tornare al Potere!
(grida proprio Potere!) Sanno che il 4 dicembre è la loro ultima
occasione
per tornare in pista: questa è la partita (e dai, basta, Premier,
con le solite parole: pista, partita, rigore, palla, scendere in campo),
non ce n’è altre, non ci prendiamo in giro! Ma quale articolo
70!”.
Quando si dice entrare
nel merito!
Non c’è che dire, è proprio la battaglia finale.
Incredibile! La
stampa ripete e non vuole comprendere
la gravità delle parole. Ormai nel ventennio dei leader e dei leaderini
(Renzi è l’ultimo tra i tanti) abbiamo perso il
senso di comunità
democratica. E’ una rissa continua. E sempre tra i “capi”.
Le persone normali sono invitate
a ascoltare e a seguire.
Rileggiamo
questo passaggio “loro … semplicemente
cercano …
la possibilità di tornare al Potere”. La battaglia è per il Potere!
Bisognerebbe
preoccuparsi (si fa per dire: siamo pur sempre italiani!)
per le parole
usate dal Premier (il Premier di tutti!) per attaccare
i sostenitori
del NO. Sono parole pesanti: da una parte, tutte rivolte
ai leader (anche qui, si
fa per dire, ma quali leader!) di
quel campo del NO,
senza prendere
minimamente in conto le ragioni sincere di milioni
di persone decise liberamente
a votare NO, a prescindere da quei leader
(D’Alema, De Mita, Berlusconi),
dall’altra rivelano un’idea disordinata
e personalissima della democrazia; sembra dire il
Premier
(il Premier di tutti!): attenti, se vince il NO, “loro” potrebbero tornare
al Potere; se invece vince il SI’ gli si
toglierà la possibilità di tornare
al Potere. Il SI’ servirà a sbarrargli la
strada.
Perché, cosa
cambia veramente con la Riforma? Che c’entra il SI’
con il tornare al Potere? Perché
il SI’ dovrebbe impedire a “loro”
di
tornare al Potere. Non sono forse libere le elezioni?
O si sa già chi prenderà il Potere, chi vincerà, cioè,
e con quale legge elettorale, le prossime
elezioni politiche,
solo in conseguenza del risultato referendario?
E
perché sarebbe la battaglia finale? Per
chi?
E quale valore esprimono in democrazia tutti i NO di
milioni di persone
interessate solo all’estensione e non alla riduzione degli
spazi
di democrazia? Anche quei NO lottano per il Potere?
Qualcosa non torna.
Anche qui la
colpa sarà della fretta e della semplificazione.
E Napolitano, già Presidente super partes (si fa per dire),
non ha
nulla da raccomandare? E’ anche lui per
la battaglia finale?
E a chi
appartiene? A quei ”loro” o ai “suoi”?
Tertium non datur! Che
disastro!
Anche il voto del Presidente Mattarella, pur simbolo di unità,
in questa logica, servirà a spaccare in due il Paese.
Sarà bene si astenga, se è l'ultima battaglia. Non può partecipare
alla battaglia finale! Il sospetto di essere, in questa battaglia finale,
comunque da una parte, sarebbe troppo pesante per il garante dell'Unità.
Nella battaglia finale dovrà essere neutrale.
Una volta - i
giovani di oggi non potranno capire - in Italia si applicava
contro il PCI la
conventio ad excludendum; quell’idea ad excludendum
ora torna in auge con più vis d’azione. Ma contro quei “loro”.
Insomma la
Riforma serve per impedire a quei “loro”
di tornare al Potere!
Ma dove sono i
giornalisti liberali in questo Paese!
Forse solo per
il Premier la preoccupazione non è l’art.70;
il Premier ha
un’altra preoccupazione, ed è detta con estrema chiarezza,
ed è quella di
togliere, con il SI’, a quei “loro”, la
possibilità di tornare
in pista (ormai la
terminologia è sempre da stadio!).
Ecco a cosa
servono i SI’; perciò la battaglia è finale!
Quali scenari
prevede con il SI’ il Premier (il Premier di tutti!)
tali da sbarrare
ai NO la possibilità di tornare al Potere? Non è dato sapere.
Trovo questa vis
contro quei “loro” (noi semplici persone
libere votanti NO,
non contiamo per il Premier) molto confusa e sconveniente in un uomo
di Stato. E pericolosa per
il futuro. Anche solo per intrinseca sciatteria.
O no?
Severo Laleo