Quattro Maschi
Alfa*, che più Alfa non si può, tutti fuor di Parlamento,
decidono, quasi
all’improvviso, di mettersi d’accordo per andare
al voto anticipato;
e per far questo decidono, conseguentemente,
anche di fare una
legge elettorale, a tambur battente, purchessia,
insomma un
qualunquum, ma sempre con il comune chiodo fisso
di non consentire al
corpo elettorale di scegliersi i suoi candidati,
uomini e donne.
Tutti d’accordo!
I Quattro Maschi
Alfa, in un giro di voto alla Camera, si son subito persi,
per fortuna, da
soli, e, disorientati, per continuare a sentirsi Alfa,
si son subito presi
per azzannarsi a vicenda. Spettacolo indecoroso:
le istituzioni,
ammonisce il prof. Scapece, son finite in mano a “’e
criature”!
Che fare?
Bisogna che le
persone di buon senso, non solo a sinistra, a ogni livello,
inventino qualcosa.
In verità dalla sinistra dispersa è arrivato un appello.
Sensato. Ma con
quali novità?
Innanzitutto è un
appello firmato da una coppia, da un uomo e una donna,
e non da un
Capo/Leader maschio o ex Capo/Leader maschio, uso a giocare
al banco del Potere;
e già questo, di per sé, segna una svolta interessante
nella comunicazione
e iniziativa politica di oggi: tra i tanti leader,
quasi sempre
esclusivamente maschi, e tutti con l’ambizione
del Comando, e tutti
dalla parola mastodontica, ecco un’Anna Falcone
e un Tomaso
Montanari prendere la parola per tentare, con un appello
semplice,
e sensato, a tutti
comprensibile, di costruire non un campo/movimento
strumentale per una
tornata elettorale, ma un comune sentire politico, a sinistra,
sulla base di
qualche chiara idea di programma e d’azione.
Di programma:
segnare una differenza netta con il campo degli avversari politici
intorno all’idea
forte di lotta alla disuguaglianza, per una equa,
controllabile,
trasparente,
distribuzione delle risorse, per restituire dignità piena e larga
all’essere
persona; in breve, per dare un senso riconoscibile immediatamente
all’idea di
sinistra.
Di azione: unire
tutte le forze di sinistra in un’unica “grande lista di
cittadinanza”,
con il conseguente
corollario, aggiungo, di una leadership di cittadinanza,
di uomini e donne
alla pari, “attraverso un percorso unitario aperto a tutti
e non controllato
da nessuno”.
Non so se l’appello
riuscirà a convincere i tanti rivoli della sinistra,
ognuno gloriosamente
guidato dal suo tanto orgoglioso quanto criptico
organigramma, a
confluire nel gran fiume della sinistra unita
senza calcoli di
portata d’acqua, ma so quanto sia necessario
per tutto il Paese
che si abbia da parte di tutti questa generosa,
politica
consapevolezza.
La sinistra conta
tantissime persone con cultura e temperamento,
con doti di ascolto
e di sintesi, utili al mestiere di governo;
se ne costruisca un
lungo elenco sulla base di disponibilità personali
e di criteri
trasparenti e condivisibili, e da questo elenco si scelga,
a tempo e per
sorteggio, sia la leadership, rigorosamente di coppia,
un uomo e una donna
(la sinistra non può perpetuare l’anacronistica struttura
monocratica del
potere di atavica derivazione maschilista),
sia una quota alta
di candidature, di donne e uomini alla pari,
per la
rappresentanza nelle istituzioni. Il servizio politico per il bene
comune
è dovere di ogni
persona, a prescindere dal livello di impegno.
Almeno a sinistra.
O no?
Severo Laleo
*Non si vuole con
questa espressione dare un giudizio sulle persone,
ma solo sottolineare
i pericoli, per la democrazia, del leaderismo
e del monocratismo.